Naufragio d’artisti sull’isola carcere

All'Asinara sul set del nuovo film di Gianfranco Cabiddu La stoffa dei sogni con Sergio Rubini ed Ennio Fantastichini


STINTINO – Sull’isola hanno tutti ricominciato a sognare e lo scambio dei propri sogni notturni è un momento importante della giornata. Lo racconta Gianfranco Cabiddu, impegnato ad ultimare in questi giorni le riprese del film La stoffa dei sogni. Set particolarissimo e non semplicissimo è l’Asinara, l’isola sarda disabitata, che si raggiunge solo via mare da Stintino. Colonia penale per quasi duecento anni, ospitando carceri e luoghi di detenzione per criminali, mafiosi, terroristi, membri dell’anonima sequestri e prima ancora prigionieri di guerra, appestati e malati da quarantena. Sull’unica strada che taglia la vegetazione a picco sul mare si incontrano, oltre a una quantità inverosimile di asini bianchi e altri animali, il vecchio carcere di Fornelli, il Lazzaretto suddiviso in tre zone per le tre fasi della tubercolosi, diversi ossari, il piccolo centro “abitato” con la chiesetta e un ristorante. Salendo per raggiungere il set si oltrepassa il bunker che teneva detenuto Totò Riina, la grande casa rossa in cui si incontravano in incognita Giovanni Falcone e Paolo Borsellino per discutere del maxi processo, fino ad arrivare a un’altra sezione dell’ex carcere di massima sicurezza sulla cima dell’Asinara, costruito in muratura bianca con rifiniture celesti e in cui sono state girate alcune scene importanti del film.

Un progetto che tiene conto di questo passato, dei fantasmi della storia e della natura incontaminata che il luogo offre, costringendo il visitatore a tagliare i ponti con la realtà e con la terraferma. Poca luce, problemi di acqua potabile, assenza quasi totale di linee telefoniche e internet. Forza ed energia pulita e sociale che permettono di portare avanti il film. Questa vicinanza obbligata tra gli attori, la troupe e la produzione ha reso tutto più autentico, mescolando la realtà con la finzione. Come nella migliore tradizione teatrale passata al cinema.

“Erano tanti anni che desideravo girare all’Asinara, è un’isola importante per l’Italia e per l’Europa, per la sua storia è al centro del mondo e non in periferia”. Il film è tratto da La Tempesta di Shakespeare, scritto con Ugo Chiti, a partire dalla traduzione che ne fece Eduardo De Filippo: “Lo aiutai io a raccogliere e a ordinare i testi registrati in napoletano antico – ricorda Cabiddu. Per me Eduardo fu un maestro e da lui imparai a comprendere l’arte della commedia”. La trama scespiriana diventa anche una metafora interpretativa della storia dell’isola: “Calibano, un sardo nel film, viene usurpato dalla colonia carceraria. Ed è quello che è successo all’Asinara con gli abitanti di allora”. La storia è quella di un naufragio. Durante una tempesta, sull’isola approda una compagnia teatrale di “guitti scala montagne” capitanata da Sergio Rubini e composta da Teresa Saponangelo, Renato Carpentieri (già con Cabiddu per Il figlio di Bakunin), Ciro Petrone (uno dei ragazzi di Gomorra di Matteo Garrone). La scena a cui abbiamo assistito sul set, mostra il primo incontro tra il capo comico, catturato dalle guardie e il direttore del carcere, interpretato da Ennio Fantastichini. Una prova d’attori che mette a confronto due caratteri completamente diversi: da una parte la disciplina, il rigore carcerario e la chiusura, dall’altra la libertà dell’artista aperta allo scambio. “Come capocomico di una scalcagnata compagnia di guitti – spiega Rubini – ho il compito di mettere in scena uno spettacolo chiesto dal direttore del carcere, per valutare se nella compagnia siamo tutti attori o si nasconde qualche bandito o camorrista. Il mio è un personaggio di grande qualità umana e di dignità che in Italia non siamo più abituati a vedere”. Nel cast ci sono anche un ex detenuto, Michele Cabizzosu nei panni di Calibano e una guardia in pensione. Il film è prodotto dalla Paco Cinematografica di Isabella Cocuzza e Arturo Paglia, con il sostegno della Fondazione Sardegna Film Commission e il Parco dell’Asinara. “Vorremmo portare sempre più spesso produzioni cinematografiche sull’Asinara – spiega Nevina Satta, Direttrice FSFC. È un’isola che si presta a diverse ambientazioni e ha bisogno di essere abitata da gruppi di persone per lunghi periodi”. Uno scambio utile per un patto tra gentiluomini, che ha già portato buoni frutti in altre zone della Sardegna, che in questi ultimi anni ha visto rinascere la cinematografia locale. Film presenti ai festival, come a Venezia Bellas mariposas di Salvatore Mereu o L’arbitro di Paolo Zucca, mentre tra poco al Festival del Film di Locarno si vedrà in concorso Perfidia di Bonifacio Angius. In agenda ci sono le produzioni del nuovo film di Enrico Pau a Cagliari e di Fiorella Infascelli, in autunno, sull’isola dell’Asinara sugli incontri segreti tra Falcone e Borsellino

Barbara Sorrentini
04 Agosto 2014

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