Fluviale “Shoah” per la Giornata della Memoria


Molte novità a gennaio nel catalogo DVD di 01 Distribution, ma fra tutte si segnala soprattutto un’uscita speciale per la Giornata della Memoria. Si tratta di Shoah, il fluviale film di Claude Lanzmann di nuovo disponibile in quattro DVD (l’aveva già pubblicato Einaudi un paio di anni fa). Undici anni tra riprese, soprattutto in Polonia, e montaggio, trecento ore di interviste compongono lopera sull’Olocausto, quella che offre allo spettatore attento la testimonianza più drammatica e diretta sullo sterminio di massa degli ebrei in Europa, che ricostruisce attraverso il racconto e il dettaglio ciò che non si riesce neppure a concepire. Uscito nella sale nel 1985, Shoah è più che un documentario, un film-saggio che riesce a mostrare l’indicibile, raccogliendo le parole e i silenzi di superstiti e testimoni, non solo le vittime, ma anche coloro che si sono resi complici dell’orrore, tra cui SS e membri del Sonderkommando.

 

Lanzmann, nato nel 1925 a Parigi, è stato uno degli organizzatori della Resistenza già al Liceo Blaise Pascal di Clermont-Ferrand nel 1943. Nel 1952 incontrò Jean-Paul Sartre e Simone de Beauvoir, e ne divenne amico (fu poi l’ultimo compagno della filosofa e scrittrice francese). Fino al 1970, divideva la sua attività tra la rivista ‘Les Temps Modernes’ e il giornalismo, sviluppando un forte impegno anticolonialista. Da quella data si dedica esclusivamente al cinema, realizzando come primo film Pourquoi Israël, destinato a rispondere alla domanda su come potesse conciliare la lotta per l’indipendenza dell’Algeria e quella per la sopravvivenza di Israele. Il successivo Shoah (1974-85) ha avuto enormi ripercussioni: ad esso sono consacrati migliaia di articoli, studi, libri e seminari nelle università di tutto il mondo. Del film ha scritto ad esempio Simone de Beauvoir: “Non è facile parlare di Shoah. C’è della magia in questo film, e la magia non si può spiegare. Abbiamo letto, dopo la guerra, un gran numero di testimonianze sui ghetti, sui campi di sterminio; ne eravamo sconvolti. Ma oggi, vedendo lo straordinario film di Claude Lanzmann, ci accorgiamo di non aver saputo niente. Non avrei mai immaginato una simile mescolanza di orrore e di bellezza. Certo, l’una non serve a mascherare l’altro, non si tratta di estetismo: al contrario, essa lo mette in luce, con tanta inventiva e tanto rigore che siamo consci di contemplare una grande opera. Un puro capolavoro”. Ancor più illuminante quanto dice Moni Ovadia: “Noi eravamo entrati in relazione con l’immagine della Shoah e l’immaginario della Shoah attraverso gli spaventosi documentari girati all’indomani della liberazione dai campi. Quella era stata la nostra esperienza visiva: cumuli di cadaveri, fotografie di internati atrocemente sottoposti a sperimentazione le più assurde, le immagini dei deportati sui treni o appena scesi dai treni in quella piattaforma di Auschwitz. Per la prima volta, con Shoah di Lanzmann, noi eravamo messi nella condizione di accedere a quel dolore. A noi sopravvissuti o ad altri che direttamente non avrebbero subito quell’evento, ma comunque per la loro condizione di esseri umani non potevano non venirne coinvolti, ma anche agli indifferenti, ma persino ai carnefici, quel film dava, per la prima volta, almeno l’opportunità di entrare in relazione”. Senza commenti né voci fuori campo, Shoah ci offre un unico intervento di uno storico, quello di Raul Hilberg, autore del volume “La distruzione degli ebrei europei”, che dice: “Non ci fu mai un ordine preciso di sterminare gli ebrei. La soluzione finale, la Endlosung, fu piuttosto una successione di piccole tappe, al termine della quale i burocrati sono diventati inventori”. Ecco, è questa l’unica “riflessione” del film sullo sterminio. Per il resto Lanzmann non si chiede mai “perché” tutto questo sia avvenuto. 

Cristiana Paternò
23 Dicembre 2009

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