Venezia Pop: 50 anni della Biennale d’arte con George Clooney

L'attore americano con Marina Abramovic, Francesco Clemente, Achille Bonito Oliva, Germano Celant, Francesco Bonami, Michelangelo Pistoletto, è tra le voci di Venezia Pop. L'arte in Bianco e Nero


Le tappe salienti della Biennale d’Arte attraverso le straordinarie immagini dei cinegiornali dell’Archivio Storico Luce in Venezia Pop. L’arte in Bianco e Nero di Antonello Sarno, documentario prodotto da Luce Cinecittà e da Agnus Dei Tiziana Rocca Production, presentato in anteprima mondiale a Venezia il 9 settembre alle 19.30 al Teatrino di Palazzo Grassi e andrà in onda il 10 settembre alle 21.10 su Sky Arte HD.
Il documentario alterna le immagini di archivio alle testimonianze dei tanti protagonisti della storia della più importante mostra d’arte del mondo, tra gli altri: Marina Abramovic, Francesco Clemente, Achille Bonito Oliva, Germano Celant, Luigi Ontani, Francesco Bonami, Michelangelo Pistoletto e con l’amichevole partecipazione di un fan d’eccezione come George Clooney.

1895-2015: 120 anni dal giorno in cui veniva inaugurata la Biennale d’Arte di Venezia, la più importante istituzione culturale d’Italia e tra le più autorevoli e antiche d’Europa. Venezia Pop. L’arte in Bianco e Nero ripercorre i 50 anni decisivi della storia delle arti visive: 1928-1978. Sarno racconta la storia della Biennale del XX secolo grazie ai cinegiornali dell’Archivio Storico Luce, ricostruendo i momenti fondamentali di un cinquantennio che ha segnato in modo indelebile la storia delle arti visive. Tutto rigorosamente in bianco nero, perfettamente conservato, con immagini d’archivio “raccontate” dai più illustri personaggi dell’arte e della cultura internazionali.
Oltre ai nomi già citati, i commenti di Paolo Portoghesi, Italo Moscati, Maurizio Mochetti, Enzo Cucchi, Bice Curiger.

Il film si apre con gli operai in frenetici preparativi per la grande inaugurazione del 1928 alla presenza del Re per proseguire con l’inaugurazione storica e rivoluzionaria del 1932. Seguono le immagini pressoché inedite dei giardini della Biennale trasformati nei lugubri teatri di posa del Cinevillaggio della Repubblica di Salò, voluto da Mussolini con i resti di Cinecittà. Infine il decennio governato dal curatore Rodolfo Pallucchini dal 1949 al 1957, anno del big bang e dell’apertura alle nuove forme del pop che esploderanno poi nel quadriennio 1964-1968 dopo la vittoria del Leone d’oro di Robert Rauschenberg.   

ssr
31 Agosto 2015

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