Isabelle Huppert, saggio sulla libertà

L'attrice nel ruolo di una filosofa che si trova ad affrontare la solitudine e riscopre la libertà nel film della francese Mia Hansen-Love in concorso a Berlino


BERLINO – Una studiosa di filosofia che si trova ad affrontare le difficoltà crescenti della maturità e la solitudine. E’ il bel personaggio a cui dà vita Isabelle Huppert nel quinto film della regista francese Mia Hansen-Love, L’avenir. Protagonista di questo ritratto femminile, mai scontato o banale, è Nathalie, un’insegnante di liceo piena di passione per il suo lavoro e per gli studi che riscopre la libertà totale dopo che il marito ha scelto di andare a vivere con un’altra donna, la madre anziana e totalmente dipendente da lei è morta, i figli sono andati via di casa. Evita la scorciatoia di una relazione con un uomo più giovane – coltiva una forte amicizia intellettuale con ex allievo – e fa i conti con il tempo che passa. Consapevole di non avere più l’età per scelte rivoluzionarie, ma si rivela in grado di affrontare le emozioni negative che questo passaggio comporta, tra citazioni della scommessa di Pascal e di Jean Jacques Rousseau e con la costante presenza del gatto nero Pandora, che nessuno vuole, e che è apparentemente l’unica eredità della madre morta. Mentre i giovani si buttano con ardore nella politica e fanno figli, come è giusto che sia. 
 
“Sono stata attratta dal progetto – spiega Huppert – inizialmente per il desiderio di lavorare con Mia Hansen-Love e ho trovato stimolante il modo in cui il film descrive questa donna intellettuale, un personaggio che capita di rado nel cinema contemporaneo”. E aggiunge: “E’ opinione comune che se un film parla di intellettuali debba essere noioso e poco avvincente ma non è vero. Mi piace come Mia descrive questa donna in modo sensuale, leggero e giovanile”. In effetti la regista 35enne, enfant prodige del cinema francese, autrice di successi come la sua opera d’esordio, Tout est pardonné o il successivo Il padre dei miei figli, sembra aver trovato uno stile e atmosfere più maturi in questa pellicola in concorso alla Berlinale. Inoltre L’avenir ha una forte componente autobiografica, come gran parte del lavoro di questa autrice. Che ammette di aver aspettato dieci anni prima di mettersi a scrivere sul milieu intellettuale dei suoi genitori, entrambi professori di filosofia.

“Nathalie – aggiunge – è l’incarnazione dell’emancipazione femminile. Ha una forza che la fa sopravvivere alle separazioni. Spero che questa sua libertà si possa rintracciare nel cuore del mio film”. Tra i punti di riferimento Eric Rohmer e Il raggio verde. “Per me è un regista che conta molto. E tra i suoi film che mi hanno influenzato non c’è soltanto Il raggio verde ma anche La mia notte con Maud“.

Cristiana Paternò
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