L’energia giovane di Giuseppe Piccioni

Piccioni, classe 1953, dieci film all'attivo e autore già in concorso al Lido nel 2001 con Luce dei miei occhi, racconta in Questi giorni l'amicizia di quattro ragazze piene di interessi comuni


A Giuseppe Piccioni non piace la definizione “storia generazionale” riferita a Questi giorni, uno dei tre film italiani in corsa alla 73ma Mostra di Venezia. “Credo – dice all’Ansa – che quello sia un genere consumato. Questa storia è invece molto condizionata dalla presenza di queste quattro giovanissime attrici, dalla loro energia, il tutto poi raccontato in meno di una settimana. Ragazze ventenni vicine allo stadio adulto, un’amicizia, la loro, consolidata da questa svolta decisiva”. Piccioni, classe 1953, dieci film all’attivo e autore già in concorso al Lido nel 2001 con Luce dei miei occhi, racconta in Questi giorni l’amicizia di quattro ragazze piene di interessi comuni e ideali. Un legame forte e irripetibile che si rafforza nel viaggio che compiono insieme per accompagnare una di loro a Belgrado, dove l’attendono una misteriosa amica e un’improbabile occasione di lavoro. Nel cast del film (in sala dal 15 settembre con Bim), Margherita Buy, Maria Roveran, Marta Gastini, Caterina Le Caselle, Laura Adriani, Filippo Timi, Alessandro Averone, Mina Djukic e Sergio Rubini. “Penso che ogni storia abbia delle verità nascoste – spiega poi il regista che ha girato Questi giorni tra Gaeta, Lago di Vico e Belgrado – Così più che la semplice attualità, il presente, in questo lavoro metto in scena una vitalità, un ottimismo. Un momento della vita rigeneratore di cui avevo bisogno. Specie quando hai una certa età e quei giorni lontani sembrano solo un battito di ciglia”.

Il film è liberamente ispirato al romanzo inedito “Color betulla giovane” di Marta Bertini, “una ragazza – dice Piccioni – che ho conosciuto a dei corsi di sceneggiatura e che in qualche modo ho spinto a scrivere questa storia”. Perché ha scelto come protagoniste delle donne? “Per me, devo dirlo, è un fatto del tutto naturale, istintivo – risponde – quello di raccontare dei personaggi femminili. Se avessi avuto dei protagonisti maschili forse ci sarebbe stata maggiore complicità, avrei avuto degli ammiccamenti. E’ stato così un modo di sfuggire a qualcosa di già troppo visto. Anche per quanto riguarda il viaggio di queste ragazze – conclude – è un viaggio che nasconde più avventure interiori che esteriori, c’è solo l’incanto di quell’età”.

Cr. P.
28 Luglio 2016

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