François Cluzet è il medico di campagna

Dal 22 dicembre al cinema con BIM il film di Thomas Lilti che racconta il rapporto tra un medico esperto e la sua sostituta che arriva dalla città


François Cluzet, amato dal pubblico in Quasi amici, torna sullo schermo nei panni di Jean-Pierre, un medico di campagna devoto al proprio lavoro e dotato di una straordinaria umanità nei confronti dei suoi pazienti. Al suo fianco un’affascinate Marianne Denicourt, che condivide con lui la vocazione a prendersi cura degli altri e costruire con i pazienti un rapporto di profonda fiducia. Una storia di empatia e umanità, per la regia di Thomas Lilti che, dopo Hippocrate, torna a raccontare la sua professione nel film di Natale di BIM, Il medico di campagna, dal 22 dicembre al cinema.
Il giorno di Natale, tutti coloro che vedranno Il medico di campagna contribuiranno concretamente alla ricerca contro il cancro: Bim Distribuzione ha infatti scelto di devolvere il 5% dell’incasso del 25 dicembre a favore dell’Associazione Italiana per la Ricerca sul Cancro, per contribuire al finanziamento di percorsi di formazione e specializzazione per giovani ricercatori oncologici.

“Prima di dedicarmi al cinema, facevo il medico – racconta il regista – Grazie alla mia professione ho avuto modo di fare delle sostituzioni in ambiente rurale. Quegli anni durante i quali, da giovane, sono stato chiamato a fare le veci di medici di grande esperienza che esercitavano in campagna, mi hanno molto aiutato a crescere. Una volta diventato regista, mi è naturalmente venuta voglia di trasformare tutto il materiale che avevo immagazzinato in precedenza in un film. Dal punto di vista di uno sceneggiatore, la figura del medico di campagna è in assoluto tra le più romanzesche”.

“Ho sempre desiderato fare l’attore, non per recitare ma per vivere, per vivere i personaggi – afferma il protagonista, François Cluzet – Grazie a questo mestiere ho vissuto molti pezzi di vita come se fossero vite intere. L’idea di credere di essere un medico è sempre stato un sogno. Penso che siamo in molti a desiderare di avere il tipo di rapporto con gli esseri umani, con la salute, con la guarigione, con il fallimento, con tutti gli sconvolgimenti melodrammatici che offre l’esercizio della medicina”.

Cr. P.
20 Dicembre 2016

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