Citto Maselli ricorda Aggeo Savioli

Il regista ricorda Aggeo Savioli, grande intellettuale, giornalista e storico critico teatrale (e cinematografico) de “l’Unità”, recentemente scomparso


Francesco Maselli ricorda Aggeo Savioli, grande intellettuale, giornalista e critico, recentemente scomparso. Savioli, nato nel 1927, è stato giornalista sin dal 1945. Dal 1954 è stato il critico teatrale del quotidiano L’Unità; per una ventina d’anni, dai primi ’60 è stato anche critico cinematografico; nel cinema aveva svolto, in precedenza, attività di sceneggiatore, in particolare per Maselli (Gli sbandati, 1955, e I Delfini, 1960). Ha pubblicato poesie e traduzioni di poesie su riviste specializzate e non. Vi proponiamo il testo che segue per gentile concessione dell’autore. 

Di Aggeo che è stato il mio più grande amico e per alcuni versi anche maestro voglio ricordare qui due cose che rischiano di venir dimenticate. La prima è che durante l’occupazione tedesca di Roma Aggeo fu un dirigente del Partito comunista clandestino responsabile del lavoro con gli studenti medi in tutte le scuole della città. A lui si deve in gran parte la creazione dell’Unione Studenti Italiani (USI) che comprendeva anche studenti non comunisti e soprattutto il lavoro che svolse al liceo Tasso con Pintor e Reichlin che erano un po’ più grandi di noi. Era il mio capo allora e quando la banda Koch lo arrestò ricordo che dovetti fuggire da casa per non rischiare di essere arrestato anch’io che ero il suo collaboratore più vicino.

Ma l’altra cosa che voglio ricordare di Aggeo (che fu anche il mio più prezioso collaboratore nell’ideazione e nella sceneggiatura del mio primo film: Gli sbandati) è il suo essere stato poeta. Ricordo con viva commozione il paginone che a lui dedicò Elio Vittorini ne “Il Politecnico” dell’estate del 1947: il titolo dell’intera pagina era “Cinque poesi di Aggeo Savioli” e non so dire dell’emozione che mi travolse quel giorno mentre ero a far gli esami per essere ammesso nel corso di regia al Centro Sperimentale di Cinematografia diretto allora da Umberto Barbaro. Sventolavo quel giornale come se le poesie fossero mie, e grande commozione mi ha preso anche quando le ho rilette nel volume pubblicato in tempi recenti e che andrebbe ora ripresentato con l’importanza che merita.

A Mirella i ricordi di tutti i nostri tanti viaggi insieme nei primi anni ’50: soprattutto, forse, l’avventurosa scoperta che compimmo delle tre isole Egadi al largo di Trapani. Quante cose! Ciao Aggeo, ti saluto con il pugno chiuso e l’orgoglio di esserti stato amico. Citto Maselli

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