Biografia artistica di Totò firmata dal critico Alberto Anile

Il critico e storico del cinema Alberto Anile firma una biografia artistica completa di Totò, pubblicata dalle Edizioni della Cineteca di Bologna a cinquant’anni dalla scomparsa dell’artista, “Totalmente Totò. Vita e opere di un comico assoluto” ripercorre per intero l’esistenza dell’uomo e insieme riconsidera tutta la sua produzione, teatrale e cinematografica, dalle decine di riviste ai cento film, ricostruendo una vicenda esistenziale e artistica che non ha eguali, analizzando gli ingredienti misteriosi di un micidiale cocktail comico (le avanguardie, il funereo, la tradizione dialettale, i bisogni primari, l’ansia di verità, la ribellione al potere), e correggendo anni di illazioni e luoghi comuni.

Hanno detto che l’artista improvvisasse a ripetizione. Che la sua comicità sarebbe incomprensibile all’estero. Che fu la sua indolenza a condannarlo. Anzi no, che la colpa fu dei critici che lo sottovalutarono, o peggio, dei grandi maestri che non vollero dirigerlo. Di Totò si è detto e scritto tanto. Ma siamo davvero sicuri di conoscerlo? Hanno detto che l’artista improvvisasse a ripetizione. Che la sua comicità sarebbe incomprensibile all’estero. Che fu la sua indolenza a condannarlo. Anzi no, che la colpa fu dei critici che lo sottovalutarono, o peggio, dei grandi maestri che non vollero dirigerlo.
La verità è che Totò preparava attentamente il suo lavoro. Che fece sfracelli anche nei teatri di Barcellona e Zurigo. Che a rovinarlo furono soprattutto l’avidità degli impresari e dell’industria. E che la sua carriera inciampò in alcuni grossi colpi mancini sferrati dalla sorte: le ricorrenti malattie agli occhi influirono su film e rentrée teatrali; l’ambizioso Dov’è la libertà…?, in cui confidava molto, venne lasciato incompiuto da Rossellini; il sodalizio con Pasolini s’interruppe proprio quando stava cominciando a dare i suoi frutti migliori.

Il volume di Anile compone un ritratto attendibile dell’attore, un artista consapevole del proprio valore, che non amava signorilmente sopravvalutarsi.  Come diceva lui stesso in un’intervista dimenticata, riprodotta nel libro: “Chaplin è grande, immenso, un maestro. Io sono più modesto. Quel che è vero è che tutti i comici, a un certo momento, si trovano a usare un po’ tutti gli stessi effetti; appartengono tutti, grandi e piccoli, alla stessa famiglia”.