L’ultimo Paolo Villaggio in W gli sposi

L'attore nei panni di uno psicologo comprensivo in una commedia corale che resterà la sua ultima interpretazione al cinema


Uno psicologo comprensivo resterà l’ultimo ruolo di Paolo Villaggio. L’attore genovese, appena scomparso, è infatti tra i protagonisti della commedia corale di Valerio Zanoli dal titolo W gli sposi, girata fra Roma e Atlanta, in Georgia (Stati Uniti). Interpretato da Iva Zanicchi, Marisa Laurito, Carlo Pistarino, Lando Buzzanca, Giulio Berruti, Gianfranco D’Angelo e Corinne Clery, il film dovrebbe uscire a fine anno e potrebbe approdare alla Festa di Roma o alla Mostra di Venezia. “Villaggio era molto malato, faceva fatica a recitare, ma non voleva rinunciare. Era felice di farlo – dice il regista, parlando con l’Ansa – a fine film manda addirittura un saluto commovente, sia ai protagonisti che a tutto il suo pubblico dando la sua formula della felicità”.

W gli sposi racconta la storia di Maria (Zanicchi) e suo cognato Mario (Pistarino) che vanno da Milano negli Stati Uniti, in Georgia, per il matrimonio del figlio di lei. Qui i due, che vantano origini nobili, si scontreranno con la gente semplice e incontreranno anche Marisa Laurito che gestisce un ristorante napoletano. “Nel film, una commedia di buoni sentimenti – spiega Valerio Zanoli – Paolo interpreta uno psicologo sui generis, con un taglio di capelli particolare e uno spiccato accento tedesco, un omaggio al Professor Kranz. Lui è uno dei consulenti di Maria e Mario che hanno anche come riferimenti religiosi il reverendo interpretato da Lando Buzzanca, un pretino (Berruti) e una suora (Corinne Clery)”.

Iva Zanicchi, spiega ancora Zanoli, “fa un personaggio caciarone, superpopolare, una donna del popolo che commercia in polenta e che ha sposato un nobile, ma non troppo (il conte Buccinasco), ed è divisa tra questo status e la sua semplicità”. Un ricordo di Villaggio? “lo ricordo come una persona tenerissima a cui mancava ultimamente la gioia. E poi anche la sua voglia di lavorare fino all’ultimo. A volte in un ciak riusciva a dire solo una frase, si stancava subito, tanto che il figlio Pierfrancesco lo invitava a mollare. Ma lui niente, voleva continuare a recitare fino all’ultimo”. Dice invece la Zanicchi: “A un certo punto Paolo chiese di andare a casa. Non stava bene. Ma dopo due ore si è ripresentato ed è stato bravissimo. Lo chiamavo maestro”. E ancora: “L’ultima volta che l’ho visto continuavo a dirgli ‘non ci credo che sei ateo’. E lui mi ha detto, quando vado lì vedrò. Mentre sicuramente amava Papa Francesco e diceva: se mi telefona ci parlo volentieri”. 

Cr. P.
11 Luglio 2017

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