In guerra per un insulto

E' un apologo sui conflitti insanabili che insanguinano il Medio Oriente il film franco-libanese di Ziad Doueiri The Insult, in concorso a Venezia 74


VENEZIA – E’ un apologo sui conflitti insanabili che insanguinano il Medio Oriente (e naturalmente si potrebbe estendere anche ad altri scenari) il film franco-libanese (a produrlo anche Julie Gayet, ex compagna dell’ex premier Hollande) di Ziad Doueiri The Insult, in concorso a Venezia 74. L’insulto del titolo è reciproco: il primo a lanciarlo è il capomastro palestinese Yasser (Kamel El Basha) contro un abitante di Beirut, il cristiano Toni (Adel Karam) definendolo “brutto stronzo”. Toni, un meccanico piuttosto fumantino non vuole sistemare la grondaia del suo balcone che scarica acqua sporca in testa all’edile. Volano parole grosse e quando Yasser si reca in officina per chiedere scusa, costretto dal suo datore di lavoro, l’altro lo provoca con una frase di quelle urticanti: “Sharon doveva sterminarvi tutti”. Così parte un cazzotto e Toni si trova in ospedale con due costole rotte. Ma l’escalation non finisce qui. La diatriba li porta in tribunale e il processo, nato da una lite banale, quasi condominiale, arriva a coinvolgere l’intero paese con tifoserie, scontri di piazza e tanti scheletri nell’armadio da entrambe le parti in un paese come il Libano, mai veramente pacificato e scosso da una guerra civile.

“E’ un film commovente e importante – dice il 54enne Doueiri, che sui titoli di testa avverte ‘quest’opera non riflette nessuna posizione ufficiale del governo’. “In Libano – prosegue il regista – piccole cose si trasformano in fretta in cose importanti, perché quella del mio paese è una società esplosiva in senso positivo e negativo. Quando ero piccolo, negli anni del conflitto, era difficile contenere anche una minima scintilla”.

Doueiri, ex cameraman di Pulp Fiction e Le Iene, al quarto lungometraggio dopo West Beyrouth scoperto a Cannes nel 1998, conduce lo spettatore attraverso una sorta di film processuale con tanti colpi di scena, con l’intento morale di farci comprendere le ragioni di tutti al di là di stereotipi e opinioni precostituite. Con in più lo stratagemma di due avvocati che si fronteggiano e che sono anche padre e figlia. Un film ben scritto e ben recitato che conferma la buona qualità del concorso di quest’anno. 

Cristiana Paternò
31 Agosto 2017

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