Il cinema svedese e Cretinetti in guerra

Alle Giornate del muto di Pordenone una sezione è dedicata all'età d'oro della Svezia, mentre un altro programma ci mostra le conseguenze della prima guerra mondiale


PORDENONE – “La sfida della Svezia” è la sezione che le Giornate del Cinema Muto dedicato alla “Golden Age” del cinema svedese in occasione di un centenario. Infatti proprio nel 1917 prese il via l’ondata di cineasti pre-sonoro che saranno in grado di lasciare il segno anche a livello internazionale, specialmente negli altri Paesi nordici. La sezione, che proseguirà anche l’anno prossimo, è curata da Magnus Rosborn dello Swedish Film Institute e da Casper Tybjerg dell’Università di Copenhagen. Tra i film proiettati A Norway Lass (1919), tratto da un’opera del Premio Nobel norvegese Bjornstjerne Bjonson, con la regia di John W. Brunius che si ispirò ai dipinti di un famoso pittore dell’800, suo connazionale, Adolph Tidemand. Ad impersonare la protagonista del film, la “ragazza norvegese”, è Karin Molander, affiancata da Lars Hanson, uno dei divi più popolari del cinema svedese e che sarà anche tra i protagonisti di The Wind di Victor Sjöström (1879-1960). Molander e Hanson si sposarono nel 1922 e poco dopo si trasferirono a Hollywood, dove la carriera di Hanson proseguì anche con il sonoro. Si vedranno inoltre Thora van Deken / A Mother’s Fight sempre di John W. Brunius (1920) appena restaurato a cura dello Swedish Film Institute, e Love’s Crucible di Victor Sjöström (La prova del fuoco, 1922) insieme a opere norvegesi, danesi e finlandesi influenzate dallo stile svedese. In particolare La prova del fuoco è un capolavoro nella costruzione visiva, tanto da aver attirato all’epoca, insieme a Il carretto fantasma, l’attenzione di Hollywood sul regista, che infatti poco dopo, nel 1924, si trasferì negli Stati Uniti dove diresse con lo pseudonimo di Victor Seastrom molte star del calibro di Greta Garbo, Lon Chaney, John Gilbert, Lillian Gish e Norma Shearer, arrivando a realizzare il primo film sonoro nel 1930. In quest’opera svedese, ambientata in epoca rinascimentale, narra una storia d’amore contrastata, quella tra una donna costretta a sposare uno scultore molto più anziano e un giovane uomo. La morte dello scultore provoca la reazione inferocita della popolazione del villaggio che invoca il giudizio di Dio sulla coppia di adulteri. Riflessione sulla colpa e l’espiazione di forte connotazione religiosa, il film ha una sontuosa costruzione visiva e una scena finale, quella della prova del fuoco che resta impressa nella memoria. 

Oggi abbiamo visto Two Starving Cities on the Danube (1920) all’interno del programma “Grande Guerra 100” sugli effetti della prima guerra mondiale sulle popolazioni civili e sui reduci dal fronte. Il documentario, che dura 32′, restituisce il clima di tragedia post bellica delle due grandi capitali mitteleuropee sul Danubio: Vienna e Budapest. La fame, le malattie, le mutilazioni, l’impossibilità di scaldarsi per la penuria di legna o carbone. Il filmato insiste in particolare sulle condizioni dei bambini, affetti da malnutrizione e rachitismo, feriti, malati, rimasti orfani: a loro si rivolge una missione umanitaria svedese di cui la pellicola rende conto con molti dettagli.

Nella stessa sezione si ride con una comica di Cretinetti (La paura degli aeromobili nemici, 1915, 17′) che usa la guerra come spunto di commedia slapstick. Lo scombinato personaggio di André Deed, combinaguai per vocazione e temperamento, convola a giuste nozze con l’amata Dulcinea proprio mentre in città vengono affisse le norme da seguire in caso di bombardamento aereo: bisogna fare scorta di acqua e sacchi di sabbia per spegnere gli incendi. Suggestionato dalla lettura, Cretinetti si rovina la festa e la prima notte di nozze creando scompiglio e situazioni che coinvolgono non solo la sposa (Léonie Laporte) ma anche i suoceri e tutti gli invitati: un’intera palazzina, eccetto la portinaia che se la spassa indisturbata con l’amante autista all’oscuro di tutto. Alla fine arrivano due gendarmi che notificano al protagonista la chiamata alle armi, nell’aeronautica naturalmente. Il film è presentato dal Museo del cinema di Torino nell’ambito dei progetti di recupero dei film girati in Piemonte. Infatti fa parte del periodo italiano di Deed che, com’è noto, si trasferì dalla Francia nel 1908 e venne assunto proprio dalla Itala Film di Torino. Qui incontrò l’attrice Valentina Frascaroli, che diverrà sua moglie, e interpretò oltre 90 cortometraggi dal 1909 al 1911 e dal 1915 al 1920, sempre nel ruolo che l’aveva reso famoso. Il personaggio era nato in Francia come Boireau ed successo in tutta Europa con nomi diversi nelle diverse lingue. 

Cristiana Paternò
02 Ottobre 2017

Giornate del muto 2017

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