Il 20 ottobre alle 19,30 l’Accademia d‘Ungheria di Roma (Palazzo Falconieri – Via Giulia, 1) inaugura la mostra fotografica “Medea”.
Divisa in due sezioni, la mostra propone una doppia lettura del mito della maga della Colchide: in “Sprofondare nel mito” sono esposte le fotografie di scena di Mario Tursi della collezione privata di Giuseppe Garrera, che ritraggono Pier Paolo Pasolini e Maria Callas sul set e nelle pause di Medea (1969), il film che ha consacrato l’amicizia del regista con la cantante lirica greca fino alla loro morte.
Le foto di Tursi, richieste appositamente da Pasolini, catturano gli aspetti tragici del volto e delle movenze di Maria Callas, scelta dal regista per la coincidenza della sua parabola esistenziale con quella dell’eroina mitologica, passata da essere regina (del canto) a donna fragile e vulnerabile, dopo l’improvvisa separazione da Onassis (da poco sposato con Jacqueline Kennedy).
In “Reinterpretare il mito”, invece, le fotografe ungheresi Lucia Gőbölyös e Eszter Herczeg reinterpretano il mito di Medea in chiave contemporanea, ponendo l’accento, tramite video e installazioni, sul ruolo femminile in famiglia, attraverso il binomio presenza/assenza del corpo.
La mostra è a cura di Giuseppe Garrera, Sebastiano Triulzi, Tamás Torma e István Puskás.
18 aprile - 31 ottobre, l’allestimento Al Blu di Prussia: 29 lavori esposti, tra cui 6 scatti inediti da La città delle donne, provenienti dalla collezione della nipote Daniela Barbiani, sua assistente alla regia dal 1980 al 1993
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