L’Anac sul crollo degli incassi

Francesco Ranieri Martinotti, presidente dell’Associazione Nazionale Autori Cinematografici ANAC, interviene sul tema della crisi stigmatizzando la scelta di privilegiare la serialità


Francesco Ranieri Martinotti, presidente dell’Associazione Nazionale Autori Cinematografici ANAC, interviene sul tema della crisi degli incassi, con un lungo comunicato stampa (clicca qui per la versione integrale):
“Gli sconfortanti risultati del cinema italiano per il 2017, con un calo del 46,35% degli incassi per la produzione nazionale e una riduzione costante di spettatori nelle sale, ci inducono tutti a una riflessione, soprattutto su quanto è stato detto e fatto negli ultimi anni da chi ha tenuto in mano il timone dell’industria del cinema e ha fortemente indirizzato la riforma dell’audiovisivo. In particolare chi doveva difendere la specificità del cinema, come la principale associazione dei produttori cinematografici, ha perseguito l’idea che il futuro fosse nella serialità televisiva: è stata questa la linea dell’Anica quando era presidente Riccardo Tozzi, espressa lucidamente e con la coerenza di chi era stato il primo italiano a lavorare con Netflix, in un intervento alle Giornate professionali del cinema di Sorrento nel novembre 2015. Sul presupposto che il cinema in sala è morto ed è meglio che le imprese s’indirizzino verso la produzione seriale più libera e con sbocchi commerciali più estesi, svincolati dalle dinamiche dell’esercizio, si è spinto l’acceleratore, arrivando all’assoluta equiparazione normativa di cinema e audiovisivo della nuova Legge Cinema. Si compie così la definitiva metamorfosi del produttore, da cinematografico a meramente televisivo. Potendo attingere alle stesse risorse per produrre sia film sia serie tv anche il produttore di cinema più coraggioso abbandona a poco a poco l’impervio e rischioso sentiero della distribuzione in sala per la più comoda e protetta autostrada della diffusione sui broadcast e internet. Questo, se è sicuramente un vantaggio per l’abbassamento del rischio d’impresa, non lo è affatto per l’innalzamento della qualità artistica dei film. Ma l’aspetto più grave, rispetto ai risultati negativi del 2017, è il fatto che progressivamente il pubblico perda la fiducia in ciò che gli viene proposto sul grande schermo. I film offerti sono infatti sempre di più degli ibridi tra cinema e fiction, quando non diventano veri e propri pretesti per il lancio di nuove serie. L’indeterminatezza si riverbera sul livello qualitativo della produzione che, perdendo il carattere di straordinarietà, allontana inesorabilmente il pubblico dalla sala. La nuova Legge Cinema non è ancora operativa ed è evidente che non possiamo fare alcun collegamento tra la norma e risultati del 2017, ma c’è da supporre che se, a partire dal 2018, parte delle risorse, attraverso il tax credit e i sostegni automatici, andranno, come previsto, direttamente a quelle imprese che per la maggior parte hanno prodotto il cinema annacquato dell’annata trascorsa, ci sono molte probabilità che la riduzione degli spettatori continuerà anche nei prossimi anni. Senza considerare che nel 2018 non ci sarà l’auspicato incremento del fondo di sostegno, congegnato dalla legge sulla base dell’incremento fiscale prodotto da un maggior fatturato delle aziende del settore”.

Cr. P.
16 Gennaio 2018

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