L’isola dei cani di Wes Anderson apre Berlino

Apertura spumeggiante per il 68mo Festival di Berlino che inaugura con L’isola dei cani (Isle of Dogs),secondo film d’animazione di Wes Anderson, di cui porta forte l’impronta visionaria, che torna pe


BERLINO – Apertura spumeggiante per il 68mo Festival di Berlino che inaugura con L’isola dei cani (Isle of Dogs), secondo film d’animazione di Wes Anderson, di cui si sente forte l’impronta visionaria, che torna per la seconda volta ad aprire il Festival a quattro anni dal suo The Grand Budapest Hotel. Una commedia tenera e al tempo stesso pungente, realizzata in stop motion, medesima tecnica utilizzata sia per Fantastic Mr. Fox, con cui Anderson ha esordito all’animazione, che in varie sequenze di Le avventure acquatiche di Steve Zissou, ma di cui il regista sconvolge le regole: anziché i canonici ventiquattro fotogrammi al secondo, che garantiscono una fluidità di movimenti assai vicina alla Computer Graphics, Anderson è solito utilizzarne la metà, in modo da ottenere un risultato volutamente più irregolare e, in un certo senso, onirico. La pellicola è ambientata in un Giappone futuristico in cui tutti i cani, a causa del sovrappopolamento e di un’influenza che ha colpito la specie, sono stati mandati dal sindaco della città, con un apposito decreto esecutivo, in isolamento su una remota isola che funge da discarica, chiamata appunto Trash Island. Ma il dodicenne Atari Kobayashi non si rassegna all’allontanamento dal suo amato cane da guardia e a bordo di un piccolo veivolo raggiunge l’isola per liberare Spots. Lì si unisce a un branco di cani che l’aiutano nella ricerca del suo amico a quattro zampe, che si rivela in realtà un percorso di liberazione dell’intera specie canina dalla cospirazione che li vorrebbe tutti morti.  

A prestare la voce al variegato branco canino un cast corale di grandi interpreti, tra cui Bill Murray, Bryan Cranston, Tilda Swinton, Greta Gerwig, Liev Schreiber, Scarlett Johansson, Edward Norton: “la maggior parte degli attori selezionati sono persone con cui ho già lavorato o che amo da anni” rivela il regista durante la frizzante conferenza stampa berlinese in cui non sono mancati siparietti musicali a suon di “Buon Compleanno” per il più giovane degli interpreti, il neo undicenne Koyu Rankin, che presta la voce al giovane Atari, o giochi di parole per il co-sceneggiatore Bob Balaban, intonati sulle note di Barbara Ann dei Beach Boys. “L’aspetto positivo nel mettere su il cast per un film d’animazione è che le voci si possono registrare ovunque e non ci sono scuse per gli attori: non possono dire di non essere disponibili”, sottolinea Anderson. “E’ stato come essere parte del coro di We are the World, in cui si è felici anche intonando una nota sola”, commenta caustico Bill Murray che nel film presta la voce al Boss del branco. Nel film, che si avvale dell’importante consulenza dell’attore giapponese Kunichi Nomura, risalta la forte componente iconografica orientale, sottolineata anche dal regista che ha rivelato di amare il cinema giapponese, cui dichiara apertamente di essersi ispirato, guardando in particolare alle pellicole di Akira Kurosawa e “alla rappresentazione che Hayao Miyazaki riesce a regalare della natura e dei momenti di pace assoluta, qualcosa che non si ritrova nella tradizione animata americana”.  Peculiare il rapporto con l’idioma giapponese che, per espresso volere del regista, è parlato da tutti gli umani presenti nel film (i cani si esprimono nella lingua comprensibile agli spettatori), mai doppiato né sottotitolato, per una comprensione solo emotiva che crei sul pubblico una sorta di effetto “lost in translation“. 

Rispetto alla componente politica presente, Anderson rimane abbastanza vago: “L’isola dei cani è nato come un film fantasy su cui abbiamo lavorato diversi anni. Nel frattempo la situazione politica mondiale è andata cambiando, in alcune cose ispirandoci e in altre avvicinandosi a quello che raccontavamo, così abbiano sentito che era proprio il momento giusto per fare questo film”. L’isola dei cani, stranamente vietato negli USA ai minori di 13 anni,  arriva nelle sale italiane con 20th Century Fox da metà maggio prossimo. 

Carmen Diotaiuti
15 Febbraio 2018

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