Morto il regista slovacco Juraj Herz

Nel 1968, l'anno della 'Primavera di Praga', Herz diresse il drammatico L'uomo che bruciava i cadaveri, tratto dall'omonimo romanzo di Ladislav Fuks, ambientato a Praga alla fine degli anni '30


Il regista slovacco Juraj Herz, uno dei cineasti di riferimento della cinematografia cecoslovacca negli anni  ’60 della cosiddetta ‘onda nuova’, vittima della censura comunista, è morto domenica all’età di 83 anni. L’annuncio della scomparsa è stato dato dall’attore ceco Andrej Hryc. Nel 1968, l’anno della ‘Primavera di Praga’, Herz diresse il drammatico L’uomo che bruciava i cadaveri, tratto dall’omonimo romanzo di Ladislav Fuks, ambientato a Praga alla fine degli anni  ’30. La pellicola, dove compare in veste d’attore il regista Jiri Menzel, è una riflessione sulla cecità dogmatica di un intero Paese e dei suoi cittadini e pertanto venne proibita dal regime comunista per vent’anni, dal 1968 al 1989.

Nato il 4 settembre 1934 a Kezmarok, in Cecoslovacchia, Herz fu deportato da ragazzo nel campo di concentramento tedesco di Sachsenhausen. Tra i suoi film Protest! (1967), I giorni del nostro amore (1976), Nono cuore (1978), Giulia e il mostro (1978), Ferat Vampire (1981). Emigrato nel 1987 in Germania, Herz ha fatto ritorno in patria due anni dopo con la ‘rivoluzione di velluto’ di Praga. Nel 2010 ha ricevuto il premio Leone Ceco per il suo contributo unico alla cinematografia ceca e slovacca. Il suo ultimo film è Habermann (2010), che trae ispirazione dalla vita dell’industriale tedesco, ma residente in un piccolo paesino cecoslovacco, August Habermann, nella cui fabbrica erano impiegati operai di origine ceca e tedesca. Habermann prese posizione in favore delle minoranze ceche durante l’annessione al Terzo Reich, andando incontro ad una tragica ed inaspettata fine. Per questo film ha ricevuto il Bavarian Film Award 2010 per la miglior regia.

Cr. P.
10 Aprile 2018

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