Wilma Labate, ’68 al femminile

Arrivederci Saigon di Wilma Labate nella sezione Sconfini: il ’68 raccontato con un documentario femminile e musicale


VENEZIA – Repertorio, bianco e nero, pellicola e digitale: il documentario di Wilma Labate, Arrivederci Saigon, si presenta come un collage visivo, tra passato e presente, tra Vietnam di ieri e Toscana/Italia di oggi, tra un sogno genuino della trascorsa adolescenza e la concretezza attuale dell’età adulta – “la necessità era quella di arrivare in fondo a questi tre mesi con dignità. Le bare erano tante. Erano tante. Tante”, come recita lo stesso documentario. “L’esperienza fu anche positiva, qualcosa di bello nel brutto che era: vedere un bombardamento, a quel punto sembrava come guardare fuochi d’artificio, era l’incoscienza dei 20 anni. Eravamo nel Sud del Vietnam, sì, ma siamo state male a veder morire quei soldati, erano ragazzi che andavano a combattere piangendo: vedere che gli si dava un’ora di tranquillità con il nostro canto ci dava una sorta di gioia, in fondo”, queste le parole condivise collettivamente da Viviana, Rossella e Daniela, le tre amiche/colleghe presenti al debutto veneziano del documentario. Precisa Daniela, per dare forte il senso della verità di allora che “del Vietnam ricordo l’emozione più forte, quella dopo il ricovero in ospedale: da lì in poi sono cresciuta, ho visto scene da non descrivere. Ho visto di tutto, anche un Viet Cong che invocava Dio”. 

Le Stars – Rossella, Viviana, Daniela, Franca, Manuela – sono state un complesso musicale femminile che nel ’68, dalla Toscana rossa del PCI e delle fabbriche, per contratto con l’etichetta discografica, sembrò sbarcare il lunario con un tour dal sapore internazionale: destinazione Vietnam, luogo allora di guerra, di giungla, di basi americane, che tutte insieme si sono poi mescolate con la melodia delle note che le allora cinque fanciulle cantavano. 

50 anni dopo, Wilma Labate “ha riunito” Le Stars che, dalla loro voce di donne adulte ed elaborata l’esperienza con il tempo, hanno così permesso alla regista di raccontare un periodo iconico come quello del ’68 da un punto di vista tutto femminile, molto musicale, indubbiamente particolare. “La prima volta, de Le Stars mi ha parlato uno scrittore di Viareggio, Giampaolo Simi, con cui ho poi scritto. Ho cercato di conoscere loro, per 4/5 anni, finché non ho potuto realizzare il film. Credo di averle torturate, messe sotto torchio per ore: il tono l’hanno scelto loro, mi sono adeguata, perché reale. Potente” – queste le parole della regista, che ha continuato ammettendo che “questa storia chiama un film, pensando al futuro: con Simi s’era scritto in prima battuta una sceneggiatura, un romanzo di formazione. Poi abbiamo spostato l’attenzione sul documentario, ma questo non esclude altro”. 

Un documentario che Wilma Labate presenta a 50 anni dal ’68, ma con un forte spirito d’attualità, “una storia femminile e collettiva. Attualissima perché sono un gruppo di donne che ha fatto una cosa coraggiosissima, peculiarità di noi femmine. Nel problema della situazione femminile d’oggi, questa storia è attualissima”. 

Arrivederci Saigon, nella sezione Sconfini, prodotto da Solaria Film, Tra Lab e Rai Cinema, vanta la fotografia di Daniele Ciprì, oltre che la distribuzione da parte di Luce Cinecittà

Nicole Bianchi
05 Settembre 2018

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