Thierry Frémaux, apertura su Netflix nel 2019

Il delegato generale di Cannes, protagonista di un Incontro ravvicinato alla Festa, è sembrato possibilista sui film prodotti dalla piattaforma e per ora esclusi dal concorso di Cannes


Thierry Frémaux e Antonio Monda a confronto in un Incontro ravvicinato della Festa in cui si è parlato soprattutto di Netflix, vero convitato di pietra. Il veto imposto ai film della piattaforma, esclusi dal concorso sulla Croisette, sembra pesare sul delegato generale che ha mostrato una certa apertura sul tema. Forse già dal 2019 Cannes potrebbe cambiare strategia, magari edotta dal Leone d’oro di Venezia, vinto proprio da un film targato Netflix come Roma di Cuaron. Tuttavia il parere degli esercenti francesi presenti nel consiglio di amministrazione di Cannes è decisivo. E’ vero, chiede Monda, che Roma di Cuaron era inizialmente destinato a Cannes? “Sì, in realtà l’idea di Roma era nata proprio dopo un’ubriacatura di Mezcal condivisa con Cuaron. Gli avevo detto: perché non fai un film sul tuo Messico, un film personale? E a novembre avevo visto il primo girato grezzo di Roma. Quando mi ha detto che il film era sostenuto da Netflix sono nati i problemi, perché era contro la volontà del consiglio di amministrazione e le normative del festival. Non potevo a quel punto fare nulla”.

Frémaux glissa sulla domanda se sia vero che nel 2017, con l’inclusione a Cannes di due film Netflix, abbia rischiato il posto. Ma poi su quello che potrebbe succedere nel 2019 apre con moderazione: “I dirigenti Netflix sono amici, è un momento di grandi cambiamenti. E la Francia poi è un paese che ha bisogno di tempo per accettare le novità”. Differenze tra Venezia e Cannes? “A volte rifiuto un film e va a Venezia e vince. A Cannes la stampa poi è più esigente e violenta di quella del Lido. Così bisogna dare almeno due bei film al giorno”.

E ancora su Venezia: “Ha ragione Barbera a mostrare film Netflix e anche a puntare sui film americani – dice Frémaux – ma poi perché mai quest’ossessione per i film americani? È perché la stampa è ossessionata dagli Oscar? È vero, il mio amico Barbera aveva tanti film americani, ma non aveva Un affare di famiglia di Kore-Eda. Noi ospitiamo tanti altri paesi”. 

Cr. P.
23 Ottobre 2018

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