Un film curdo-italiano che parla di pace

Il montatore Marco Spoletini e il musicista Daniele Sepe hanno collaborato a The Fall from Heaven di Ferit Karahan, due storie parallele tra il Kurdistan e Istanbul


PESARO – E’ una coproduzione italiana The Fall from Heaven del turco Ferit Karahan, in concorso a Pesaro. “Sono entrato nel progetto in un secondo momento, dopo aver conosciuto Ferit a Tangeri”, spiega il coproduttore Gabriele Oricchio. “Il suo progetto mi ha entusiasmato subito anche se ho suggerito di renderlo più internazionale. Ho chiesto l’intervento del montatore Marco Spoletini e al montaggio ci siamo concentrati di più sulla storia delle due protagoniste, la bambina curda e la ragazza turca. Anche le musiche di Daniele Sepe, un musicista napoletano apprezzato in Kurdistan, sono state fondamentali”.

L’opera prima del trentenne Ferit Karahan è ambientata in Turchia, durante i disordini politici del 2001 e si sviluppa su due linee narrative parallele. Da una parte c’è Emine, una giovane donna ingegnere che inizia a lavorare in un cantiere edile a Istanbul, dove la maggior parte degli operai sono di origine curda. Dall’altro c’è la piccola Ayse, che vive in un villaggio curdo nel Sud del paese e sta perdendo la vista. Karahan, curdo lui stesso, ha subìto la persecuzione del governo centrale ed è stato imprigionato per tre mesi nel 2003 per il solo fatto di insegnare la lingua del suo popolo, lingua che tuttora non ha valore legale e che non si può parlare in territorio turco, mentre le maestre cercano di farla disimparare agli stessi bambini curdi. “Negli ultimi tempi il governo turco ha dichiarato di voler intraprendere un percorso di pace con gli esponenti del PKK, ma la situazione non è cambiata molto, al di là della facciata, e le persone continuano a morire durante gli scontri e le proteste, soprattutto nelle zone orientali del Paese ma anche a Gezi Park. Con il mio film ho voluto mostrare, in maniera rispettosa, il dolore di entrambe le famiglie protagoniste: io sono un essere umano e riconosco la stessa umanità nei miei simili”. The Fall from Heaven è stato visto in alcuni festival, ma non sta avendo vita facile. “Al festival di Antalya ha subito un vero e proprio attacco durante una conferenza stampa, sono stato aggredito e accusato di essere un terrorista nonostante il film parli chiaramente di pacificazione”. 

Cristiana Paternò
27 Giugno 2014

Pesaro 2014

Pesaro 2014

Iosseliani: “Il mercato è peggio della censura”

Il maestro georgiano Otar Iosseliani ha tenuto a Pesaro una lezione di cinema in cui ha mostrato una certa amarezza per la “tragica caduta di qualità e mancanza di pensiero del cinema contemporaneo in un mestiere che sta diventando sempre più piatto e pieno di cliché”. In questa intervista gli abbiamo chiesto di parlarci del suo rapporto con la censura e della possibilità di tornare a lavorare in Georgia: "Sarebbe immorale togliere finanziamenti ai giovani registi"

Pesaro 2014

A Pesaro vince l’indiano Liar’s Dice, premio del pubblico a I ponti di Sarajevo

Il vincitore del Premio Lino Miccichè è l’indiano Liar’s Dice, opera prima di Geethu Mohandas, un road movie atipico nel quale madre e figlia intraprendono un difficile viaggio verso Nuova Delhi, in compagnia di un disertore dell’esercito che guida le due alla ricerca del padre scomparso. Gli spettatori della “piazza” hanno votato per il Premio del Pubblico I ponti di Sarajevo, film collettivo realizzato per commemorare i cento anni dallo scoppio della prima guerra mondiale con l’attentato all'Arciduca Francesco Ferdinando avvenuto nella città bosniaca

Pesaro 2014

Carlo Michele Schirinzi: “Il naufragio della civiltà”

In concorso a Pesaro I resti di Bisanzio, che ci mette di fronte alla decadenza di una terra, alla non identità di personaggi e luoghi. Per l'artista, al suo primo lungometraggio: "Lo stereotipo del Salento ha prodotto danni irreparabili, questo territorio è stato completamente stravolto". E sulla possibilità di una distribuzione per il suo film: "E' un messaggio nella bottiglia, arriverà dove arriverà"

Pesaro 2014

Daniele Vicari: “Dopo Diaz la sfida del Bianco”

Il regista sta per affrontare una sfida ancor più ambiziosa e complessa, raccontare una delle più gravi tragedie alpinistiche della storia, il tentativo di scalare il pilone centrale del Frêney, una verticale di 750 metri a ridosso della cima del Monte Bianco. Bianco, scritto con Massimo Gaudioso, budget sui 6 milioni di euro, coproduzione tra l’italiana Mir e la francese Aeternam, con Rai Cinema e la Valle d’Aosta Film Commission, sarà girato in montagna, in parte sui luoghi reali. Il cast è ancora da definire. E sul cinema italiano: "Stiamo realizzando un cinema di ricerca straordinario, solo il sistema non se ne è accorto"


Ultimi aggiornamenti