Martha Capello: quali forme d’investimento per tutto il settore

Dal meeting di Pescara le proposte della presidente dell'Associazione giovani produttori cinematografici indipendenti:


Pare aprirsi una nuova fase per i giovani produttori cinematografici indipendenti che una settimana fa si sono riuniti a Pescara (12-15 marzo) per il loro IV meeting annuale. Il più seguito di sempre dell’associazione: 200 accreditati, 90 ospiti per una 4 giorni di panel, pitching e networking, che li ha visti interagire con la nuova Commissione Cinema MiBACT, le Film Commission, il mondo delle sale di profondità e Cineclub oltre alle associazioni di categoria.
Cinecittà News ne ha parlato con la presidente Agpci, Martha Capello con cui ha tracciato il bilancio di fine manifestazione.

In che atmosfera si è svolto il meeting?
Ho sentito un entusiasmo ritrovato e diffuso. Diversi panel hanno evidenziato come ci sia unità d’intenti tra le varie associazioni di categoria, una spinta per il futuro. Come categoria abbiamo tirato un sospiro di sollievo parlando con la nuova Commissione Cinema MiBACT: ora sappiamo che i progetti vengono sottoposti a personalità dalle competenze ed esperienze comprovate. Inoltre la possibilità di mettere insieme tanti protagonisti della filiera per qualche giorno facilita la conoscenza reciproca, il networking è sempre molto utile e quest’anno lo è stato ancora di più.

Perché?
Per i pitching con i broadcaster tv (Rai, Sky, Mediaset e La7),  molti produttori cinematografici non erano conosciuti dai direttori di rete e viceversa. Metterli insieme è servito a creare un minimo di confidenza. Dopo si è capito che c’è un problema di scrittura per la televisione. Diversi broadcaster hanno lamentato che la maggior parte dei progetti fosse poco televisiva. E’ stata la riprova che non c’è ricambio generazionale di produttori tv. A realizzare storie per il piccolo schermo sono quasi sempre gli stessi da anni e la tv non si è preoccupata di creare una cultura della produzione televisiva. Di questo passo tra 10 anni si dimezzerà il numero di chi produce per il piccolo schermo. Per questo dopo i pitching l’associazione ha ragionato con i rappresentanti tv sulla possibilità di organizzare presto workshop dedicati alla produzione televisiva che includano anche una nutrita appendice sulla gestione d’impresa: come presentare la propria azienda alle banche, ai broadcaster e migliorare il rating della società.

C’erano delle novità nel format dei pitching?
Rispetto agli incontri fatti in passato alle giornate Fice di Mantova e alle Ciné, dove le presentazioni erano addirittura pubbliche, abbiamo optato per degli speed date privati. Ma la vera evoluzione sta negli interlocutori, per la prima volta in Italia si sono svolti pitching in cui i produttori proponevano progetti ai distributori. Il mercato si è rivolto al mercato e per una volta i distributori non sono stati informati di un progetto già confezionato ma a lavori ancora in corso.

Quali sono le proposte lanciate dal meeting cui l’associazione tiene maggiormente?
Innalzare il credito di imposta dal 15% al 25% per la produzione di film difficili, d’essai e opere prime e seconde; estendere il tax credit per gli investimenti da parte di soggetti esterni al settore cinematografico, anche alla distribuzione e all’esercizio e non solo alla produzione, così da permettere anche alla sala di poter investire sui film che proietta, oggi vietato; ampliare i soggetti che possono investire nel settore cinema con lo sgravio fiscale del 40%, includendo anche “fondi di investimento”; rendere di competenza del Ministero dello Sviluppo Economico, e non più del MiBACT, il beneficio fiscale destinato alle imprese straniere che girano in Italia. Ma si è anche discusso di uniformare la documentazione di tutte le Film Commission in modo da abbattere i costi di amministrazione. L’idea è offrire forme di investimento a tutto il settore per far riprendere il mercato solo così lo si può rendere solido.

In un recente convegno ha parlato di spostare i fondi del Mibact dalla produzione cinematografica all’esercizio. E’ tornata sull’argomento al meeting?
Credo fermamente nel sostegno alle sale, ma è l’equilibrio che va ricercato. Decurtare a favore di una voce o di un’altra dell’industria non ha senso. Ad esempio la legge regionale Lazio per il cinema prevede 15 milioni di euro di sostegno ma solo alla produzione, come se i produttori fossero una realtà distaccata dal resto dell’industria. Non sarebbe meglio dare almeno un 5% all’esercizio?
I rappresentanti di Cineclub e Cineforum hanno lamentato tagli assurdi a questo tipo di associazioni così si assottiglia l’aiuto a un comparto che fa la profondità dei film, che garantisce una coda di sfruttamento più lunga. Piuttosto sarebbe meglio fare meno film ma garantire a quelli prodotti la profondità. L’anello debole dell’industria in questo momento per i film difficili è la distribuzione, perché la produzione riesce a strutturarsi anche con poche risorse ma se il film non ottiene la distribuzione che merita il gioco è fine a se stesso.

Valentina Neri
23 Marzo 2015

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