Giorgia Farina: “Il mio cinema, che vendetta”

La giovane regista, che presenta la sua opera seconda al Bif&st, ci racconta la sua idea di commedia dolce-amara dove le donne si prendono finalmente qualche rivincita


BARI – Dopo Amiche da morire Giorgia Farina torna con un’altra commedia rigorosamente al femminile e si conferma come una cineasta dallo sguardo strabico e poco omologato. Micaela Ramazzotti, in una veste totalmente inedita, è la protagonista di Ho ucciso Napoleone, in anteprima al Bif&st e in sala da domani in 270 copie con la 01. Una black comedy prodotta da Angelo Barbagallo con Rai Cinema, dove l’attrice, in versione castana e inguainata in tailleur d’ordinanza, è una manager anafettiva – fredda come un sofficino surgelato, si autodefinisce – che si ritrova con una gravidanza indesiderata e senza lavoro nel giro di poche ore. Liquidata in tronco dall’amante che è anche il suo capo (Adriano Giannini) trova una sponda nel collega occhialuto e timido (Libero De Rienzo) ma soprattutto si affida alla solidarietà dei corpi speciali – Elena Sofia Ricci, Iaia Forte, Thony – un terzetto di donne un po’ sfigate, incontrate ai giardinetti, che nascondono risorse inattese nonostante le turbe di cui sono vittime, prima fra tutte l’ossessione per le diete. La trentenne regista, con studi e frequentazioni newyorchesi, insieme alla co-sceneggiatrice Federica Pontremoli, ha pensato a modelli nobili da Almodovar alla nuova commedia americana indie: “Nel cinema italiano o c’è la donna ‘bona’ che rappresenta sessualità e intrigo, o la moglie/figlia, sempre declinata rispetto a un personaggio maschile. Invece la nostra protagonista è darkissima. Dimostra che oggi possiamo essere tutto: moglie, amante, madre, donna in carriera, e anche cattive”.

L’idea del film nasce proprio dalla voglia di raccontare figure femminili diverse dentro a un universo che Micaela Ramazzotti non esita a definire pulp “Per me che mi ritrovo sempre a interpretare donne disponibili – riflette l’attrice – è stato bello esplorare un mondo diverso”. Secondo Libero De Rienzo “noi uomini abbiamo iniziato cacciando gli animali e abbiamo continuato penalizzando le donne sui luoghi di lavoro. Forse ci voleva il cinema per celebrare una bella vendetta”. Anche se le donne, per Elena Sofia Ricci, “non si vendicano tanto per vendicarsi ma rivendicano una certa giustizia. E il gruppo aiuta. Possiamo essere tremende, ma quando ci amiamo riusciamo a costituire un punto di forza molto importante”. Comunque, precisa Giorgia Farina, cattiveria e vendetta nel film non sono dispensate solo dalle donne: “Ci interessava parlare di un gruppo di zozzoni, dove nessuno è come sembra. Volevamo parlare dell’ambiguità e della fragilità di tutti noi. Spesso in una commedia si tende ad avere personaggi buoni, invece questi sono piccole iene”. 


E’ evidente dai suoi primi due film, Amiche da morire e Ho ucciso Napoleone, che lei sta cercando di sviluppare una linea di commedia grottesca e assolutamente femminile. 

Credo che sia importante sperimentare, cercare e trovare la propria strada. La mia sto cercando di renderla più personale possibile. Spesso in Italia si è un po’ dimenticato che la commedia può essere, anzi deve essere, personale, altrimenti diventa un prodotto. In realtà io ho delle tematiche molto forti come quelle della femminilità, della sorellanza, ma anche quella dell’essere un po’ tutti sia chiari che oscuri, quindi c’è sempre molto sarcasmo nel film, i miei personaggi si comportano male ma poi hanno un cuore. 

Il tema ricorrente nel suo cinema è quello della vendetta. Come mai? 
Io non sono assolutamente vendicativa, non mi è mai capitato di vendicarmi… Ma magari lo metto nei miei film perché sono un po’ giuggiolona, vorrei vendicarmi ma poi non ci riesco. La vendetta è uno dei sentimenti più istintivi che abbiamo ed è estremamente cinematografico. Parlo di vendetta al femminile perché spesso la donna è rappresentata o in maniera angelicata o in maniera totalmente fallimentare, sottomessa all’uomo o alle cose che le capitano nella vita. Micaela Ramazzotti, cioè Anita, è una donna che virtuosa non è per niente, è piena di vizi, è scandalosa, vittima e carnefice di se stessa, però va avanti, punta all’obiettivo. Mi piace mostrare queste donne forti, che non si fermano davanti a nulla, che non hanno ostacoli. 

Il paradosso è che nel momento in cui lei si lascia andare ad un sentimento, si arrende un po’ a un uomo e si fida di lui, prende una fregatura ancora più grande. 

Bisogna sempre stare con gli occhi aperti. Niente è come sembra e mi piace giocare con questi personaggi doppi. Libero De Rienzo e Adriano Giannini fungono da supporto alla figura di Anita, come controparti maschili e amorose. E’ interessante lavorare con dei personaggi che non sono totalmente buoni, è divertente lavorare con i cattivi soprattutto se hanno una crescita o una spiegazione dietro. Quindi sì ai cattivi.

Sicuramente ci sono tantissime fonti di ispirazione nel suo cinema.
Io sono un’appassionata di cinema, il mio primo cortometraggio l’ho fatto a dieci anni mettendo una parrucca al mio cane per fare un remake di Psycho, perché amo molto i thriller. Il mio cinema attinge al cinema americano o anglosassone. Sono appassionata del nuovo modo di fare commedia per dire qualcosa di divertente in maniera un po’ amara. Di Jason Reitman ho amato molto il suo Young Adult. Poi A proposito di Schmidt di Alexander Payne. Penso che si può fare un cinema dolce-amaro senza necessariamente guardare al passato, è tornato un genere che sembrava completamente dimenticato.

Ha stravolto completamente l’immagine di Micaela Ramazzotti, che fa quasi sempre la mammina ed è spesso vittima degli eventi. Lei invece ha inventato una Ramazzotti molto sopra le righe e terribile.

Una guerrigliera… Già mentre stavo scrivendo lei era il mio sogno proibito. La trovo una donna bellissima, ma in maniera molto moderna, ha una bellezza poco convenzionale. L’ho incontrata ad un festival e le ho detto: Ti va di fare un personaggio del tutto diverso da quello che hai sempre fatto? Ha detto di sì e ci siamo messe all’opera. Anche dal punto di vista estetico lei è totalmente diversa da come l’abbiamo vista finora. E’ una delle migliori interpreti del cinema italiano ed è molto empatica, ha un grande cuore e riesce a dare l’emotività al personaggio di Anita che è tutto cervello, riesce a renderlo umano.

  
Crede che ci siano ancora degli ostacoli da superare per una donna regista?
Quando arrivo sul set, in molti non credono che sia io la regista. Tutti si aspettano l’uomo di una certa età, con la pipa e la sciarpa bianca al collo. Questo la dice lunga sulla situazione italiana in cui le donne devono affilare le unghie per emergere e lo sforzo psicologico è davvero notevole.

Cristiana Paternò
25 Marzo 2015

Bari 2015

Bari 2015

Cinema & Fiction, tv italiana in cerca di innovazione

Al Bif&st il convegno "Cinema & Fiction: convergenze parallele?", un momento di confronto tra protagonisti del settore per capire quale possa e debba essere il ruolo della fiction in Italia, mentre dagli Stati Uniti arrivano i successi di serie tv che vantano attori da Oscar e ascolti strabilianti.
"Il problema dell'Italia è che non ha un'industria culturale degna", dice il direttore di 8 e 1/2 Gianni Canova, mentre Maurizio Sciarra si rivolge alla committenza e dice "La tv è ferma a 20 anni fa, non innova da decenni", mentre sta per arrivare in Italia il ciclone Netflix. Tra gli altri relatori Silvia Napolitano, Matilde Bernabei, Daniele Cesarano, Veridiana Bixio e Luca Milano per Rai Fiction

Bari 2015

Alba Rohrwacher due volte miglior attrice al Bif&st

Il messaggio dell'attrice: "Ringrazio il bellissimo Festival di Bari per questi riconoscimenti che arrivano a due film molto importanti per me, Hungry Hearts e Vergine giurata. Ringrazio il pubblico numerosissimo del festival. Purtroppo non posso essere con voi perché sono a Lisbona al Festival di Cinema Italiano. Ma sono davvero felice. E voglio ringraziare la Giuria dei Critici del Concorso Ufficiale e la Giuria Popolare delle Opere Prime"

Bari 2015

Bif&st: 2016 con Mastroianni e gli attori

73mila spettatori. Ovvero 2.500 in più rispetto allo scorso anno. La conferenza stampa di bilancio del Bif&st numero 6, guidato come sempre da Felice Laudadio, è la cronaca di un trionfo, ma anche un molto simbolico "passaggio di consegne" all'amministrazione locale futura, a cui il direttore e il presidente Ettore Scola chiedono in coro di confermare la fiducia in un progetto culturale che richiama un pubblico numerosissimo e giovane. Con il governatore Nichi Vendola in scadenza di mandato, resta un margine di incertezza per il futuro, che Laudadio cerca di scongiurare annunciando già non solo le date - dal 2 al 9 aprile 2016 - ma persino il programma del settimo Bif&st, che sarà dedicato a Marcello Mastroianni nel 20° anniversario della sua scomparsa, con una retrospettiva in 50 titoli. Al Teatro Petruzzelli la cerimonia di premiazione presentata da Stefania Rocca. Miglior regista Francesco Munzi, migliori attori Elio Germano, Alba Rohrwacher, Anna Foglietta e Carlo Buccirosso

Bari 2015

Nanni Moretti, superstar a Bari, legge il “Caro Diario”

"Manteniamo il mistero". Basterebbe l'ultima battuta della masterclass (riferita alla genesi di Habemus Papam), per riassumere l'incontro di Nanni Moretti con il pubblico del Bif&st, di cui è stato l'ultimo, attesissimo ospite. Dopo la proiezione di Caro diario, il regista ha letto il diario di lavorazione che scrisse per quel film del 1993: in un Teatro Petruzzelli affollatissimo, il regista ha rievocato quei giorni, per poi rispondere alle domande (o piuttosto ai timidi input) del moderatore Jean Gili. Come prevedibile, neanche una parola è stata dedicata a Mia madre, il nuovo film del regista che sarà in sala dal 16 aprile (e poi probabilmente a Cannes) in cui recita accanto a Margherita Buy e John Turturro. Ripercorrendo la sua carriera, ha detto: "Con gli anni sono diventato più esigente, ora il momento della scrittura è quello più difficile, mentre quello più faticoso e angosciante resta quello delle riprese"


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