Carlo e Enrico Vanzina: dai viaggi nel tempo a Mafia Capitale

"In cantiere ci sono altre tre commedie: un film per l'estate 2016, un altro con Salemme e una commedia su un tema attuale: Mafia Capitale". Al TFF i Vanzina presentano Torno indietro e cambio vita


TAORMINA. C’era una volta il cinepanettone. E poi vennero il cinecocomero e il cineombrellone. Etichette raramente gradite, anzi spesso rifiutate con forza, da chi a questo genere per primo ha dato un curriculum e un nome: i registi Carlo ed Enrico Vanzina. Ospiti della 61° edizione del Taormina Film Fest, i due fratelli della commedia italiana hanno presentato oggi al pubblico il loro nuovo film, Torno indietro e cambio vita: un viaggio indietro nel tempo – sulla scia dei loro precedenti A spasso nel tempo e Il cielo in una stanza – che porta i protagonisti Raoul Bova e Ricky Memphis a rivivere gli anni del liceo. Prodotto da Cattleya con Rai Cinema, il film uscirà nelle sale distribuito da 01 Distribution il 18 giugno. Proprio come un cineombrellone.

Perché rischiare con un’uscita in sala all’inizio dell’estate?
Enrico. Crediamo che sia un’operazione importante per tutto il cinema italiano. Viviamo in un paese che se la prende spesso con se stesso, ma poi non si occupa di fare le cose fondamentali, non si organizza. In altri paesi, il momento in cui chiudono le scuole è il momento in cui il cinema rifiorisce. Da noi, per colpa del nostro immobilismo, accade il contrario. Soprattutto adesso, che esistono nuove strutture come i multiplex e le multisale, aperte e confortevoli anche d’estate, dobbiamo abituare gli italiani a tornare al cinema. Altrimenti ci ritroviamo con le uscite concentrate in inverno, con i film che si accavallano e che restano in sala troppo poco tempo. Noi questa scommessa l’abbiamo già fatta in passato, con Un’estate ai Caraibi e Un’estate al mare, e con questo film torniamo a rischiare. Vogliamo dimostrare che possiamo fare come gli americani, vogliamo convincere i colleghi scettici, chi ha paura.

Voi ci avete provato. Però nessuno vi ha ancora seguiti.
Carlo. Ed è un peccato. Poi è chiaro: ci sono annate impraticabili, quando per esempio si giocano i Mondiali di calcio. Ma quest’anno non ci sono scuse. La gente si deve abituare, deve cambiare le sue abitudini. E non lo dico per noi, ma per tutta l’industria.

La prima volta con Cattleya: come vi siete trovati?
Enrico. Benissimo. Cattleya mi ricorda i produttori indipendenti con cui lavorava nostro padre. Anzi, direi che oggi loro sono gli unici veri produttori indipendenti in Italia.

Oggi si producono molte commedie: come giudicate i vostri colleghi?
Enrico.
Quando un collega fa un film che mi piace, io prendo il telefono e lo chiamo. Ho chiamato Brizzi quando ha fatto Notte prima degli esami, ho chiamato Paolo Genovese per Immaturi. Loro erano sorpresi, molto felici: sono cresciuti con i nostri film, e la mia chiamata per loro era un gran complimento.

Però la concorrenza oggi è forte. Non siete gli unici a fare commedie.
Enrico. Cerchiamo di restare in sintonia col pubblico, abbiamo figli giovani che ci aiutano a capire gli umori delle nuove generazioni. Andiamo spesso al cinema per renderci conto di cosa si muove, e siamo felici quando emergono nuovi, bravi autori. Forse sono un po’ troppi, e a volte le commedie non sono propriamente commedie… Noi cerchiamo di mantenere un rapporto forte con la vecchia commedia italiana, quella di papà o di Monicelli.

Ne avete altre in cantiere?
Carlo. Tre. Un altro film per la prossima estate, e poi una commedia per cui vorremmo Vincenzo Salemme, scritta da un commediografo inglese. La gireremo a Budapest. E infine un progetto su Mafia Capitale.

Un instant movie?
Carlo. Sarà una commedia, ma a dire la verità l’avevamo scritta tempo fa. Poi il tema è tornato prepotentemente attuale. Diciamo che non passa mai di moda.

Torno indietro e cambio vita è ambientato negli anni ’90. Roma è cambiata da allora?
Enrico. Sì, era una città diversa. Aveva ancora qualche ingenuità, ma offriva più cose. Ci si divertiva di più. I giovani, soprattutto.

Da allora sono cambiate anche le persone. Per esempio i giovani.
La rivoluzione tecnologica ha cambiato le regole della comunicazione. Sono diversi gli oggetti, i simboli. È diversa la qualità del dialogo fra le persone.

Gli anni ’90, oggi, sono tornati di moda al cinema e in tv. Li avete scelti per questo?
Carlo. No, non abbiamo scelto i ’90 per motivi nostalgici, ma solo per un fatto anagrafico legato all’età dei protagonisti. Non è un’operazione nostalgia ma un film ma sul destino. Si può cambiare la propria vita? O forse il destino non si può combattere?

Tornando indietro nel tempo, cosa rifareste?
Enrico.
 Mi è capitato di fare degli sgarbi a qualcuno. Se tornassi indietro non lo rifarei, sono ancora molto dispiaciuto.

Una parte del film è ambientata ad Amsterdam. Perché?
Carlo.
Per motivi produttivi. Amsterdam è una città praticamente senza traffico, si presta a una ricostruzione d’epoca. È una città romantica, perfetta per l’incontro tra Raoul Bova e la sua partner, ci dava la cornice giusta. E poi sono così organizzati… ci hanno fatto girare una scena all’interno del Museo di Van Gogh: pensavamo di dover ricostruire tutto a Cinecittà, e invece ci hanno dato subito i permessi. Incredibile.

Il tema dei viaggi nel tempo si presta anche a un’ipotesi seriale: ci state pensando?
Carlo.
Vero. Ci si potrebbe lavorare. Gli americani l’hanno già fatto, non sarebbe male provare a inventarsi una struttura a episodi. I diritti del film sono disponibili, se qualcuno vuole provare…

Ilaria Ravarino
14 Giugno 2015

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