Michele Placido: “La mafia, Ambra e la pausa pranzo delle operaie”

All'Ischia Global Fest abbiamo incontrato l'attore e regista pugliese che dirigerà una megaserie tv sulla criminalità organizzata siculo-americana. E per il cinema farà Sette minuti


ISCHIA – Per Michele Placido ogni occasione è utile per riflettere sulle problematiche del Paese, cinematografiche e non, promuovere i giovani talenti e annunciare nuovi progetti, spesso del tutto inattesi. Lo ha fatto anche all’Ischia Global Fest, discutendo con il regista hollywoodiano Paul Haggis e con l’attrice Ambra Angiolini delle contaminazioni tra cinema e televisione. Argomento non casuale: Placido sta per debuttare come regista televisivo.

Com’è nata l’idea?
Da una telefonata notturna di Dino De Laurentiis. “Lei è l’autore di Romanzo criminale?” mi chiese, aggiungendo: “Mi è piaciuto molto: se la sentirebbe di fare un film sulla mafia siciliana vista dagli americani?”. Pochi giorni dopo è morto. Ci ripensavo l’altro giorno: la serie che girerò il prossimo anno per la Rai eiste in qualche modo grazie a lui.

Nessun pregiudizio in merito ai prodotti televisivi?
Prima ero più snob, oggi se mi proponessero di firmare la regia della serie di Romanzo criminale forse accetterei. Ho capito che aveva ragione Rossellini, la tv è un’arma straordinaria: un mezzo popolare che consente di fare un gran lavoro per raccontare storie che ricostruiscono la Storia del nostro Paese. Nel mio piccolo so che posso raccontare la magia rurale dei contadini così come la grande mafia di uomini d’affari, politici, il Vaticano, la trattativa Stato-mafia… È tutta materia alla mia portata, non faccio mai cose che non so fare: so lavorare sugli uomini e sulle loro storie.

La serie ha già un titolo?
Il regno. E’ una grande serie, prodotta da Barbagallo e Condè Nast, racconterà la storia della mafia italo-americana, si parte dalla strage di Portella della Ginestra nel 1946. Ventiquattro puntate in tutto, io dirigerò sicuramente le prime due.

Con chi la scriverà?
Con Giancarlo de Cataldo, e la squadra di 1992, Ludovica Rampoldi, Stefano Sardo, Alessandro Fabbri, e il giornalista Ciccio La Licata, che conosce tutti i segreti della mafia siculo-americana. Sarà una grande produzione, con attori italoamericani.

Si ritaglierà un ruolo da attore?
Vorrei concentrarmi sulla regia, ma vediamo: ci sono padrini della vecchia mafia come il dottor Navarra, personaggi reali straordinari, non esiste scrittore che possa mettere su un mosaico di personaggi altrettanto interessanti.

Parallelamente farà anche un film per il cinema?
Certo, inizio a girare a dicembre. Si chiama Sette minuti, è scritto da Stefano Massini e ispirato a La parola ai giurati: undici operaie si raccolgono in una stanza per decidere le sorti di 400 colleghe nell’accordo tra vecchia e nuova azienda. La richiesta per evitare i licenziamenti è togliere alle operaie 7 minuti dalla pausa pranzo. Ma cosa c’è dietro quei sette minuti? Dirigerò attrici importanti, tra cui vorrei Ambra Angiolini, ma anche nomi internazionali.

Claudia Catalli
16 Luglio 2015

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