Francesco De Gregori: quel Polanski del ’68 così attuale

Il cantautore, chiamato al Festival di Busto Arsizio dal direttore Steve Della Casa, per presentare insieme 'Rosemary’s Baby', ha le idee molto chiare sul perché gli piace il film


BUSTO ARSIZIO. Rosemary’s Baby, il capolavoro satanico firmato Roman Polanski, è un film in cui si racconta una storia con grande leggerezza. Più che un horror o un thriller, un’opera che racconta la maternità. Un film che sembra in alcuni passaggi irridere Paolo VI, il Papa che all’epoca richiamò l’attenzione di fedeli e non fedeli sul fatto che il diavolo esiste, e che per una sorta di strano contrappasso ha visto il satanismo colpire il regista nei suoi affetti più cari. Francesco De Gregori, chiamato al Festival di Busto Arsizio dal direttore Steve Della Casa per presentare insieme Rosemary’s Baby, ha le idee molto chiare sull’importanza del film, sul perché gli piace: “Non è per nulla invecchiato, al contrario di molti suoi illustri contemporanei. Quando ero giovane sono letteralmente impazzito per Blow-up, il film di Antonioni che adatta Cortázar alle atmosfere della Swinging London. Adesso lo trovo irrimediabilmente datato. Invece Rosemary’s Baby mi pare ancora attuale, moderno, un vero capolavoro, che non vuole raccontare la società, lo scontro sociale in quegli anni così forte. Vuole invece dirci che il diavolo c’è, esiste, lo si può trovare – proprio come il male – in tante cose, in tante persone o anche semplicemente nella nostra fantasia. E proprio per questo il film è molto sottile: può anche darsi che sia la storia di una depressione post partum, che Mia Farrow si sia inventata tutto. Ma anche se fosse così – e non credo sia l’interpretazione che ne darebbe Polanski – poco cambia: il male esiste comunque, anche semplicemente come parto della nostra fantasia.

Perché invece lo considera un film sulla maternità?
Perché quella creatura ha rapporto solo con la madre. Perché quel bambino è fortemente voluto dalla donna e il finale lo dimostra: la madre è l’unica in grado di tranquillizzare quel piccolo diavoletto che si agita nella culla. Come a dire che una mamma è sempre una mamma e può anche accettare di avere come figlio Satana. Perché è un film che va  oltre la contrapposizione aborto sì – aborto no che all’epoca era così diffusa (e oggi possiamo dirlo: anche un po’ schematica. Erano anni in cui il desiderio di maternità non era un sentimento così importante, così diffuso. Mi stupisce sempre, quando vedo film come Il laureato o Easy Rider – che erano anch’essi molto importanti in quegli anni e a me piacevano molto – constatare come siano film nei quali non esistevano i bambini. Era una generazione che guardava molto al futuro, ma forse – sempre con gli occhi di oggi – in un modo un po’ egoistico.

Questa leggerezza di Rosemary’s Baby è un concetto veramente inedito, non si è mai sentito questo termine abbinato a questo film.
Bisogna riflettere su alcuni indizi. Uno è che la coppia dei vicini satanisti è interpretata da due attori di mezza età noti per le commedie, il vaudeville, gli show televisivi. A me ricordano molto la coppia che rapisce il bambino in Intrigo internazionale di Hitchcock. E infatti Hitchcock era uno dei registi preferiti da Polanski che si ispira direttamente a lui per alcuni dei suoi film più belli, da Frantic a L’uomo nell’ombra. Per la verità, Hitchcock era  – assieme a Rossellini, a Welles, a Ray e a pochissimi altri – uno dei pochi registi di successo e di una certa età che piacevano anche ai giovani leoni della contestazione. Polanski, lo sappiamo, è stato uno dei più attivi nell’interruzione che i registi causarono al festival di Cannes per solidarietà con i manifestanti del Maggio francese che stava mettendo a soqquadro la Francia. Ma questo non gli impedì di fare un film leggero, anche se apparentemente non era così. Ma del resto anche Truffaut, nel maggio ’68, il mattino faceva le barricate e nel pomeriggio girava uno dei film più leggeri e teneri e commoventi della storia del cinema, Baci rubati.

In Rosemary’s Baby non c’è musica che si ricordi…
Buon segno, la musica nei film, quando si nota è insopportabile. Non le canzoni, sto parlando della colonna sonora originale.

I suoi prossimi progetti?
Ho un libro intervista che esce a luglio e un CD che uscirà a novembre. Ma c’è tempo per entrambe le cose. Adesso vedo tanti film. Tanti veramente tanti. Sono un grande consumatore di cinema.

Caterina Taricano
01 Aprile 2014

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