Delépine & Kervern: “Omaggio a Ferreri sulla strada dei vini”

C'è tanto cinema italiano tra i riferimenti dei due registi francesi che con Saint Amour hanno creato una riuscitissima coppia formata da Gérard Depardieu & Benoit Poelvoorde


Gérard Depardieu & Benoit Poelvoorde, padre e figlio in una versione francese, e molto alcolica, di In viaggio con papà con qualche spunto di Sideways di Alexander Payne. I due attori, il francese e il belga, avevano già lavorato insieme in un’altra commedia di Benoit Delépine e Gustave Kervern, Mammouth, che era un assaggio rispetto a questo Saint Amour, visto a Berlino fuori concorso che in Italia sarà distribuito da Movies Inspired. Stavolta i due mattatori condividono la scena dal primo all’ultimo fotogramma per raccontarci la storia di Bruno (Poelvoorde), figlio sfigato e avvinazzato del fiero allevatore di bestiame Jean (Depardieu). Ogni anno Bruno non vede l’ora di andare a Parigi, alla fiera dell’agricoltura, solo per fare il giro degli espositori di vino e ubriacarsi fino all’ultimo stadio. Per lui la bottiglia è l’unica soddisfazione in una vita grama: non ci sa fare con le donne e detesta l’azienda di famiglia… Ma stavolta il genitore, da poco rimasto vedovo, decide di coinvolgere il figlio in un viaggio dal vero nelle regioni vinicole francesi, accompagnati da un giovane e strano tassista (Vincent Lacoste). Nel ruolo dell’autista avrebbe dovuto esserci nientemeno che il controverso scrittore Michel Houellebecq, a cui invece hanno ritagliato un piccolo cameo. “La scelta di Vincent – spiegano i due registi – ci ha permesso di avere tre diverse generazioni, mentre per Houellebecq abbiamo trovato il piccolo ruolo del gestore del bed and breakfast”. In scena dunque tre solitudini maschili – un vedovo, uno scapolo e un (presunto) sposato – con tutti i loro problemi, anche sessuali, e l’incontro con vari personaggi femminili fuori del comune, tra cui Chiara Mastroianni nei panni di una venditrice ambulante di pizza e Andréa Ferréol in quelli di un’affettuosa coetanea che invita Jean nella sua camera d’albergo e se lo porta a letto (ma senza fare l’amore). O ancora Venus, una ragazza affetta da menopausa precoce che teme di non poter restare incinta (Céline Sallette). Cinecittà News ha incontrato i due cineasti, che sono a Roma per il festival Rendez Vous, sulla bellissima Terrasse dell’Hotel Sofitel Rome Villa Borghese, tra un caffè espresso e uno sguardo al panorama mozzafiato dei tetti di Roma. “Vorremmo visitare la Cappella Sistina. Che dice? Ci sarà tanta coda? Magari per saltarla ci vestiamo da preti”.

Partiamo da Mammouth. E’ lì che è in qualche modo nata la nuova coppia comica Gérard Depardieu & Benoit Poelvoorde, anche se in quel film del 2010 avevano solo una scena insieme?
Delépine. Avevamo molta voglia di lavorare di nuovo con Gérard e Benoit, che avevamo entrambi già diretto anche in altri nostri film. In Mammouth in effetti avevano solo una scena insieme e Benoit non era il personaggio principale, come invece in Le Grand Soir. Sono due grandi attori, si conoscono, si stimano, non potevamo non aver voglia di unirli. Ma Saint Amour è molto diverso da Mammouth, è vero che è un road movie ma lo stile è diverso, qui c’è una messinscena più semplice, con molti primi piani, perché seguiamo i volti e le emozioni dei personaggi.

Però Mammouth ha fatto scoccare la scintilla.
Kervern. Beh, non possiamo negare che la giornata passata insieme sul set di quel film da loro due è stata veramente folle e ci è venuta voglia di immaginarli in un film intero.

E poi hanno in comune l’amore per il vino e la buona tavola.
Delépine. Sì, sono entrambi molto famosi anche per il loro lato godereccio. Quando dicevamo che avremmo fatto un film con loro due sulla strada dei vini tutti ci prendevano per pazzi e si mettevano a ridere. Ci dicevano: non arriverete mai in fondo alla strada. Tra l’altro anche noi due abbiamo una reputazione crapulona e quindi sembrava davvero una missione impossibile.

Allora i dieci stadi dell’ubriachezza, a cui fate riferimento nel film, nascono da esperienza personale?
Delépine.
Purtroppo sì. In effetti il film è stato girato in due momenti. A febbraio siamo stati alla Fiera dell’agricoltura a Parigi, ma solo per due giorni perché in quel periodo avevamo un programma televisivo su Canal Plus. Sul set abbiamo un po’ alzato il gomito e ci siamo resi conto che non potevamo continuare così, sarebbe stata una catastrofe. Quindi, quando abbiamo ripreso a girare, a maggio, noi non abbiamo bevuto neanche una goccia e anche Gérard è stato morigerato, solo Benoit ha continuato per “entrare” meglio nel personaggio.
Kervern. Quella scena è un omaggio al cinema italiano che amiamo, la commedia che unisce temi sociali e umorismo nero. Per noi è un punto di riferimento e credo che la faccenda dei dieci stadi dell’ubriachezza sarebbe stata benissimo in uno di quei film con Alberto Sordi

È vero che il ruolo di Michel Houellebecq nel film è stato ridimensionato per problemi legati al terrorismo? Cioè avevate timore che potesse succedere qualcosa dopo Charlie Hebdo.
Delépine. Dopo l’attentato a Charlie Hebdo, Michel va in giro con le guardie del corpo. Sarebbe stato impossibile girare con lui e una piccola troupe su un set blindato. Quindi alla fine lo abbiamo avuto per una sola giornata.

A proposito di Charlie Hebdo, se permettete vorrei fare una digressione sull’attualità del terrorismo. L’Europa è sempre più in una situazione di emergenza. Cosa pensate che si dovrebbe fare per contrastare tutto questo senza limitare le libertà democratiche? 

Delépine. E’ parecchio complicato, ma credo che sia fondamentale pensare all’integrazione dei giovani. I terroristi e gli attentatori sono assolutamente imperdonabili e non hanno scusanti, ma sappiamo che ci sono molti giovani pieni di vita e di energia completamente emarginati dal sistema economico, che sono facile preda dell’estremismo. Come possono esprimersi queste persone se non con la violenza? Il radicalismo religioso è come l’eroina, in qualche modo tranquillizzante. Quando hai l’eroina stai bene, anche se ti fa malissimo. Nel fondamentalismo è lo stesso, ci sono dei dogmi da seguire e questo è rassicurante per dei ragazzi un po’ persi, anche se alla fine li porterà alla morte.

Ho apprezzato molto le figure femminili del film. Mi sembra che il rapporto tra l’uomo e la donna che descrivete sia in qualche modo un rapporto ideale, un superamento delle difficoltà di comunicazione tra i due sessi in cui ci stiamo dibattendo negli ultimi anni.
Kervern.
E’ la prima volta che diamo tanto spazio alle donne in un nostro film. Volevamo che avessero un ruolo importante e specialmente Venus è colei che salva in qualche modo i tre uomini, che li porta fuori dal loro malessere. Tra l’altro per quel ruolo avremmo voluto Tilda Swinton ma alla fine siamo felici che sia un’attrice francese come Céline Sallette, che ci piace moltissimo e che tra l’altro ha imparato anche a cavalcare per girare una scena. 
Delépine. Non volevamo delle donne sottomesse, infatti è Venus a decidere il destino dei tre uomini. Sono tutte donne molto vitali e determinate.

Tra i personaggi femminili ce n’è uno bellissimo affidato a Andréa Ferréol, la cui presenza è anche un omaggio a Marco Ferreri.
Kervern. Ferreri faceva un cinema coraggioso e sfrontato, i suoi sono film di culto per noi. Siamo stati felici di rivedere Andréa in gran forma. Chiunque ami il cinema italiano quando la vede è entusiasta, ha una grande potenza, un’aura nostalgica ma non triste perché sprizza un’energia molto positiva.

Siete entrambi anche attori, in particolare Gustave che abbiamo da poco visto qui in Italia ne Il condominio dei cuori infranti. Questo cambia il vostro modo di dirigere?
Delépine. Io non sono più un attore! Da quando ho iniziato a fare il regista mi sono reso conto che potevo rovinare un film anche con una sola apparizione. Mentre Gustave è davvero bravo, ha una grande presenza scenica anche quando sta zitto.
Kervern. Prima non davamo molte indicazioni agli attori, li lasciavamo un po’ brancolare nel buio, ma da quando recito anch’io così tanto mi pongo in modo diverso, perché mi sono reso conto che un attore si fa tantissime domande, ha tanti tempi morti in cui pensare, quindi credo che gli attori abbiano bisogno di essere rassicurati.  

Cristiana Paternò
08 Aprile 2016

Registi

Registi

‘L’odio’, Mathieu Kassovitz a Roma per presentare il restauro

A trent’anni dall’uscita in sala, l'opera prima dell'attore e regista francese torna sul grande schermo dal 13 maggio in versione restaurata in 4K

Registi

‘The Movie Critic’, Quentin Tarantino cancella il progetto

Il grande regista ha cambiato idea: il suo decimo e ultimo film non sarà quello annunciato allo scorso Festival di Cannes

Registi

Roberta Torre: “Nel mio prossimo film una Alice nel paese delle meraviglie trans”

Agli Stati generali di Siracusa abbiamo intervistato la regista, che sta progettando un film di finzione basato sui libri di Porpora Marcasciano, già protagonista del suo Le favolose

Registi

150 artisti ebrei firmano una lettera aperta a sostegno di Jonathan Glazer

Anche il regista di May December Todd Haynes si è unito al messaggio di appoggio al cineasta britannico premiato per il miglior film internazionale


Ultimi aggiornamenti