Elio Germano: voto un sindaco che difende gli spazi sociali

L'attore premiato al festival di Lecce: “Apprezzo molto i candidati sindaco di Roma che al momento sono andati a parlare con le realtà sociali di volontariato, più Stefano Fassina che Virginia Raggi”


LECCE. “Apprezzo molto i candidati sindaco di Roma che al momento sono andati a parlare con le realtà sociali di volontariato, più Stefano Fassina che Virginia Raggi”. Ospite al Festival di Lecce, Elio Germano, con addosso la maglietta dell’associazione Artisti 7607, la società di collecting che difende i diritti degli attori, è combattivo come sempre nella difesa delle ragioni dei più deboli e non si risparmia nel dire la sua sulle vicende politiche della capitale. Del resto oggi è la sua giornata, ritira l’Ulivo d’oro, mentre in contemporanea è in programma una rassegna di suoi 10 titoli: da Liberi del 2002 ad Alaska dell’anno scorso, passando per La nostra vita che gli valse a Cannes 2010 la Palma del miglior attore ex aequo con Javier Bardem. A fine maggio sarà sul set del film tv In arte Nino, dedicato a Nino Manfredi e diretto da Luca Manfredi.

Mi pare che sia orientato a votare più Fassina che Raggi?

Innanzitutto mi preme sottolineare che a Roma è in atto una cosa grave: il prefetto si sta occupando di cose che forse non dovrebbe decidere. Ci sono nella città tantissimi spazi che hanno risposto alla crisi, garantiscono servizi, basandosi solo sul volontariato delle persone, spazi che grazie a una delibera dell’allora sindaco Rutelli sono stati in qualche modo regolarizzati. Si occupano di attività culturali e sportive, di disabilità. Ad alcuni di questi spazi è stata inviata una lettera di sgombero, motivato da un affitto non pagato. Spesso queste realtà sono costrette a sconfinare in zone d’illegalità, ma vorrei che si considerasse la differenza tra chi è illegale per gli altri e la vera illegalità, quella ambientale, lavorativa, criminale di cui il nostro paese si è nutrito in questi anni.

Che ne pensa dei David di Donatello appena assegnati?

Sono molto contento dei 7 David al film di Matteo Garrone che ho amato tantissimo, anche perché per realizzarlo c’è voluto un lavoro mostruoso. E sono contento per Gabriele Mainetti dopo la sua fatica per proteggere Lo chiamavano Jeeg Robot e non farlo diventare un clone, per la sua originalità, nonostante l’industria preferisca scommettere su qualcosa che ha già funzionato. L’arte del resto non dovrebbe garantire certezze, ma produrre stupore, novità. Sono contento che il suo film sia stato molto visto, e i David si sommano ai numeri del botteghino, così è difficile che un film poco visto venga premiato. Cambierei il meccanismo di voto: sì il Premio al miglior film, ma ogni categoria dovrebbe votare il David della categoria d’appartenenza.

Sull’assenza di Zalone tra i premiati, ci sono pro e contro. Che ne pensa?

Non so perché la giuria dei David non l’abbia votato, ma il problema ripeto è il meccanismo del voto.

E’ soddisfatto della presenza italiana a Cannes?
Sono molto curioso di vedere Fiore, il film di Claudio Giovannesi perché è una storia d’amore tra due giovani ambientata nel carcere minorile.

E’ tra gli interpreti del nuovo film di Gianni AmelioLa tentazione di essere felici.
Non si sa ancora come s’intitolerà. Interpreto un personaggio che è liberamente ispirato a quello dell’omonimo romanzo di Lorenzo Marone. Il film è completamente diverso dal libro, che peraltro non ho letto. Credo che faccia male conoscere il testo prima se il film è altro dal romanzo. E il regista deve avere la possibilità di esercitare la propria libertà.

E’ anche protagonista de L’ami (François d’Assise et ses frères) di Renaud Fely, insieme ad Alba Rohrwacher e Marcello Mazzarella.
Nel film, che al momento è al montaggio, sono San Francesco, ma protagonista non è il santo bensì la prima comunità dei francescani, una comune di pazzi molto ispirati, con tutte le complessità politiche di quel tipo d’assemblea.

E’ anche nel cast di Bianco di Daniele Vicari?
E’ un film che doveva partire due anni fa, ma ora non mi riguarda più.

Ha mai pensato di esordire come regista?
No, la ritengo l’ultima possibilità, lo farei forse per proteggere il lavoro con gli attori. Mi consentirebbe di cambiare al meglio un aspetto produttivo da alcuni sottovalutato: le prove prima delle riprese. Come è accaduto per Gabriele Mainetti, anche lui prima attore: nel suo Lo chiamavano Jeeg Robot la vera qualità è stata l’immensa preparazione degli interpreti prima di girare.

Nella sua carriera sono assenti le serie tv, non le piacciono?
Non è una questione di qualità. Da lavoratore mi fanno paura, perché il vantaggio del cinema è che dopo 3 mesi lasci il set, mentre una serie tv ti obbliga anche per 10 mesi, Comunque da spettatore non le guardo.

Non c’è solo il cinema nella sua vita artistica.

Riprenderò lo spettacolo teatrale ‘Viaggio al termine della notte’ di Céline. Prevedo ancora alcune date, non una vera tournée. E poi continuo a suonare con la mia band Bestierare, saremo il 6, 7 e 8 maggio alla festa di Emergency.

Lecce 2016

Lecce 2016

Francesca Manieri: così scrivo il sequel di Smetto quando voglio

“Il tentativo è di fare quella che noi definiamo l’epopea comedy cioè immaginare una saga all’americana però con un tono di commedia" spiega la sceneggiatrice che firma con il regista Sydney Sibilia e Luigi Di Capua lo script dei due Smetto quando voglio - Reloaded e Revolution, le cui riprese in contemporanea sono iniziate prima di Pasqua. Ha anche cosceneggiato Nella battaglia di Francesca Comencini con protagonista Lucia Mascino, ciak il 6 maggio, e il drammatico Acqua santa di Laura Bispuri

Lecce 2016

Premio Verdone a Short Skin. Ulivo d’oro a ‘Lily Lane’

Premio Miglior Sceneggiatura e Premio FIPRESCI a Ines Tanović per Our Everyday Life; Premio Speciale della Giuria a Virgin Mountain di Dagur Kári; Premio SNGCI Migliore attore a Peter Mullan per Hector

Lecce 2016

Christian De Sica: con Brizzi il mio prossimo film

L'attore è protagonista con Lucia Mascino della commedia Fräulein. Una fiaba d’inverno di Caterina Carone: "Questa storia d’amicizia, non d’amore, è un film piccolo che andava fatto perché mi pulisco di tante cose. Mi ha detto l’autrice: nel film arrivi vestito come nei cinepanettoni, con il colbacco di pelliccia, e poi piano piano cambi". De Sica annuncia poi un progetto con Fausto Brizzi e il ritorno in tv, "mi hanno proposto di condurre Zelig e Striscia la notizia"

Lecce 2016

Nella gelida Reykjavík la vita di un 40enne mammone

Virgin Mountain di Dagur Kari e Baby(a)lone di Donato Rotunno fanno parte del Concorso europeo del Festival di Lecce. Il primo, vincitore di tre premi (Miglior film, attore e sceneggiatura) all’ultimo Tribeca Film Festival, è una malinconica commedia, ambientata nella capitale islandese sferzata dalla tormenta di neve, con protagonista un 40enne obeso, che vive ancora con la mamma. Il secondo film è un dramma lussemburghese di preadolescenti, cresciuti troppo in fretta, entrambi in fuga dalla scuola e da situazioni familiari disastrose che li hanno induriti


Ultimi aggiornamenti