Cristian Mungiu: “Un padre agli esami di maturità”

Il più famoso regista romeno contemporaneo ci parla di Un padre, una figlia, il suo film, coprodotto dai Fratelli Dardenne, in sala dal 30 agosto con la Bim


CANNES – “Una storia che ci riguarda da vicino, come popolo, ma che è anche universale, perché ha a che fare con la responsabilità e l’onestà, la corruzione grande e piccola”, così Cristian Mungiu parla di Bacalaureat, il suo film, coprodotto dai Fratelli Dardenne, in sala dal 30 agosto con la BIM. Il più famoso regista romeno contemporaneo, vincitore della Palma d’oro a Cannes con 4 mesi, 3 settimame e 2 giorni nel 2007, è il principale protagonista della rinascita di questa cinematografia dalle solide tradizioni.

Come in un altro film romeno premiato con l’Orso d’oro, Il caso Kerenes di Calin Netzer, ma in modo più sottile e suadente benché non meno disturbante, anche qui c’è un genitore disposto a tutto, anche ad andare contro la legge per amore di un figlio. Romeo (Adrian Titieni, grande attore di cinema e teatro che si candida a un premio per l’interpretazione), è un chirurgo affermato che vive in una piccola cittadina della Transilvania con una moglie che trascura e una figlia che adora (Maria Dragus). E’ una buona famiglia borghese e da sempre sognano di mandare la ragazza all’estero a studiare. Ora Eliza ha ottenuto una borsa di studio per l’Inghilterra, per un college prestigioso, ma per poter partire deve superare gli esami di maturità nel suo paese con una buona votazione. Però un giorno, mentre esce dal liceo, viene aggredita da un balordo che tenta di violentarla e le rompe un polso. Riuscirà a superare le prove scolastiche o c’è bisogno di un piccolo aiuto, magari la raccomandazione di amico nel collegio dei docenti? E qual è il prezzo da pagare?

La Romania che lei descrive sembra essere un paese dove un’intera classe sociale, dal poliziotto al medico, dal professore di liceo al politico locale, si scambia favori, piccoli o grandi. 
Spero che Un padre, una figlia non sia solo un film sulla Romania, ma sui dilemmi morali delle persone ovunque vivano, insomma sulla natura umana. Ma è vero, da noi abbiamo lottato tanto per cambiare la società dopo la caduta di Ceausescu, e avevamo speranze che non si sono realizzate. Non è mai semplice decidere se partire o restare. E chi è rimasto magari avrebbe preferito partire. 

Il film parla del rapporto tra genitori e figli e di come la morale si trasmetta tra le generazioni ma anche di come i giovani possano rimettere in questione le scelte – o non scelte – dei genitori.
Romeo agisce per il bene della figlia, ma ciò che fa contraddice i suoi valori, quello che le ha sempre insegnato. Educhiamo attraverso le nostre azioni e i nostri comportamenti, più che con le parole.

Nel film ci sono molti accadimenti che creano un clima di ansia: come il sasso gettato contro la finestra all’inizio oppure il cane che viene investito da Romeo.
Nel cinema è difficile trovare un’espressione esterna per i sentimenti e i pensieri. E’ possibile mostrarli con accadimenti di questo tipo che comunicano allo spettatore le stesse emozioni che provano i personaggi. Ad esempio la finestra rotta ha a che fare con il senso di colpa: non ti senti a posto con la tua coscienza e sai che là fuori c’è qualcuno che ti guarda e che ti giudica. Il film è la soggettiva di Romeo.

Qual è la differenza tra la piccola e la grande corruzione, la richiesta di un favore personale o di una raccomandazione rispetto alla corruzione politica?

Non c’è differenza, se non quantitativa. I piccoli compromessi che tutti facciamo nella vita, i tradimenti, le bugie non diventano mai di dominio pubblico ma sono la base della corruzione più grande. In Romania si parla molto di questi argomenti. Romeo idealizza sua figlia e pensa di consegnarla a un mondo onesto e perfetto, l’Inghilterra dove studierà e vivrà.

E’ vero che lei gira moltissimi ciak, anche 30/40 per ogni scena?
E’ vero, cerco un forte livello di emozione e uso molto i piani sequenza. I vari ciak non sono mai uguali per me. Ci sono piccole variazioni di luce e nella recitazione fino ad arrivare al momento perfetto.

In concorso a Cannes c’è quest’anno un altro film romeno, Sieranevada di Cristi Puiu. La salute del vostro cinema è fiorente.
Sì, abbiamo un sistema di finanziamenti che ci permette di fare non solo i grandi film, ma anche opere di nuovi autori a basso budget. Quello che non funziona da noi è il circuito delle sale. Abbiamo perso l’abitudine di vedere i film autore, nei multiplex non fai una scelta, vai là con gli amici e trovi le pellicole più popolari. Invece bisogna investire nell’educazione dei giovani. Con 4 mesi, 3 settimane, 2 giorni ho portato in giro il film per il paese. Per mostrare Un padre, una figlia non abbiamo trovato una sala a Bucarest, allora ho affittato la vecchia sala del Partito Comunista e stasera ci sarà lì un’anteprima in contemporanea con Cannes. Per me il pubblico conta molto, è per questo che continuo a fare film in Romania e non all’estero. E’ per questo che organizzo un festival a Bucarest dove mostriamo i film di Cannes, è un gesto educativo.

Da dove nasce la storia che racconta nel film?
Passo molto tempo a riflettere sulla mia vita e sul mio essere padre. Io cerco sempre di fare film su ciò che è più importante per me. Oggi mi interessa il rapporto tra l’essere genitori e la verità. Spesso noi confezioniamo una verità ad uso dei ragazzi, la verità che ci conviene. Leggo molto i giornali e trovo storie di corruzione ma anche tante storie sull’educazione. A un certo punto mi sono reso conto che era importante mescolare le due cose. C’è un momento nella vita in cui capisci che è tardi per fare nuovi progetti e quello che ti resta è il futuro dei tuoi figli, allora cominci a fare progetti molto precisi per loro.

Come vede il futuro della Romania? E’ giusto restare?
Non sono molto ottimista in questo momento. Abbiamo cambiato tante cose, certo, ma c’è tanta ansia sociale e depressione tra noi. Da dove viene? Dalle tante cose che non abbiamo affrontato. Ma questa non è una storia che riguarda solo la Romania.

Cristiana Paternò
19 Maggio 2016

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