Susan Sarandon: non voterò Hillary Clinton. Lo faranno i repubblicani

"La Clinton non rappresenta nessuno dei valori nei quali credo - così l'attrice che ha presentato a Taormina fuori concorso The Meddler - Di recente ha avuto tanti fondi dai repubblicani"


TAORMINA. “Se Hillary Clinton sarà la candidata ufficiale democratica alle presidenziali non la voterò perché lei non rappresenta nessuno dei valori nei quali credo – così l’attrice Susan Sarandon ha dichiarato nel corso della master class del TaoFilmFest- Stanno emergendo brogli elettorali, tante cause legali sull’esito di queste primarie. Certo dietro la Clinton c’è una macchina da guerra potentissima, non so se questi fatti riusciranno a  fermare la sua avanzata. Di recente la Clinton ha avuto tanti fondi dai repubblicani e molte delle persone favorevoli alla guerra sono al suo fianco. Se fossi repubblicana la voterei e alla fine avverrà così, molti democratici invece non la sosterranno”.

L’attrice ha accompagnato a Taormina l’anteprima italiana del film fuori concorso The Meddler di Lorene Scarafia. Il premio Oscar interpreta Marnie, una vedova di New York che decide di seguire la figlia Lori (Rose Byrne) a Los Angeles per dare una svolta alla sua vita. L’incontro con Zipper (il premio Oscar J.K. Simmons) e con persone bisognose del suo aiuto, l’aiutano ad affrontare e elaborare il lutto.
L’attrice riceverà inoltre l’Humanitarian Taormina Award per l’impegno a favore della popolazione di Haiti, da David Bell, membro del board of directors di APJ Artist for Peace and Justice, organizzazione no-profit fondata da Paul Haggis nel 2009 per promuovere pace e giustizia sociale nel mondo attraverso l’emancipazione di comunità povere

The Meddler, un film da protagonista.

Oggi alla mia età è difficile avere un ruolo come questo e un personaggio che rimane vivo dall’inizio alla fine del film. Da subito mi è piaciuta la sceneggiatura, ma ancora di più il personaggio di Marnie quando ho visto un teaser di 5 minuti, mandatomi dalla regista, con sua madre che recitava la prima scena del film.

Chi è Marnie?
Una persona molto generosa, speciale, pronta ad aiutare chi incontra. Così facendo elabora e supera il lutto. E la madre della regista è identica, è convinta di avere abbastanza, forse perché è stata molto amata, e quel più che sente di avere lo dà con grande generosità.

La storia di Marnie riguarda un po’ noi tutti?
Nella nostra vita affrontiamo periodi di grande cambiamento dovuti ai figli che crescono, a un divorzio, o appunto a un lutto, alla scomparsa di una persona con quale abbiamo vissuto tanto tempo. Spesso le donne sono abituate a dare tanto amore nella relazione e questo tipo di rapporto diventa la loro identità. E quando esso improvvisamente finisce c’è bisogno di un po’ di tempo per adattarsi e capire verso chi rivolgere il nostro amore. E il film racconta questa necessità in modo profondo e delicato.

Che tipo di mamma è Marnie?
E’ l’emblema della supermamma, nella migliore accezione del termine. E’ una donna italiana, molto generosa, spesso non conosce i suoi limiti, va sempre un po’ oltre e questo la rende divertente dal punto di vista cinematografico.

Quanto di questa mamma c’è in lei?
Sono molto coinvolta nella vita dei miei figli e loro altrettanto nella mia, anche se non ho così tanto tempo da immischiarmi nelle loro vite.

C’è una parte del carattere del suo personaggio che ritrova in lei?
Credo che sia molto difficile, dopo che si è avuto una relazione molto lunga, come nel caso di Marnie, costruire un nuovo rapporto sentimentale perché ti senti molto vulnerabile e questo è il tratto che sento di avere in comune con lei. Del resto l’uomo nel film è super paziente, l’ascolta e la guarda.

The Maddler è un piccolo film indipendente?
Sì, è stato girato in 23 giorni, con un budget ridotto per USA, 3 milioni di dollari. Gli abiti che indosso sono proprio i vestiti della mamma della regista.

Il film è piaciuto alla critica?
Sì, ma gli studios sono convinti che non si possa guadagnare con queste pellicole sui sentimenti e sconta la poche risorse per la promozione. Non è un film d’azione ma una storia di persone, e allora poco interessa a chi guarda al cinema solo in termini di profitto. Gli uomini d’affari a capo degli studios hanno paura della forza dell’immaginazione che può creare empatia con le vicende umane, magari di rifugiati o di migranti e allora diventa complicato prendere delle decisioni più drastiche.

Lei e Jessica Lange sarete rispettivamente Bette Davis e Joan Crawford nella serie tv Feud diretta da Ryan Murphy.
All’inizio si presentava come un film sul making of di Che fine ha fatto Baby Jane? e non mi convinceva, poi Murphy mi ha inviato il progetto di una serie in 8 episodi ed è stata coinvolta Jessica Lange. Lei ed io interpretiamo le due famose attrici che hanno combattuto contro il sistema hollywoodiano che non trattava bene le donne. Il mondo del gossip cercava di metterle l’una contro l’altra, dicendo che avevano gli stessi amanti, per istigare l’inimicizia, forse perché le temevano alleate e amiche contro il sistema hollywoodiano. La serie guarda al passato ma chiedendosi se è cambiato qualcosa oggi e forse per questa ragione mi ha interessato.

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