Valerio De Paolis: “Ora punto sugli italiani Alice Rohrwacher e Leonardo Di Costanzo”

Il Biografilm Festival ha tributato un Premio alla carriera al padre della Bim e ora della giovanissima Cinema srl


BOLOGNA – Uno sguardo da volpe, inquieto e veloce, jeans e camicia a righe senza cravatta, Valerio De Paolis in questi giorni è al Biografilm di Bologna per ritirare un meritato riconoscimento alla quasi quarantennale carriera di distributore cinematografico. Figlio di un direttore di produzione della Fox ed ex produttore lui stesso, De Paolis arriva alla 12° edizione del festival bolognese con il suo carico di Orsi, Leoni e Palme d’Oro (l’ultima, con I, Daniel Blake di Ken Loach), con la sua nuova avventura targata Cinema srl – creata due anni fa, dopo la vendita della Bim – e con l’esperienza di chi di cinema ne ha digerito un’infinità fin da ragazzino. “Migliaia e migliaia di titoli visti e anche studiati – ci racconta, seduti nella piazzetta del Lumière bevendo un caffè – Ma confesso che ormai da molto tempo non riesco ad essere più ‘distaccato’ di fronte a un film. Sono lì che lo guardo da mestierante, cercando di capire se e quanto funziona. Una maledizione, in un certo senso”.

Quindi davanti a uno schermo non se la gode mai.

Solo guardando i classici degli anni ‘30 e ‘40. Con quelli non posso più fare niente dal punto di vista commerciale. E allora, finalmente, mi rilasso. Anzi, rispetto a questi classici del passato, voglio dire un’altra cosa. È importantissimo vederli e  rivederli. Sono una base fondamentale per capire tutto il cinema, anche quello contemporaneo. Sono i classici che mi hanno insegnato i tempi, i turning point, le regole base di questa arte. Quindi, ai giovani dico: se volete fare cinema iniziate guardando i classici.

De Paolis, nel 2014 lei vende la Bim e si ritira in pensione. Dopo sei mesi però ci ripensa e corre a Cannes a comprare per la sua nuova casa Cinema srl. Cos’è, un’attrazione fatale per l’arte o per il mestiere?
Ero deciso a uscire fuori dall’ingranaggio e riposarmi. Ma io sono un inquieto, uno che si annoia velocemente, uno che ha bisogno di muoversi. E così una mattina mi sono svegliato, non avevo nulla da fare e mi sono detto: ok, si ricomincia.

Non è facile, dopo aver venduto un valore come la Bim, che ha portato in Italia gran parte del cinema di qualità degli ultimi trent’anni. Da Zhang Yimou a Ken Loach, da Audiard ai Dardenne, a Leigh, a Panahi…
No, non è facile, perché il sistema cinema è come un treno in corsa. Una volta che scendi è un bel casino risalire.  Ma eccomi qui, con un nuovo ufficio, nuovi collaboratori (anzi, collaboratrici, sono nove donne, ndr) e nuovi titoli da portare in sala.

Le qualità fondamentali per un distributore?
Non lo so. Posso dire che io sono uno molto competitivo e anche molto deciso. Quando voglio un film, non mollo l’osso fino a che non è mio. E poi intuito, impegno e un po’ di mestiere.

Più impegno o più mestiere?
Senza impegno non si può fare nulla. Bisogna fare tutto con impegno, anche lavarsi i denti o prepararsi le uova la mattina. Tutto allora, assume un suo valore. Il mestiere poi, certo, aiuta.

Quando sceglie un film è perché pensa al successo che potrà avere o perché le piace?
Beh, un distributore per lavorare deve tenere presenti entrambe le cose. Ma io preferisco comprare film che a me piacciono ma che non sono immediatamente da grande pubblico. Mi diverto di più a scommettere difficile e a lavorare duro perché quello che piace a me alla fine piaccia a tutti.

Prossimi traguardi? Tanto ormai, dopo la vittoria del “suo” Ken Loach è chiaro a tutti che lei è di nuovo sul treno e alla grande.
Quest’anno, da settembre mi rimetto a regime e potrò finalmente iniziare a lavorare con film ancora non pronti. In lista ho anche tre titoli italiani.

Me ne dica almeno uno.
GIiene dico due, perché mi è simpatica. I prossimi film di Alice Rorhwacher e Leonardo Di Costanzo.

Roberta Ronconi
15 Giugno 2016

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