Massimo Martella: Duce c’è posta per voi

"Mussolini riceveva fino a 1500 missive al giorno dagli italiani, tutte conservate all’Archivio centrale dello Stato", dice l'autore che a questo materiale ha attinto per il doc Mio Duce ti scrivo


TAORMINA. Sarebbero stimate in 600mila le missive indirizzate durante il ventennio a Mussolini dagli italiani di ogni ceto sociale ed età, compresi i bambini. Si tratta di lettere, cartoline postali e telegrammi contenuti in 3mila faldoni intestati ‘Segreteria particolare del Duce’ e conservati all’Archivio centrale dello Stato di Roma.
A questo materiale, solo in parte catalogato e per di più in maniera sommaria, si è ispirato e ha attinto il documentario di Massimo Martella Mio Duce ti scrivo, prodotto da Luce Cinecittà, che anche lo distribuisce, con Rai 3 e presentato al TaorminaFilmFest.
Il film è innanzitutto un’autentica testimonianza diretta del consenso e della fiducia, che sconfinano nell’adorazione, di tanti italiani verso il dittatore, ma anche il termometro della condizione sociale e ideale del Paese.

C’è chi chiede un lavoro, un aiuto economico, una macchina da cucire; chi denuncia un’illegalità o un sopruso; numerose le delazioni sui nemici sovversivi, sul conto di personaggi del potere economico, sui gerarchi del regime, sulla famiglia reale; chi se la prende con l’anarchico che voleva uccidere Mussolini e chi offre un pezzo del suo naso per curare quello del Duce ferito in un attentato; una “lettera servile” di un giovane Norberto Bobbio e una lettera della moglie del leader antifascista Pietro Nenni che chiede di allentare il controllo pressante della polizia; la lettera di un Andrea Camilleri bambino pronto ad andare a combattere in Abissinia; le lettere dai soldati al fronte e di chi, nonostante il dolore, è onorato che il figlio in guerra abbia dato la vita per la patria; una madre disperata che racconta la perdita della figlia piccola in un bombardamento; lettere anonime di insulti; lettere di ebrei che chiedono ragione delle leggi razziali. Insomma un carteggio vario e selezionato, interpretato da quattro attori, che è il risultato finale di un lavoro partito dai pochi libri su questo patrimonio di lettere e poi arrivato agli originali conservati all’Archivio Centrale e alla scelta del regista di privilegiare gli inediti.

Come nasce questo documentario?
Si è interrotta una lunga collaborazione con la Taodue di Pietro Valsecchi, ne ho approfittato per lavorare ad alcuni miei progetti. Ne avevo in mente uno sui delatori durante il fascismo e la guerra fredda. Luigi Bizzarri, capostruttura de ‘La Grande Storia’ su Rai3, interessato al progetto, mi disse: ‘Ma noi che cosa mostriamo, i delatori istituzionalmente non vengono mai ripresi”. Siccome una parte delle delazioni era attraverso lettere abbiamo allora pensato di occuparci della corrispondenza durante il ventennio. Così ho scoperto che nei periodi di maggiore consenso del popolo, Mussolini riceveva fino a 1500 missive al giorno. Gli arrivava qualunque cosa, ma soprattutto richieste di soldi, sussidi, elemosine e lettere di adorazione.

La Segreteria particolare del Duce per far fronte a questo flusso continuo di posta arrivò ad avere decine di funzionari?

Sì, le lettere venivano divise tra Carteggio Riservato e Ordinario. Il suo compito principale era selezionare una parte di queste lettere e portarla all’attenzione di Mussolini, il quale dopo averle lette spesso disponeva che fosse data loro risposta. Gli italiani dovevano avere infatti la sensazione che il duce li ascoltasse, li conoscesse e li amasse uno per uno.

Il flusso di queste lettere diventava ancora più imponente in determinate occasioni?
Sì, in corrispondenza delle festività, del compleanno del duce, o della malattia di un suo familiare; dopo gli attentati da lui subiti; oppure in occasione di una celebrazione fascista, dopo un importante discorso radiofonico, o in concomitanza dell’inizio di una nuova impresa militare. Di tutta questa immensa mole di corrispondenza, solo una parte è arrivata fino a noi; la stragrande maggioranza è andata distrutta nell’immediatezza della fine del fascismo.

Che sorprese ha trovato in questo enorme fondo cartaceo?
Un capitolo, di cui nessuno ha mai parlato, relativo agli squadristi fascisti inviati al confino, perché figure scomode per il regime ormai stabile. Spesso le loro sono memorie difensive inviate direttamente al duce. E la scoperta di come un dittatore, apparentemente molto distante dalla popolazione perché al vertice di una piramide di potere molto sfaccettata, avesse poi un rapporto così diretto con gli italiani che in tanti gli scrivono e spesso in maniera confidenziale.

Si è avvalso per la parte visiva dell’Archivio Luce
.
Nel quale si trovano materiali straordinari come la sequenza dei bombardamenti che mette in successione le immagini delle diverse città colpite, con l’obiettivo di far vedere quanto sono ‘cattivi’ gli angloamericani e sottolineare le responsabilità del nemico. Con il senno di poi è uno straordinario documento dell’impotenza italiana. Quel filmato è come se dicesse: fermatevi, noi non siamo più in grado di difenderci.

Il documentario esce ora in DVD con diversi extra?
E’ stata inserita la trascrizione di alcune lettere integrali presenti nel film in versione breve e altre che non fanno parte del documentario e che ho scelto, per la loro bellezza, tra quelle scartate per ragioni di tempo. E inoltre c’è la testimonianza di una donna vivente, da me rintracciata, che a 9 anni così scrisse al figlio Romano di Mussolini: di’ al tuo papà di fare qualcosa per il mio che è stato sempre un ottimo italiano e che ora con le leggi razziali non viene più considerato cristiano.

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