Paolo Genovese: “Questa è la bellezza della vita”

Ha appena vinto il Nastro d'argento per la migliore commedia, completando un personale grande slam, ma non riposa sugli allori il regista di Perfetti sconosciuti


TAORMINA – Il primo giorno della mia vita. Si intitolerà così il nuovo film di Paolo Genovese, che dopo il successo mondiale di pubblico e critica per il suo Perfetti sconosciuti intende ora raccontare “la bellezza della vita”. Lo confida a Cinecittà News nel ritirare il Nastro d’Argento per la commedia dell’anno, con l’orgoglio di chi ce l’ha fatta. “Con questo premio abbiamo fatto il grande slam, portandoci a casa David di Donatello, Ciak d’Oro, Globo d’Oro e, dopo sette candidature, finalmente ora il Nastro d’Argento”. Sedersi sugli allori è l’ultimo dei suoi propositi: mentre cura la produzione artistica della serie Immaturi, scrive il nuovo film di Gabriele Muccino e intanto lavora sul suo prossimo progetto, sempre prodotto da Medusa e Leone Group.

Come intende mettere in scena “la bellezza della vita”?

Con un cast corale e misto, di generi e culture diverse. Vorrei girarlo all’estero, in un melting pot dove tutto può succedere: penso a New York, Shanghai, città che siano crocevia di culture. Sarà una riflessione sulla difficoltà nel capire quanto possa essere bella la vita, su quante cose diamo per scontate, su quanto facilmente rischiamo di non renderci conto del valore di ciò che abbiamo.

Come si realizza una commedia in grado di mettere d’accordo critica e pubblico?

La commedia se ben realizzata è già per sua natura un insieme di generi tra drammatico, comico, romantico: è un racconto della realtà attraverso un equilibrio narrativo di sorrisi, emozione, lacrime… Ce n’è per tutti: c’è la parte più pop che rende trasversale il messaggio, la parte più profonda che riflette sulla società, quella più amara e cinica. Perfetti sconosciuti ha tutte queste caratteristiche: ha funzionato perché ognuno, spettatore o critico, ci ha trovato l’elemento che lo ha convinto.

La considera una commedia cinica?

Molto. È senza speranza, negativa, tratta temi quali la vita segreta delle persone, l’omosessualità, l’ipocrisia dei rapporti umani. Temi profondi affrontati ora in maniera divertente, per far ridere, ora in maniera più angosciante, per far riflettere.

Non basta riunire un buon cast intorno al tavolo per firmare un grande film. Occorre una solida sceneggiatura, come ha confermato il Best Screenplay Award del Tribeca Film Festival: quanto ci avete messo a scriverla?
Due mesi, cioè pochissimo. E’ un film venuto di getto, altri miei precedenti tipo Tutta colpa di Freud erano faticosi, fatti di intrecci ed equilibri delicati, richiedevano tempo. Stavolta ci abbiamo messo poco, forse perché tra esperienze dirette e mediate avevamo tutti molto da dire sul tema.

Come ha accolto la notizia del remake americano, con ipotesi di attori che vanno da Bradley Cooper a Leonardo Di Caprio?
In modo conflittuale: il gradimento estero del film è stato quasi eccessivo. Se un film italiano piace molto in genere lo distribuiscono sottotitolato, cosa che da regista preferisco, invece Perfetti sconosciuti ha colpito così tanto che ben 25 paesi – Cina e Corea compresi – hanno già acquistato i diritti per rifarlo con i propri attori. 

E’ vero che sta scrivendo il nuovo film di Gabriele Muccino?
Confermo. Abbiamo passato insieme dei giorni a Malibu a scrivere. Gabriele in Italia ha creato un genere: si usa l’espressione “recitare alla Muccino”, il che significa che ha uno stile suo ben definito. E’ quello a cui deve tendere ogni autore: avere uno stile, essere riconosciuto da quello e non dal nome. Poi Gabriele ha saputo cambiare, è bravo a girare, si è confrontato con lo star system e il mercato americano, lo stimo.

Da dove le vengono le idee per un film?

Dipende. Ho preso l’abitudine di leggere i libri pensando se possano o meno diventare film. Non snobbo per niente i fenomeni editoriali giovanili: sono sempre curioso dei nuovi linguaggi e nuovi trend.   

Come sta procedendo la serie Immaturi di cui è produttore artistico?
Molto bene, stiamo girando la scena della gita di classe a Noto. Dai primi montaggi già mi sembra un prodotto completamente nuovo – che io stesso vedo con interesse, pur avendolo scritto – eppure non tradisce mai lo spirito originale del film. Ne verranno fuori otto puntate, tutte dirette da Rolando Ravello, con cui conto di scrivere anche il mio prossimo film.

Claudia Catalli
04 Luglio 2016

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