Alba Rohrwacher: alla conquista della Francia

L'attrice è tra i protagonisti dello spy thriller francese La meccanica delle ombre, firmato dall'esordiente Thomas Kruitof e presentato ai Rendez Vous in anteprima rispetto all'uscita, il 6 aprile


Al suo secondo film francese dopo Il sogno di Francesco e prima del terzo, l’atteso Les fantômes d’Ismaël di Arnaud Desplechin (ben piazzato per il festival di Cannes), Alba Rohrwacher è Sara ne La meccanica delle ombre, opera prima di Thomas Kruithof nelle sale dal 6 aprile con Europictures e in anteprima ai Rendez Vous. È un’alcolista anonima, una donna fragile e sola che trova conforto nella nascente amicizia con un altro ex-alcolista interpretato da François Cluzet (Quasi amici), il classico uomo comune che rimane schiacciato in un ingranaggio molto più grande di lui. Un disoccupato che non esita ad accettare un lavoro misterioso che si rivelerà anche pericoloso e lo trasformerà in una marionetta manovrata dal potere, in uno spy-thriller a metà tra La conversazione e Le vite degli altri.

Cosa l’ha convinta ad accettare il ruolo?

Ho trovato la sceneggiatura ben scritta e avvincente, poi ho incontrato il regista a Parigi e, nonostante si trattasse di un esordiente, ho capito che era una persona con le idee chiare, con una visione della sua storia per niente banale. È raro, soprattutto per un attore italiano, lavorare in un film di genere “puro” come questo… Gli attori sono come un liquido che cambia forma a seconda del contenitore in cui viene versato. In un’opera di genere c’è meno improvvisazione, si lavora più di precisione.

Cosa ha pensato di quest’uomo stritolato da un sistema spaventoso?

L’idea del regista era di creare una situazione in cui un uomo normale, ordinario si trovasse coinvolto in una storia di spionaggio paranoico. Quasi un monologo interiore kafkiano. La vita del protagonista è tutta dentro uno schema, chiusa e protetta da regole che lui si troverà a dover rompere. Sara, il mio personaggio, a differenza di tutti gli altri personaggi segue poco gli schemi e mette il protagonista in contatto con una nuova umanità. 

Rompere gli schemi è qualcosa che le appartiene?

È giusto disobbedire quando ti sembra che le regole vengano seguite in modo ottuso. Anche le regole giuste, se applicate con cecità, possono diventare pericolose.

Dopo Perfetti sconosciuti ha girato tre film in Francia, è stata una scelta precisa allontanarsi dall’Italia?

No, è stata la casualità a portarmici: ho girato Il sogno di Francesco e La meccanica delle ombre quasi nello stesso momento. Un anno fa non parlavo francese, oggi sì, quindi prima di tutto devo ringraziare il cinema francese per avermi insegnato una lingua. È stata una grande gioia avere la possibilità di lavorare lì sia con registi emergenti come Kruitof che con maestri come Desplechin. Non è una cosa che ho cercato, ma è arrivata ed è meraviglioso. Tra l’altro ho appena finito di girare un film austriaco, diretto da Markus Schleinzer.

Aveva girato anche un film tedesco, Bliss. Si considera un’attrice europea più che italiana?

Sono un’attrice italiana. È difficile ma bellissimo avventurarsi nel cinema straniero, che ha regole e modalità diverse. È interessante e costruttivo. Tra un mese, comunque, inizio un film italiano.

L’America la tenta?

Dipende tutto dalla storia e dal regista.

Da spettatrice quali sono i film che hanno segnato il suo immaginario, e quali quelli che ama ora?

Novecento ed E.T.. Poi Antonioni, Germi, Fellini. Rossellini . Mi piace vedere tutto il cinema, se potessi sarei in sala tutti i giorni. C’è un film che recentemente mi ha colpita, entusiasmata, turbata, è Toni Erdmann. La regista è stata capace di realizzare un’opera rara, ho ammirato le sue scelte, il suo divagare e il modo in cui l’ha fatto.

Negli ultimi 10 anni ha girato 3 o 4 film all’anno: qual è la cosa più importante che ha capito?

Aspiro alla leggerezza, sono sempre molto severa con me stessa. Ma quando lavoro non sono mai stanca, il lavoro che faccio è quello che dovevo fare, è l’unico luogo in cui mi sento a mio agio, è per me il luogo della pace.

Michela Greco
05 Aprile 2017

Rendez-Vous 2017

Rendez-Vous 2017

Lucas Belvaux: “Dietro le quinte dell’estrema destra francese”

"È da 20 anni che non si fa più cinema politico in Francia ed è stato un errore: bisogna dire le cose come stanno", afferma Lucas Belvaux, regista di A casa nostra, mostrato in anteprima ai Rendez-Vous e in sala con Movies Inspired dal 27 aprile. Al centro del suo film c'è una giovane infermiera (Émilie Dequenne) che si lascia convincere a candidarsi a sindaco della sua cittadina proprio nelle liste del partito di estrema destra, guidato da una donna che somiglia moltissimo a Marine Le Pen (Catherine Jacob). "Da radio e tv arrivano discorsi di odio e intolleranza - aggiunge Belvaux - È un delirio assoluto che entra a poco a poco nella testa della gente. Gli adolescenti ascoltano, ci credono e si inventano nemici, alcuni si sono radicalizzati esattamente come i jihadisti"

Rendez-Vous 2017

Portman e Depp nella finzione prebellica del Planetarium

In circa 60 sale con Officine Ubu, il film presentato dalla regista e dall'attore. Ma le due grandi protagoniste sono Natalie Portman e Lily-Rose Depp, che sul grande schermo diventano due sorelle medium americane impegnate in un tour europeo di sedute spiritiche che si interrompe a Parigi grazie a un produttore cinematografico (Emmanuel Salinger) che le ingaggia con l'ambizione di catturare il paranormale su pellicola. "Quando ho scritto Planetarium, in Francia si respirava un clima di antisemitismo, un vento minaccioso di razzismo e populismo, il film è stato anche una risposta a questa situazione. Penso che l'antisemitismo sia un brutto storytelling"

Rendez-Vous 2017

Olivier Assayas: “Dario Argento è il più grande”

Dopo Sils Maria il cineasta francese torna a dirigere Kristen Stewart in Personal Shopper, vincitore del premio per la regia a Cannes e ora in sala con Academy Two dal 13 aprile. E sulle fonti di ispirazione della pellicola rivela: "Quando ero un giovanissimo critico di cinema sono stato molto influenzato dal cinema di genere: Carpenter, Wes Craven, Cronenberg e il più grande di tutti, Dario Argento. Non penso che siano registi di serie B, anzi hanno accesso a una dimensione più profonda"

Rendez-Vous 2017

Huppert “fragile” e forte per Mia Hansen-Love

Una professoressa di filosofia che si trova ad affrontare le difficoltà crescenti della maturità e la solitudine. E' il bel personaggio a cui dà vita Isabelle Huppert nel quinto film della regista francese Mia Hansen-Love, L'avenir, in Italia distribuito da Satine Film a partire dal 20 aprile con il titolo Le cose che verranno. Una pellicola che è valsa alla Huppert il premio come Miglior Attrice dell'Anno ai prestigiosi Critics' Choice Award di Londra e che, insieme alla vittoria del Golden Globe e alla candidatura all'Oscar per Elle ne conferma - se ce ne fosse bisogno - il talento eccelso e versatile, ha ottenuto anche l'Orso d’argento alla Berlinale 2016 per la migliore regia ed è ora tra le proposte dei Rendez-Vous con il cinema francese in corso a Roma


Ultimi aggiornamenti