Cate Blanchett: la mamma che addomestica i draghi

L’affascinante attrice australiana presta la voce a uno dei personaggi del cartoon Dreamworks 'Dragon Trainer 2'


CANNES – Sebbene la selezione del Festival 2014 sia impeccabile, gli si può rimproverare una mancanza. Ci sono pochi film di intrattenimento ‘puro’, dedicati magari a un pubblico di ragazzi o a chi semplicemente ha voglia, tra una prova autoriale e l’altra, di provare semplicemente ‘sense of wonder’ ed emozioni forti per un paio d’ore. Una possibilità è quella di abbandonare momentaneamente il festival per intrufolarsi, come un comune cittadino, in una delle tante salette locali che offrono i migliori blockbuster a prezzi di mercato. Noi lo abbiamo fatto e abbiamo scelto Godzilla, che una provvidenziale ‘anteprima di mezzanotte’ ci ha permesso comunque di vedere con quasi 24 ore di anticipo rispetto all’uscita ufficiale italiana. E ci è molto piaciuto.

Ma, all’interno del festival, l’unica produzione legata al mondo dei blockbuster hollywoodiani è Dragon Trainer 2 (in originale How to train your Dragon 2), sequel di un successo del 2010 a opera della Dreamworks. Rigorosamente in 3D, il film si rivela un gioiello che ci emoziona per due ore con il seguito delle avventura del teenager vichingo Hiccup e del suo drago ‘Sdentato’, con una trama ricca di colpi di scena e momenti forti e drammatici, pur trattandosi di un film per ragazzi. Tra questi, il ritrovamento di una mamma scomparsa da tempo, interpretata vocalmente dall’abile e affascinante australiana Cate Blanchett, che focalizza l’attenzione della stampa internazionale in conferenza stampa. In fondo, si tratta di un film sulla famiglia.

Lei per un periodo ha lasciato Hollywood per dedicarsi ai suoi figli, ma sappiamo che si innervosisce se le chiedono come si fa a coniugare tutto…

E’ che queste domande le fanno sempre alle donne. Mi sembra che da questo punto di vista dai paesi anglosassoni all’Africa si sia rimasti al Medio-Evo. E non soltanto nel mondo del cinema, è un problema generalizzato. Ovvio che quando interpreto una mamma sul grande schermo mi sento sempre molto coinvolta. Si fa presto a giudicare un genitore, sono tutti bravi. Nel film, tutto dipende da un incidente. Ma il mio personaggio scopre che anche se non ha visto suo figlio per anni esiste ancora con lui un legame che li unisce e li avvicina. E’ un film con molto umorismo e un grande cuore. Se poi vuole sapere se ho ancora lavoro a Hollywood dopo aver avuto dei film… beh, no. Per questo sono a Cannes.

Ci tolga una curiosità.  Lascia i suoi bambini giocare con i suoi Oscar?

Se sono buoni, glie li faccio perfino accarezzare.

Ci racconti la sua esperienza di doppiaggio…

Avere avuto il ruolo lo considero un dono. Ho visto il primo film da semplice spettatrice, i miei figli lo adoravano. Quindi sapevo in cosa mi stavo impegnando. Chiaro che è una sfida, noi attori siamo abituati a usare il volto e il corpo. In questo caso avevo a disposizione solo la voce. Ne ho parlato molto con il regista Dean DeBlois e lui mi ha dato tutti gli strumenti, mettendomi a contatto con gli animatori in modo che potessi capire cosa stavano facendo. A volte ero io  a proporre delle soluzioni, a volte loro.

 E’ un’attrice eclettica. Passa da Woody Allen ai blockbuster…

Lo sono anche come spettatrice. Mi piacciono i kolossal hollywoodiani, come a tutti, ma anche i film intimi che si vedono ai Festival come Cannes. Sono una mamma e ho la lacrima facile. Ogni volta che sono di fronte a un nuovo film con un nuovo regista ho la possibilità di rivolgermi a una parte di pubblico sconosciuta. Ognuno ha la sua visione.

Come vive l’invecchiamento?

Non ho problemi. Ho la stessa data di compleanno di Sofia Coppola.

Siamo in Francia e lei ha lo stesso agente di Marion Cotillard. Chi è la migliore tra voi due?

Ah, non c’è mica competizione. Lei è una delle attrici più grandi al mondo, ha fatto un lavoro incredibile con La vie en rose. Ha una grande palette interpretativa, attendo con ansia il suo prossimo film.

 In Australia, come in Italia, il governo non sembra tenere molto in considerazione la cultura…

 Siamo preoccupati per il piano budget ed è un problema che non riguarda solo il cinema. Penso che la cultura sia la chiave con cui un paese viene percepito e che il governo debba dargli l’importanza che merita, e rivedere certe posizioni.

Da giovane amava scrivere storie. Legge mai le sceneggiature ai suoi bambini?

Mio marito è un autore e quindi personalmente leggo storie ogni sera, ma la sceneggiatura non è adatta ai bambini, perché è scritta pensando che bisognerà leggerla confrontandosi con qualcuno, ovvero i produttori e il regista. Ma quello un po’ più grande, che ora ha 12 anni, le legge e gli piace moltissimo, e mi consiglia. Sapete cosa mi dice? Mamma, quando lo fai un blockbuster?

16 Maggio 2014

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