Jasmine Trinca sarà Ilaria Cucchi: “Cinema civile dalla forza sconquassante”

L'attrice ci parla del suo prossimo impegno: sarà Ilaria Cucchi nel film di Alessio Cremonini sul caso del giovane morto durante una custodia cautelare a Regina Coeli


PESARO – Nonostante la febbre (“prima o poi dovevo crollare”), Jasmine Trinca non si sottrae all’impegno con la Mostra di Pesaro. Tocca infatti all’interprete romana, appena premiata a Cannes per il suo ruolo in Fortunata, rappresentare l’attore nella tavola rotonda che conclude il festival e che è dedicata proprio a questa figura amata/odiata nel cinema italiano contemporaneo: l’incontro, moderato dai curatori del volume Marsilio sull’argomento, Pedro Armocida e Andrea Minuz, ha visto interventi di Laura Buffoni, Paola Casella, Massimo Galimberti, Marco Pistoia, Alberto Scandola e della sottoscritta. Ma naturalmente è stata Jasmine a portare il contributo più interessante e vivo. “Se amiamo il cinema dobbiamo ricordare che l’attore ci mette la propria anima e deve essere amato”, ha detto. Rievocando anche aneddoti della sua infanzia nel quartiere di Testaccio, con la madre che le imponeva di parlare italiano ma poi scivolava gioiosamente nel romanaccio.

Trentasei anni, scoperta da Nanni Moretti per La stanza del figlio quando ancora era una liceale che sognava di diventare archeologa, oggi Jasmine è una delle interpreti più sensibili e apprezzate, non solo in Italia ma anche in Francia (dove ha lavorato ad esempio con Bertrand Bonello). E non manca nel suo curriculm un film hollywoodiano accanto a Sean Penn e Javier Bardem (The Gunman). Suo prossimo impegno: Ilaria Cucchi nel film di Alessio Cremonini sul caso del giovane morto durante una custodia cautelare a Regina Coeli.

Cosa ci può dire del film di Alessio Cremonini?
Sarà prodotto da Olivia Musini per Cinema 11 e distribuito da Lucky Red. Non posso dirvi ancora il nome dell’attore che interpreterà Stefano Cucchi. Il regista ha già diretto Border sulla crisi siriana. Questo nuovo film è scritto con una forza sconquassante che restituisce, sia pure col dovuto rispetto e pudore, i passaggi orribili di questa storia. Cucchi è il simbolo estremo di una situazione che può essere accaduta mille volte in Italia. 

Ha incontrato Ilaria Cucchi, la sorella che con una forza straordinaria ha tenuto viva l’attenzione dell’opinione pubblica su questa vicenda?

L’ho conosciuta a una serata memorial al Parco degli Acquedotti in cui leggevo alcune pagine dal suo libro. 

Il film è basato su questo libro?
E’ basato sulle carte e sugli atti, non racconta il processo ma quei tragici giorni di detenzione. La cosa sconvolgente è la sottovalutazione che c’è stata di quei fatti. Qui non si tratta di mostri, ma di persone normali che non compiono il loro dovere.

Sarà un film capace di parlare a una platea internazionale nel denunciare e spiegare questi fatti atroci?

Non ci sarà spettacolarizzazione della vicenda, sarà un film inchiesta rigoroso che restituirà un caso che ha indignato e scosso i singoli e la società. Spero che sia un esempio di cinema civile, non vogliamo lasciare ad altri questa storia, ma dare testimonianza. 

Viene in mente Diaz di Vicari.

In Diaz si vedeva la violenza in scena perché il film si basava sulle testimonianze delle vittime. Qui purtroppo la vittima non può raccontare. Ma, ripeto, bisogna chiedersi: come è possibile che nessuno si sia reso conto di quanto fosse grave la vicenda Cucchi. 

Qui a Pesaro si cerca di restituire centralità alla figura dell’attore nel cinema italiano contemporaneo con una raccolta di saggi e una tavola rotonda. Pensa che esista una lacuna da colmare?

Penso che gli attori abbiamo una grossa fragilità che, con il loro lavoro, mettono in piazza. Chi è disposto a farlo? Questo dovrebbe meritare rispetto. E’ importante lo sguardo degli altri su ciò che facciamo. L’attore è lì che aspetta di essere scelto, di essere guardato. 

Cosa ha rappresentato per lei il premio per Fortunata vinto a UCR?
Una grossa felicità e un momento di pace. Se Fortunata ha parlato a quella giuria, a Uma Thurman, vuol dire che il personaggio può toccare certe corde. 

Non di rado un film sottovalutato dalla critica italiana, trova poi all’estero una maggiore comprensione, ottiene un successo in qualche misura insperato. Si è chiesta come mai?
Sì, me lo chiedo. Siamo un paese difficile, che cerca la divisione più che il compattarsi. Però dopo aver vinto ho sentito un tale calore da parte di tanti attori e registi, non miei amici, che ho provato un momento reale di felicità per il nostro cinema. Come quando Elio Germano vinse la Palma a Cannes e andammo a festeggiarlo a sorpresa a Testaccio. 

E’ stata paragonata ad Anna Magnani per Fortunata.

Non penso di avere preso qualcosa da Anna Magnani, ho talmente tanto rispetto per quel cinema… Ma sicuramente per Sergio Castellitto Mamma Roma è stato un riferimento. Poi si vedono tanti film che ti entrano dentro, fanno parte di un archivio emotivo di memorie che riaffiorano.

Cristiana Paternò
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