Douglas Kirkland, il fotografo dei divi

“I meravigliosi ’60 erano anni di libertà sessuale, pace, amore e sperimentazione e io ero al centro di quell’eccitazione, gustandomi il tutto con la mia macchina fotografica”


“I meravigliosi ’60 erano anni di libertà sessuale, pace, amore e sperimentazione e io ero al centro di quell’eccitazione, gustandomi il tutto con la mia macchina fotografica”. Con questo inno a un’epoca vitale e colma di speranze, che sembra distante anni luce da un oggi dominato da crisi economica, nazionalismo e terrorismo si apre la mostra Douglas Kirkland – Fermo immagine in programma nello spazio Extra del MAXXI, dal 18 ottobre al 5 novembre e prodotta da Luce Cinecittà.
Le parole di KIrkland uno dei più importanti fotografi del Novecento, innamorato del cinema e del nostro paese, presentano la prima sezione della mostra, divisa in cinque decadi (dagli anni ’60 ai Duemila) e che si compone di 100 immagini che riassumono 60 anni di attività, rivolta innanzitutto ai tanti protagonisti del cinema internazionale (John Travolta, Nicole Kidman, Brigitte Bardot, etc.) e ai set di film famosi (2001 Odissea nello spazio, Titanic, Novecento).
E’ l’occasione di vedere l’affascinante sequenza che immortala un’icona come Marilyn Monroe che dì lì a poco morirà. Una sequenza che fa conoscere e apprezzare il lavoro artistico di Kirkland, testimone anche dei passaggi d’epoca segnati da mode, musiche, stili di vita.
Kirkland è oggi uno splendido e gentile 83enne, con una folta capigliatura bianca, ancora impegnato professionalmente,  tant’è che in questi giorni realizzerà a Roma un servizio fotografico con alcune attrici italiane. Al suo fianco la moglie Françoise, un’assistente affettuosa e premurosa, che gli è accanto da cinquant’anni e più.

Nel l961, lei fotografa Marilyn Monroe a pochi mesi dalla sua scomparsa. Che ricordo ha di quella giornata?
Il primo incontro prima del servizio fotografico è durato quindici minuti e Marilyn è stata molto chiara, voglio Dom Pérignon, lenzuola di seta bianca e musica di Frank Sinatra. Due giorni dopo, l’appuntamento stabilito era fissato alle sette nello studio fotografico che avevo affittato. Alle otto e mezza Marilyn non era ancora arrivata e mi stavo domandando se a quell’ora sarebbe mai venuta. Quando improvvisamente si è presentata, è stata come un’apparizione. E’entrata nello studio con un vestito stupendo e se nel primo incontro avevo visto una ragazza, qui avevo davanti la star del cinema che tutti ricordiamo. E’ stata come un’illuminazione.Ho lavorato tantissimi anni nel mondo del cinema, ma una personalità forte come quella di Marilyn non l’ho mai più incontrata.

Quale è stato il set o il personaggio cinematografico più difficile da fotografare?

Nessuno direi. Trovo sempre un modo per mettere a proprio agio le persone. La mia passione per la fotografia è così grande che qualsiasi sfida diventa possibile, è sempre l’occasione per trarre tutto ciò che vi è di positivo da una situazione, da una persona.

Un volto italiano di attore e di attrice che ha amato dopo averlo fotografato?
Sicuramente Marcello Mastroianni e Sophia Loren, anche se sono innamorato da sempre del cinema italiano, tant’è che al MAXXI ci sarà una galleria di attori, registi e artisti italiani che ho fotografato. Posso dire che l’Italia è la mia seconda casa.

Quale regista italiano del passato e quale del presente ha molto apprezzato?
De Sica, Fellini, Sorrentino, Tornatore, Bertolucci, Rosi, Mainetti, Guadagnino. Ammiro molto i registi perché, a differenza dei fotografi, portano ancora più vita nelle immagini che creano.

Quando e come è nata questa passione per la fotografia?
E’ cominciata nelle scuole elementari, io provengo da un piccolo paese del Canada, dove arrivavano a casa il venerdì “Look” e “Life Magazine”, riviste popolari dell’epoca, e quello era il momento più eccitante della settimana. Quello è il mondo che mi appartiene, nel quale sono cresciuto e da quel mondo viene quello che sono stato per tutta la vita. Qualcuno dice che Douglas ha sognato prima la sua vita e poi ha vissuto il suo sogno. Ho avuto la fortuna di viverla grazie a mia moglie Françoise con la quale sono sposato da 51 anni.

C’è un servizio fotografico che rimpiange di non aver realizzato?
I set dei film di Fellini, purtroppo non è capitata l’occasione, le riviste non me l’hanno chiesto.

Lei ha fotografato soprattutto donne.
Sì, adoro il mondo femminile, ma ho fotografato anche tantissimi uomini.

Ha immortalato pochi politici.
Solo alcuni, J. F. Kennedy, Georges Pompidou, la Regina Elisabetta, Papa Giovanni Paolo II. Non sono la mia specialità.

Che ne pensa dello scandalo sessuale che ha coinvolto il produttore Harvey Weinstein?

Non seguo questo tipo di notizie, non mi interessano, fanno parte del mondo di  Hollywood. Sono storie che succedono da quando è nata Hollywood. A me interessano le persone positive, desidero stabilire rapporti con le persone positive.

La mostra, prodotta da Istituto Luce Cinecittà con il contributo del MiBACT è a cura di Martino Crespi con la supervisione di Françoise Kirkland, ideata e organizzata da Camilla Cormanni e Eleonora Pratelli per Istituto Luce Cinecittà, Main partner Master Card. Media partner Vanity Fair. Hospitality partner Hotel de’ Ricci, Roma.

(photo credits: Leonardo DiCaprio and Kate Winslet Titanic Baja California 1996 ©Douglas Kirkland/Photo Op)

Stefano Stefanutto Rosa
13 Ottobre 2017

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