Il Producer on the move Marco Alessi: “Il mio cinema ibrido”

Alla Quinzaine con La strada dei Samouni, Dugong sta lavorando all'oper prima di Valentina Carnelutti


CANNES – “Sono sempre stato affascinato dalla relazione tra finzione e documentario. Ho iniziato come assistente alla regia di Roberta Torre in Tano da morire: quello probabilmente per me e’ stato uno spartiacque: da allora ho sempre avuto difficolta’ a rimanere dentro i confini di quella scatola che si chiama cinema di finzione”. “Producer on the move” sulla Croisette, Marco Alessi e’ il fondatore della societa’ di produzione Dugong, nata nel 2010, ed e’ un professionista del cinema abituato a muoversi sui confini: quelli tra finzione e documentario, tra live action e animazione e, piu’ prosaicamente, tra paesi diversi. Qualche giorno fa ha presentato alla Quinzaine des Realisateurs di Cannes La strada dei Samouni di Stefano Savona, esempio perfetto di una linea editoriale votata, appunto, all’ibridazione tra generi e linguaggi e molto orientata alla sperimentazione e al dialogo co-produttivo con gli altri paesi.

Come si e’ evoluta Dugong in questi anni?
Il debutto produttivo e’ stato con Tahrir di Stefano Savona. Da allora, in modo molto naturale, ho cercato forme ibride nella mia produzione. Non escludo in futuro di realizzare film completamente di finzione o documentari puri, ma cio’ che mi piace e’ il mix di generi e riferimenti.

E anche di Paesi che finanziano…
Si fa di necessita’ virtu’. Non e’ facile trovare risorse per il tipo di progetti che realizziamo. Quando ho aperto la societa’ mi sono chiesto come facessero a fare  film bellissimi in Romania o Repubblica Ceca, nonostante i pochi mezzi. Ho iniziato a girare per i mercati e ho capito il valore del networking, che permette di realizzare anche i progetti piu’ improbabili e pazzi… che a volte vengono premiati proprio perche’ folli.

Uno di questi, si potrebbe dire, e’ proprio La strada dei Samouni, che ha avuto una gestazione lunga anni.
Si’, ma sta avendo anche un bel percorso. E’ alla Quinzaine, e’ venduto internazionalmente da Doc & Film International e in Francia viene distribuito da Jour de fete. In Italia stiamo chiudendo accordi con una distribuzione.

Ha in cantiere anche l’esordio nel lungometraggio di Valentina Carnelutti…
Il titolo e’ Margherita. Abbiamo fatto il pitch del film a Salonicco, dove abbiamo vinto il primo premio. Siamo in piena scrittura di sceneggiatura. E’ una co-produzione con la Francia che si girera’ tra Italia e Francia, anche nel cast ci saranno molti francesi. E’ un film di finzione ma, raccontando dei ragazzi adolescenti, ci sara’ comunque un elemento di improvvisazione. Il cast degli attori adulti e’ in via di definizione, posso dire pero’ che Valentina non ci recitera’. 

State lavorando su un’altra opera prima italiana.
E’ l’esordio di Licia Eminenti, autrice di corti mostrati a Cannes. Il suo film si chiama L’angelo ed e’ una storia di bambini che si svolge nell’alto Lazio. E’ gia’ confermata nel cast Laetitia Castasara’ un’amica dei bambini, che li aiuta nel percorso di crescita. E’ un film semplice ma universale, all’altezza dei bambini che attraversano una fase importante della loro vita. Se tutto va bene dovremmo girare a fine anno. E’ una co-produzione tra Italia e Francia.

Altri progetti?
Abbiamo da poco vinto l’Eurimages Lab Award per il film di Andrea Caccia, un’opera sperimentale che segue il percorso del Ticino per raccontare le storie di 5 personaggi che non si incontrano mai.

Che opinione ha della nuova legge cinema?
L’Italia e’ un paese con una grande capacita’ di adattamento. Le intenzioni della legge mi sembrano molto buone, ma bisogna capirne l’applicazione. C’e’ da fare una riflessione importante sui film detti “difficili”, come quelli di Marcello, Savona, Minervini o Carpignano, che nei festival internazionali stanno avendo grande risonanza. Credo che nella scelta dei progetti che si sosterranno si debba dare un aiuto forte a quelli piu’ fragili, che piu’ di tutti hanno bisogno del sostegno pubblico.

Che cosa sta signifcando per lei essere Producer on the move a Cannes?
Un’ulteriore attivita’ di networking, nuove conoscenze e una visibilita’ che non avevo prima. Forse anche un riconoscimento di un lavoro svolto in modo indipendente da anni.

Michela Greco
14 Maggio 2018

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