Fuori norma, Pesaro sperimentale

'Fuori norma'. Al PesaroFilmFest incontro sul cinema sperimentale


PESARO. Nell’ambito dell’Evento speciale “Fuori norma. La via sperimentale del cinema italiano” il Festival ha ospitato un confronto collettivo tra tutti gli autori presenti, riuniti in una tavola rotonda, moderata da Adriano Aprà e Bruno Torri. Aprà in apertura ha ricordato come a partire dagli anni Duemila, grazie al digitale, vi sia stato un costante aumento di opere audiovisive sperimentali di vari generi e supporti, di varie durate che possono essere considerate fuori dalla norma della finzione naturalistica e del documentario del reale. Un fenomeno che trova la sua ragione nell’accesso a basso costo alle nuove tecnologie, nonché il superamento dei vincoli della distribuzione in sala grazie alle possibilità del web.
Di qui l’esplosione di un cinema sperimentale indipendente in pellicola o in video che riguarda film di finzione, d’animazione, documentari, cortometraggi. E’ allora evidente che “il cinema in  sala è solo una parte – sottolinea Aprà -, e spesso la meno dinamica, di una sotterranea rivoluzione delle forme che porta il cinema oltre le soglie alle quali eravamo, un po’ pigramente abituati”.

“Una selezione di opere – dice Bruno Torri – che si è rivelata in linea con quelli che da sempre sono i punti fermi della Mostra: la ricerca, lo studio e il monitoraggio di quanto accade nel mondo dell’audiovisivo. Qui a Pesaro ci siamo sempre occupati dello sperimentalismo e del cosiddetto underground, penso ad Alberto Grifi, Paolo Gioli e quest’anno Gianni Toti. In questi giorni ho visto un arcipelago composito e variegato di nuove forme estetiche, produttive e di fruizione. Spicca l’assenza delle televisioni, sia nella produzione che nella distribuzione, soprattutto quella della Rai, che invece dovrebbe sentire istituzionalmente questo dovere”.
Per Davide Manuli il suo cinema sperimentale si confronta con la forma tradizionale del lungometraggio narrativo, cercando una collocazione in sala. L’esempio viene da Pasolini, Antonioni, Godard che negli anni ’60 facevano sperimentazione.

“Se consideriamo la norma come un codice che impone regole di comportamento allora essere fuori norma per un cineasta significa trovare se stesso e sperimentare un percorso personale. Del resto spesso abbiamo inseguito una norma che non è degna di essere considerata tale”, dice Costanza Quatriglio. “Ho sempre ritenuto normale non rispettare le norme, le regole del cinema non mi riguardano, mi interessa fare film in totale libertà”, sostiene Andrea Caccia.

“Sì a un cinema fuori norma che abbia la capacità di essere ‘normale’, nel rappresentare noi stessi senza costrizioni e compromessi; un cinema senza sceneggiatura, simultanea alla ripresa, nel senso che l’occhio del regista diventa la penna dello sceneggiatore”, dice Mauro Santini. Per Nadia Ranocchi e David Zamagni (Zapruder) il compito dell’immagine è produrre pensiero attraverso uno shock. Luca Ferro sottolinea come dal Duemila, grazie digitale, chi voglia esprimersi audiovisivamente oggi è libero di farlo. Occorre allora creare una rete capillare a cui gli autori facciano riferimento per la circolazione delle loro opere.

La studiosa Sandra Lischi, tra gli autori del volume pubblicato dalla Mostra, ricorda come la videoarte già 40 anni fa aveva prefigurato questo panorama diffuso e interattivo del prodotto audiovisivo. “Al titolo ‘fuori norma’ preferisco ‘fuori luogo’, nel senso che è necessario trovare nuovi luoghi, non solo virtuali, dove far conoscere queste opere sapendo che la tv è assente”. Per Antonio Bigini, Claudio Giapponesi e Paolo Simoni dell’archivio Home Movies quel che conta è riuscire a smuovere il gusto prevalente, non conformandosi a quello che viene richiesto, ma affermando con coerenza la propria ricerca.
Per Gianmarco Torri, anche lui tra gli autori del volume pubblicato dalla Mostra, è importante che PesaroFilmFest abbia presentato questa prospettiva, come Aprà l’ha soprannominata, fatta di nuove tendenze perché qui sta il futuro del nuovo cinema. E’ allora fondamentale tenere aperto uno spazio di riflessione collettiva che veda la partecipazione di autori, operatori culturali, critici e pubblico.

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