“Io sto con la sposa”, il film corsaro sui migranti

Realizzato con il crowdfunding il documentario di Antonio Augugliaro, Gabriele Del Grande e Khaled Soliman Al Nassiry è un on the road da Lampedusa alla Svezia


VENEZIA – Un on the road, un documentario, un’avventura. Un viaggio attraverso le frontiere d’Europa: quelle simboliche, quelle reali. E quelle, ben più salde, mentali. Presentato alla Mostra di Venezia nella sezione Orizzonti, il documentario Io sto con la sposa di Antonio Augugliaro, Gabriele Del Grande e Khaled Soliman Al Nassiry “è nato dall’incontro con Abdallah Sallam e con altri quattro palestinesi e siriani sbarcati a Lampedusa – spiega Al Nassiry, poeta, dissidente siriano e da poco cittadino italiano – tutti in fuga dalla guerra e tutti determinati a ricominciare una nuova vita in Svezia. Ma la convenzione di Dublino obbliga i rifugiati a chiedere asilo nel primo paese in cui sono arrivati, cioe l’Italia. E così l’unico modo per raggiungere il Nord Europa, per loro, era affidarsi a dei contrabbandieri”. Oppure, più creativamente, lanciarsi nell’iniziativa proposta dai tre registi. E cioè mettere in scena un finto corteo nuziale per raggiungere indisturbati la Svezia attraverso Francia, Lussemburgo, Germania e Danimarca, guidati da una convinzione: “Nessuno, abbiamo pensato, avrebbe avuto il coraggio di fermare una sposa”.

Un esperimento non privo di rischi, soprattutto per i registi: “Se ci avessero fermato durante il viaggio, in flagranza di reato, noi avremmo rischiato due anni e mezzo di prigione come trafficanti – spiega Augugliaro –  mentre i cinque profughi sarebbero stati rispediti in Italia. Adesso, con l’uscita del film, resta la possibilità di una denuncia”. Un prezzo alto da pagare per “un atto di disobbedienza politica – dice Del Grande – che ha raccolto un sostegno impressionante anche fuori dall’Italia. In tanti ci hanno aiutati ospitandoci durante le tappe del viaggio, tantissimi hanno collaborato finanziando il film dal basso”. Realizzato grazie alla più fortunata campagna di crowdfunding mai lanciata in Italia (98.000 euro da donatori di 30 paesi), per Augugliaro “il film poteva contare solo sulla rete. Nessuno voleva investire su un’idea folle girata da tre registi che non sono registi con un cast che non è un cast”.

Sostenuta nella “logistica” del viaggio dai consigli di amici già riusciti a espatriare (“i contrabbandieri chiedono 1.000 euro per organizzare pullman da 50 persone e tentare il viaggio in Europa”, racconta Al Nassiry), la compagnia corsara ha finito per percorrere tremila chilometri in quattro giorni. Affrontando molti meno ostacoli di quanto ci si potrebbe aspettare. “Di fatto, le frontiere più importanti non sono quelle che ha abbattuto Schengen – dicono all’unanimità i registi – ma quelle nella testa della gente. È impossibile imporre delle leggi che vietino la libera circolazione: le persone di spostano, si sono sempre spostate e continueranno a farlo”. Abdallah Sallam, il ragazzo la cui storia ha innescato il viaggio, in Svezia alla fine ci è arrivato. Ma dei suoi compagni di viaggio 26 sono morti durante la traversata in mare, 250 sono ancora dispersi. “E nonostante tutto – ricorda Al Nassiry – qualche mese fa la sua famiglia, per raggiungerlo, ha affrontato lo stesso viaggio”.

Ilaria Ravarino
03 Settembre 2014

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