Buoni a nulla? No, buoni a tutto

Valentina Lodovini sui personaggi della commedia di Gianni Di Gregorio al Festival di Roma nella sezione Gala: "Io gli farei governare il paese"


Scollatura procace, shatush rosso e unghie dagli smalti improbabili, Valentina Lodovini è Cinzia Maffei, la collega incompetente ma gattona di Gianni e Marco. Ovvero Gianni Di Gregorio e Marco Marzocca, i Buoni a nulla della commedia omonima (in sala dal 23 ottobre con la Bim) firmata dall’autore degli applauditi Pranzo di Ferragosto e Gianni e le donne. Stavolta il tenero personaggio, in parte autobiografico, è uno statale che, alle soglie dell’agognata pensione, è costretto a tornare in servizio dalla legge Fornero e per giunta trasferito dal comodo ufficio in centro storico in una sede distaccata dove gli toccherà non solo far finta di lavorare ma anche tenere a bada una galleria di nuovi colleghi, dalla citata Cinzia Maffei, l’impiegata scansafatiche che usa la seduzione per farsi risolvere i problemi al funzionario furbetto e azzimato (Gianfelice Imparato) che si è ingraziato la direttrice (Anna Bonaiuto) a suon di cappuccini e cornetti. Gianni, tipo mansueto e accomodante, non sa dire di no a nessuno: neppure a sua figlia e alla ex moglie o ai vicini di casa anziani e rompiscatole (l’avvocato Giovanna Cau e Ugo Gregoretti in un simpatico cameo). “Io sono così nella vita – confida Di Gregorio – non riesco a dire di no. Neanche adesso che faccio il regista la cosa è cambiata più di tanto. Al limite, quando proprio non ne posso più, scappo, mi eclisso, spengo il telefono… ma dire di no non sono capace. Se uno mi parla, mi convince, poi vado a casa e mi ricredo, capisco che avevo ragione io. Ma sul momento non riesco ad essere aggressivo, tutt’al più cado nelle malinconie. Posso stare sei mesi nascosto sotto al letto come il gatto”.

Il suo universo personale viene dunque trasfigurato nella sceneggiatura scritta con Pietro Albino Di Pasquale in cui i tanti attori hanno messo ciascuno qualcosa di suo, in un ritratto autoironico in cui tutti possono riconoscere qualcosa di sé. E specialmente quelli che non riescono a far proprio lo stile dei vincenti. “Il film – spiega ancora Di Gregorio – nasce da una domanda che mi sono posto: è possibile che una persona mite e bonacciona possa cambiare e adeguarsi almeno in parte ai canoni contemporanei secondo cui dobbiamo essere tutti rampanti. La risposta che mi sono dato è che forse non si può cambiare più di tanto, ma che almeno si può trovare un po’ di equilibrio. Essere meno tonti. Perché se diventi furbo, cominci a prevaricare anche tu e poi fai stare male l’altro”.

Film corale costruito sull’umorismo garbato e un po’ da cartone animato tipico del regista romano, che qualcuno paragona a Jacques Tati, Buoni a nulla tratteggia una galleria di personaggi molto veri con le loro umane debolezze. Marco Marzocca, il classico romano fregnone, “nella sua dolcezza viene spronato dall’amico Gianni a essere un po’ più cattivo, ma proprio non ci riesce”. E l’attore di Distretto di polizia spiega: “Tutti noi a volte diciamo sì e pensiamo no. Succede in famiglia, nel lavoro, in amore, nei rapporti umani in generale”. Daniela Giordano, la donna di cui Gianni si innamora, aggiunge: “Noi persone normali, in questa società sembriamo quasi dei disadattati”. Per Anna Bonaiuto, la direttrice con cagnolino al seguito, “Come in Pranzo di ferragosto, che avevo adorato, anche qui c’è un modo di raccontare originale, in cui si muovono personaggi innocenti e al tempo stesso mascalzoni con una grazia che al fondo nasconde amarezza”. Infine Angelo Barbagallo, produttore con BiBi Film insieme a Rai Cinema, che ha anche il piccolo ruolo del dirigente pubblico scaricabarile: “Ho recitato anche con Juliette Binoche, ma mi è piaciuto di più farlo con Gianni che conosco del ‘79, quando eravamo ragazzi e già allora mi faceva ridere raccontando aneddoti del suo servizio militare”. Mentre la Lodovini, che è qui al Festival con altri due film (I milionari di Alessandro Piva e Tre tocchi di Marco Risi) sintetizza: “Gianni lo si ama perché è poesia. Per me i personaggi del film non sono buoni a nulla, ma con la loro grande umanità, buoni a tutto. Io gli farei governare il paese”. 

Cristiana Paternò
18 Ottobre 2014

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