Giulio Cesare: quando lo scontro produce cultura

Al Festival di Roma nella sezione Gala il documentario del giornalista e regista Antonello Sarno Giulio Cesare-Compagni di scuola, realizzato in occasione degli ottanta anni del Liceo Giulio Cesare


Al Festival di Roma nella sezione Gala il documentario del giornalista e regista Antonello Sarno Giulio Cesare-Compagni di scuola, realizzato in occasione degli ottanta anni del Liceo Giulio Cesare, istituto storico di Roma. Il film è prodotto dalla R&C Produzioni di Tilde Corsi e Gianni Romoli e dalla Agnus Dei di Tiziana Rocca in associazione con Istituto Luce Cinecittà e in collaborazione con Rai Cinema e il quotidiano Il Messaggero.  Coniugando storia, intrattenimento, attualità e informazione, il documentario racconta gli ottanta anni dello storico Liceo Giulio Cesare di Roma, il liceo classico più grande d’Italia, attraverso le testimonianze di famosi ex-alunni, che hanno parlato della loro esperienza durante gli anni trascorsi al Liceo. Ricordi immediati e spontanei dagli ex allievi più anziani, fino alle voci dell’attuale popolazione scolastica, per ricostruire attraverso una storia orale collettiva – in cui ognuno racconta la propria – lo straordinario affresco di una grande capitale come Roma, e di un Paese intero, attraverso i propri studenti. Le testimonianze si incrociano naturalmente con quelle degli studenti che dal “Giulio” (questo il soprannome della scuola, storico ormai quanto l’istituto stesso) sono appena usciti dopo gli esami di maturità. 

Alcuni dei protagonisti sono intervenuti in conferenza stampa: “Il Giulio Cesare – dice Antonello Venditti, ex scolaro dello storico liceo – è apparentemente una scuola come tante, ma rende invece uno spaccato particolare del paese. Tutti noi che veniamo da lì sentiamo un forte senso di appartenenza. Mi ricordo di aver incontrato sulle scale un compagno di classe, che però era camerata nella vita, e invece di scontrarci ci siamo detti “buona fortuna”. Ci conoscevamo profondamente. A questo serve la scuola, al di là degli schieramenti”.

“Ogni scuola è un piccolo comune – ricorda il regista Antonello Sarno – tanti piccoli campanili che guardano agli altri con sospetto e invidia. In particolare i rivali principali del Giulio Cesare erano il Tasso e il Mamiani. Ma, a parte essere stato anch’io studente lì, ho scelto il ‘Giulio’ perché drammaturgicamente era interessante, spaccato com’è tra le sue due anime, tra destra e sinistra, proletariato e conservazione. Lo scontro, a volte anche violento, ha prodotto informazioni, e cultura”. Ospite anche Marco Pannella, che ricorda soprattutto “i professori, con cui c’era un rapporto mai superficiale. Per un periodo non andai a scuola, marinavo, la pagella mi arrivava tramite i compagni con cui avevo un rapporto molto stretto, e dato che era vuota inserivo dei voti fasulli. Non esagerati. Qualche cinque o sei, per non insospettire genitori e professori. Tutti pensavano che mi assentassi perché ero tisico, ma tornai invece con un colorito fantastico e dunque mi smascherai. Ero alla succursale vicino Piazza Bologna e ho conosciuto tantissimo la città. Mi ricordo Villa Paganini e le sortite con le ragazze. Se le beccavano a tenersi la mano col compagno erano dolori, i genitori venivano immediatamente informati. E data la mia altezza spesso finivo al banco con gente che poi avrebbe fatto carriera nei ranghi militari”.

“Il Giulio Cesare – ricorda inoltre Sarno – ha sempre avuto una grande vocazione cinematografica. Anche Federico Moccia, che stasera vedrà la prima, ha deciso di ambientare lì Scusa ma ti chiamo amore. E’ inoltre famoso per ospitare uno dei più celebri e seguiti cineforum, inventato dalla professoressa Marina Sambiagio, presso il quale si svolgono vere e proprie anteprime e ‘sneak peak’, per valutare le reazioni dei ragazzi ed eventualmente intervenire sul montaggio definitivo dei film. La caratteristica principale è che tutto ciò si fa tramite un vero proiettore e una vera sala, non solo con un lettore dvd. Questo perché il ‘Giulio’ è stato costruito nel 1936, quasi in concomitanza con l’apertura di Cinecittà nel ’37, dove campeggiava la scritta ‘Il cinema è l’arma più forte’ con la firma di Mussolini. Dunque venne dotato di una cabina di proiezioni con i fori al giusto posto. Il paradosso è che negli anni ’70 la sala era usata per proiettare film di sinistra. Ed è poi stata ristrutturata grazie all’intervento di Giuseppe Tornatore”. Si chiude in musica con gli interventi di Tommaso Zanello (in arte ‘Er Piotta’) e degli Zero Assoluto, che hanno iniziato a comporre proprio tra i banchi. “Proprio da quelle parti è esploso l’hip hop romano, che poi esportammo a Villa Torlonia. Era un modo di sopravvivere alle cinque ore di lezione”.

Andrea Guglielmino
19 Ottobre 2014

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