Escobar: un italiano racconta il ‘Re della cocaina’ colombiano

Pablo Emilio Escobar Gaviria è stato uno dei più noti criminali colombiani. Oggi il regista (e attore) italiano Andrea Di Stefano gli dedica il film Escobar: Paradise Lost


Pablo Emilio Escobar Gaviria è stato uno dei più noti criminali colombiani, attivo nel traffico di cocaina e in cima a tutti i cartelli della droga. Nel 1983, ha avuto anche una breve carriera politica. E’ considerato come il criminale più ricco della storia, con un patrimonio stimato di 30 miliardi di dollari nei primi anni novanta.

Oggi il regista (e attore) italiano Andrea Di Stefano gli dedica il film Escobar: Paradise Lost, interpretato da Benicio Del Toro e Josh Hutcherson, la giovane star di Hunger Games. Un esordio in grande stile che approda, dopo Toronto, al Festival di Roma. “Dopotutto sia qui che in Hunger Games interpreto un ragazzo che lotta per il vero amore – inizia Hutcherson – non è poi tanto diverso”. E il film non segue le coordinate di un biopic: “Mi baso su una vera storia – dice il regista – un mio amico, da Bologna a Miami è finito in Colombia e si è trovato vicinissimo alla famiglia Escobar, cucinava personalmente per Pablo. Credeva di essergli amico ma poi lui gli chiese di nascondere qualcosa, e fu allora che capì che Escobar voleva ucciderlo, per essere l’unico a conoscere il segreto. Era un criminale atipico, che non seguiva le solite regole. I criminali evitano di uccidere qualcuno che tutti vedono come una persona a lui vicina. Si tratta di una discesa agli inferi attraverso questo personaggio malefico e mitologico”. “Ho capito – dice ancora Hutcherson – che era un vero mostro. All’inizio mi sembrava un tipo anche fico, certo un criminale, ma anche una sorta di Robin Hood che rubava ai ricchi per dare ai poveri. Dopo la lavorazione ho colto i suoi aspetti più spaventosi”.

E arriva finalmente la volta del protagonista Benicio Del Toro, che al Festival è presente anche con i Guardiani della Galassia, il kolossal Marvel in cui interpreta un altro villain: “Evidentemente il ruolo da cattivo mi si addice, ma sono i film a cercare me – dice – come attore cerco la verità e lo fa anche Josh, che ho diretto in Sette giorni all’Avana. Ho fatto anche Che Guevara ma stavolta il ritratto di Escobar è visto dagli occhi di un altro personaggio, che è appunto quello di Josh. E’ un’impostazione diversa. Ho studiato il microcosmo di Escobar e cercato di approfondire tutto il danno che può aver arrecato al paese. Per quanto riguarda la Marvel, non posso dirvi tanto. So che Guardiani esce da voi questa settimana e sicuramente mi piacerebbe tornare nei panni del Collezionista, anche perché proprio quando pensi di aver capito un personaggio, è arrivato il momento che finiscono le riprese, mi succede sempre”.

Ma perché, per un progetto così importante, il regista ha dovuto rivolgersi all’estero? “Le star sono hollywoodiane – precisa Di Stefano – ma la produzione è francese, tra Pathé e Studio Orange. All’Italia non ho chiesto, non perché manchino i produttori bravi ma perché sarebbe stato impossibile realizzare un film a questo budget con il sistema italiano. Per il resto è stato un iter classico. Ho mandato un copione ed è stato letto. Non ho consigli da dare. Sono stato solo molto testardo. “Escobar era una contraddizione vivente – chiude Del Toro – ma se dovessi riassumerne l’essenza direi che è stata un grande spreco di talento. Ha provocato dolore, tristezza e sofferenza a un popolo che di fatto manipolava, sfruttando ai suoi fini la fiducia che le persone riponevano in lui. Eppure ha veramente aiutato i bisognosi, dando loro case, ospedali e tutto ciò di cui avevano bisogno. Ancora oggi è riverito e non puoi farne loro una colpa, se ti metti nei loro panni. Ha preso una strada sbagliata e l’ha fatta prendere al suo paese, che solo oggi ricomincia a risollevarsi. Non sono un esperto e non saprei dare una soluzione al problema del traffico di droga. C’è gente che si dedica a queste cose e bisognerebbe chiedere a loro. Quello che so è che Escobar era a capo di tutti i cartelli malavitosi e quando è caduto è stato sostituito da altri criminali. Due cattivi non possono certo fare una cosa buona”.

Andrea Guglielmino
19 Ottobre 2014

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