Johnson: un film sull’amicizia grazie agli studenti universitari di Pisa

L'ultimo weekend di cinque giovani che hanno studiato e vissuto nella stessa casa a Pisa è raccontato dalla divertente commedia 'Fino a qui tutto bene', presentata nella sezione Prospettive Italia


ROMA. Vincenzo, esperto di vulcani, accetterà l’offerta di insegnare in Islanda? Cioni rimarrà nella sua Pisa ora che gli amici prendono la loro strada? Ilaria tornerà a Frosinone dai suoi genitori ora che è rimasta incinta? Andrea smetterà di fare teatro e raggiungerà l’amico in Nepal? Francesca seguirà il suo partner, Vincenzo, a Reykjavík o troverà quella sua identità ancora inespressa? Questi cinque universitari che hanno studiato e vissuto nella stessa casa, a Pisa, sono i protagonisti dell’opera seconda di Roan Johnson la commedia Fino a qui tutto bene presentata nella sezione Prospettive Italia, e che sarà distribuita da Microcinema il 19 marzo.
I giovani trascorrono insieme il loro ultimo week end prima di lasciare definitivamente l’appartamento che è stato testimone di scontri, abbracci, liti, amplessi, nottate di studio, amori, sbronze, feste, sughi scaduti e paste condite col nulla. Quella stagione di vita sospesa tra piaceri e doveri sta per concludersi, ognuno deve scegliere che fare da grande. Ma tutti e cinque, anche se ora sono in mare aperto, non sembrano arrendersi, sono pronti a remare, con sé porteranno il ricordo di un’amicizia intensa e ricca.
Il titolo è una citazione de L’odio – film in bianco e nero di Mathieu Kassovitz  sui ragazzi della banlieue parigina – e il cast è composto interamente da giovani attori: Alessio Vassallo, Silvia D’Amico, Melissa Anna Bartolini, Paolo Cioni, Guglielmo Favilla, con l’amichevole partecipazione di Isabella Ragonese.

All’origine del film c’è la richiesta dell’Università di Pisa rivolta al regista e alla sceneggiatrice Ottavia Madeddu di realizzare un documentario sull’ateneo. “In verità è un mondo perché potresti parlare dei professori o degli studenti o delle facoltà – dice Johnson – Così abbiamo pensato di realizzare prima una ricerca, o meglio delle interviste in video, da cui sono emersi aneddoti, storie divertenti e buffe accadute nelle case che gli universitari condividono in anni protetti e abbastanza magici. E soprattutto dalla ricerca è emersa la voglia di non arrendersi nonostante la crisi, di seguire le proprie passioni, di non lasciarsi andare alla deriva”.
L’idea di un film sull’ultimo weekend di cinque amici universitari è arrivata una volta verificata l’impossibilità di un documentario: mancavano sia un soggetto sociale da seguire sia un tema appassionante. C’erano però come autentica fonte d’ispirazione quelle avventure e disavventure vissute nello stesso appartamento.

“Ci siamo chiesti se andare a Roma in cerca dei finanziamenti sapendo che avremmo dovuto aspettare un anno, fare dei compromessi, eccetera  – spiega il regista – E invece abbiamo seguito le sensazioni positive che ci hanno comunicato i ragazzi intervistati: girare il film in maniera libera e indipendente. Tutta quella amicizia, libertà, vitalità e gioia, che si ritrovano nel film, fanno parte dello stesso processo lavorativo”.
Lo schema produttivo del film è ‘The Coproducers’. Ognuno che partecipa anziché prendere soldi per il suo lavoro ha una percentuale, un utile del film. Fino a qui tutto bene è costato 250mila euro, con la partecipazione della Toscana Film Commission, il supporto dell’Università di Pisa e il tax credit di amici che hanno imprese di successo.
E’ stato girato in un solo mese, ad agosto quando Pisa era vuota e facilmente accessibile e la casa, location principale del film, è stata anche l’abitazione degli attori e della troupe. L’organizzatore era il proprietario di una libreria, il data manager uno stagista del ‘Tirreno’, la segretaria di redazione era la sceneggiatrice e la compagna incinta di cinque mesi del regista, un solo macchinista/elettricista, una sola costumista/scenografa.

“Ci è venuto naturale andare verso la commedia, che è più vicina alle nostre corde. Sapevamo che non tutti i personaggi sarebbero stati toscani – racconta la sceneggiatrice – tuttavia abbiamo scritto nel nostro dialetto, sapendo che nel momento delle riprese avremmo adattato il testo alle origini dell’interprete”.
Il regista ricorda che il tono da commedia l’avevano restituito gli stessi studenti intervistati che hanno parlato con ironia e autoironia delle loro convivenze.
Fino a qui tutto bene potrebbe andare in tour in varie università, sono infatti in corso contatti. In fondo, aggiunge l’attore Alessio Vassallo, l’esperienza della condivisione di una casa con altre persone, da lui vissuta per sei anni, dovrebbe essere obbligatoria per legge come la vecchia leva militare, perché si tratta di un’esperienza formativa.

Stefano Stefanutto Rosa
22 Ottobre 2014

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