L’audiovisivo europeo nell’era di Netflix

Netflix, Amazon, Youtube e Google: nuovi modelli di consumo in un mercato sempre più globale che ha bisogno di nuove regole non solo nazionali. Se ne è parlato nella Conferenza organizzata dal MiBACT


Promuovere una discussione fruttuosa tra i delegati dei 28 Paesi membri dell’Ue in materia di nuovi modelli di business nella produzione e distribuzione di opere, oltre che nella creazione di nuove regole per l’industria audiovisiva dell’Europa del futuro. È questo, come sottolinea Nicola Borrelli, direttore generale Cinema del Mibact, lo scopo della Conferenza internazionale sul mercato e il regolamento audiovisivo europeo Audiovisual Market and Regolation An Industry at a Crossroads, che si è svolta nell’ambito del Festival di Roma il 23 e 24 ottobre. Un appuntamento che ha riscosso il plauso unanime dei partecipanti convenuti dai diversi paesi europei. L’organizzazione da parte della direzione generale per il Cinema del Mibact, supportata dal programma Europa Creativa, ha reso possibile alla Presidenza Italiana al Consiglio dell’Unione Europea di ospitare un gran numero di esperti del settore per un dibattito più che mai necessario in una fase di radicale trasformazione del comparto audiovisivo. L’esito finale della Conferenza sarà riportato in un documento da sottoporre all’attenzione del Council of Education, Youth, Culture and Sport Minister of the European Union (EYCS) il prossimo 24 novembre a Bruxelles. Il documento mira ad aggiornare le aree ritenute più critiche e a rinnovare le normative vigenti.

I relatori, tra cui André Lange dello European Audiovisual Observatory, hanno analizzato i principali trend del mercato audiovisivo, i nuovi modelli di produzione e distribuzione, di accesso alla finanza e i nuovi modelli di consumo. Sul tappeto opportunità (l’ampliamento dei consumi e la creazione di nuovi format) e rischi, tra questi la pirateria, la crisi della sala, la contrazione del mercato home video, criticità che richiedono azioni correttive. Oltre alla riduzione della quota di mercato europea a beneficio di quella Usa. Michael Gubbins fondatore di Sampomedia e presidente di Ffilm Cymru Wales, lamenta la mancanza di trasparenza nei servizi on demand e propone storie di successo come il caso del calcio o dell’opera lirica, contenuti che creano comunità. Per Thomas Paris, docente alla HEC di Parigi, la digitalizzazione può bilanciare le distorsioni della distribuzione (un caso italiano: a Milano escono 650 film l’anno, a Catania solo 350), anche se le zone dove le sale sono meno presenti sono anche quelle in cui la banda larga è meno diffusa. Marco Chimenz, vice presidente di European Producers Club, suggerisce di ripensare le politiche produttive, incentivando la crossmedialità. Anche il sistema dei finanziamenti va ripensato alla luce dell’innovazione ed è opportuno considerare alternative come il crowdfunding che però non funziona su tutti i prodotti.

Netflix, Amazon, Youtube e Google sono sulla bocca di tutti. Tra gli interventi più interessanti ci sono appunto quelli di Maria Ferreras, direttore Alleanze Strategiche di YouTube per il Sud Europa, e di David Wheeldon, direttore degli Affari Pubblici di BSkyB. Entrambi hanno evidenziato il valore delle piattaforme che rappresentano. Nel caso di YouTube si è parlato di un nuovo mezzo di fruizione audiovisiva che a oggi conta più di un miliardo di utenti; chiunque può comunicare con il resto del mondo e questo è l’aspetto più importante. Inoltre è possibile assistere, ad esempio, a concerti live, il che indica come questa piattaforma funzioni anche da filtro tra diversi settori. BSkyB, uno dei maggiori operatori di pay tv al mondo, vive sulla continua ricerca di nuove nicchie di domanda, come spiega Wheeldon. Sky Go e Sky On Demand permettono all’utente la visione dei canali Sky attraverso Pc, tablet e smartphone senza costi aggiuntivi all’abbonamento. Si tratta di nuovi modelli di business in continua crescita.

Una voce controcorrente è quella di Silvia Costa, a capo della Commissione Cultura ed Educazione del Parlamento Europeo , secondo cui occorre ampliare la media literacy e la digital literacy. “Il mercato audiovisivo ha perso 5 punti in quattro anni e i dati dell’Eurobarometro sono piuttosto inquietanti. Bisogna dire no all’omologazione culturale, non parliamo di follower e fans ma di cittadini”. Il sottosegretario alle Comunicazioni Antonio Giacomelli ha indicato la necessità di una revisione profonda della Direttiva comunitaria sui servizi audiovisivi. Tema poi ribadito dal ministro dei Beni Culturali e del Turismo Dario Franceschini nel suo intervento conclusivo (ne parliamo a parte). “Occorrono regole che consentano parità di concorrenza e competitività, oltre a un uso efficiente e aggiornato del sostegno pubblico. Occorre rivedere le regole del mercato pubblicitario e la legge sul copyright. Bisogna proteggere i minori su tutte le piattaforme”, ha detto Giacomelli. “In sostanza occorre creare un mercato unico europeo nel digitale come in qualsiasi altro settore, ma l’Europa non può definire se stessa solo come mercato. La rete non è una minaccia è una possibilità di una nuova fase positiva, ma per questo non deve parlare solo il linguaggio americano”. L’obiettivo finale per Lorena Boix Alonso, membro della Commissione europea e a capo dell’Unità Converging Media and Content presso la Direzione Generale Connect, è la semplificazione del sistema. Molto applaudito il documento stilato dalle istituzioni che sostengono il cinema italiano, tedesco e francese, ovvero Istituto Luce Cinecittà, German Films e Unifrance Films (che riportiamo integralmente a parte), che affermano la necessità di riaffermare il valore e dare sostegno alla fruibilità dei film europei. 

Cristiana Paternò
24 Ottobre 2014

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