Nuovo cinema, tra Caravaggio e Natascha Kampusch

Sguardo in anteprima sui sette progetti italiani presentati al mercato delle coproduzioni: da Paolo Benvenuti ai Manetti Bros. passando per il duo Zapruder


È un dato di fatto: la nona edizione del festival di Roma verrà ricordata come quella che ha posto l’attenzione sul mercato. Non solo tanti accreditati, ma interesse a partecipare ai diversi incontri in cartellone, apprezzamenti degli operatori per il clima di informalità, e un mercato di coproduzione, New Cinema Network forte e nutrito. Già dalla conferenza di presentazione del festival si intuiva quanto fosse articolato: 27 progetti e una sottosezione intitolata “Le grandi bellezze”, in cui raggruppare titoli la cui produzione non è italiana al 100% ma che in Italia verranno girati in larga parte. Segno molto positivo, che al fascino esercitato dalla cultura e i paesaggi nostrani ora si aggiunge la voglia di tornare a lavorare nel Bel Paese.

A pochi giorni dalla conclusione dei pitching di New Cinema Network, Cinecittà News ha intrapreso un viaggio virtuale alla scoperta di idee e progetti che sono alla base dei film presentati: uno sguardo in anteprima sulle storie per il cinema del prossimo futuro presentate da italiani. Anche se impegnati sul set della serie Rex, i Manetti Bros. si sono ripromessi di trovare il tempo per lavorare alla sceneggiatura di The Bizzarre Journey of the Soul Traveler. Il film è una spy story, con punte fantasy, che vede un poliziotto italiano sotto copertura prestare servizio in Cina e finire nella Cina del 1900 attraverso uno scambio di corpi. Sulla storia Marco Manetti resta vago perché non è stata scritta da lui e dal fratello Antonio ma nasce in Cina dalla collaborazione tra un produttore locale e la star di film sulle arti marziali, Cristian Bachini, e sarà sottoposta a modifiche. Contattati un anno fa per il progetto dopo che Bachini (che avrà un ruolo nel film) aveva visto l’episodio Vendetta cinese dell’Ispettore Coliandro, altra serie tv firmata Manetti, i due stanno rivedendo lo script. “E’ un film tutto girato in Cina che la produzione vuole rivolgere al mercato locale e a quello italiano in primis – ha spiegato Marco Manetti – hanno pensato a noi perché vogliono una sensibilità tutta italiana perciò stiamo modificando la sceneggiatura. E’ un grande affresco cinese ma per noi è poco personale, va arricchito con il nostro tocco, più ironia e realismo, ma soprattutto il nostro marchio di fabbrica: essere dissacranti abbastanza da smitizzare gli eroi e far passare i cattivi per meno cattivi”.

Punta sulla storia, ma con tinte da legal drama anche Alberto Fasulo, il vincitore dell’8° edizione del festival di Roma con Tir, che tra novembre 2015 e gennaio 2016 girerà Menocchio. Ispirato direttamente ai documenti dei processi presenti negli archivi storici della Santa Inquisizione, il film racconta la vicenda di un mugnaio friulano, Domenico Scandella detto Menocchio (1526-1599) che insegnava a leggere e a scrivere perché sperava che le persone pensassero con la propria testa. Aveva fede ma si scagliava contro la Chiesa Romana in un momento storico in cui questa cercava disperatamente di reagire alla riforma luterana, attraverso il controllo delle coscienze. Menocchio criticava apertamente i metodi e i privilegi della Chiesa e accusava i preti di essere uomini più interessati alla ricchezza che non ai poveri. Per via delle sue idee fu processato, condannato e bruciato in piazza, a Portogruaro, in un macabro spettacolo che doveva servire da monito. “Un uomo oltre il suo tempo – ha raccontato Fasulo – universale e contemporaneo che voleva rivendicare il diritto di tutti alla libertà di pensiero”.

Una Londra insolita, vista dal basso verso l’alto, più precisamente dal letto del Tamigi, è ciò che vuole offrire Giovanni Maderna con Driftwood Valentine, vicenda dai contorni thriller che vede l’abitante di una chiatta con la mania di spiare le persone con una macchina da presa assistere, involontariamente, alla fuga di due amanti aiutati da una vicina. Location come protagonista anche in White Shadows, opera seconda di Fabio Mollo, l’autore de Il sud è niente. Influenzato dalla vicenda di Natascha Kampusch, la ragazza austriaca rapita e segregata per 8 anni, il regista ha pensato ad una storia in cui due fratelli, Andros e Alma, vivono isolati in una casa circondata da un bosco: il padre dice di volerli proteggere dalle anime bianche che vivono oltre gli alberi. Andros vorrebbe scappare ma Alma si sente al sicuro, più impaurita da quel che potrebbe accaderle fuori che insofferente per le ristrettezze. Un thriller psicologico che pare ricordare le atmosfere di The Village di Shyamalan con cui Mollo vuol raccontare “l’incapacità della natura umana di scappare dal male”.

Studioso da 10 anni di Caravaggio, Paolo Benvenuti ha deciso di mettere a frutto questo minuzioso lavoro per realizzare un titolo a cavallo tra lo storico e il documentario, Il segreto di Caravaggio. Tutto nasce dalla scoperta della vera tecnica pittorica del grande artista che non utilizzava studi preparatori per i quadri ma la camera oscura, vera e propria metafora del cinema. L’idea del regista è di raccontare il momento in cui il pittore sta per realizzare uno dei suoi dipinti più grandi, “Il seppellimento di S. Lucia”. La fotografia del film punterà a un effetto choc nello spettatore che vedrà il gusto manierista, tipico del primo ‘600, lasciare il posto all’innovazione caravaggesca con l’enfasi sui chiaroscuri. “Speriamo di iniziare le riprese a ottobre 2015 – ha svelato Benvenuti – a Roma abbiamo riscontrato grande interesse da parte di partner internazionali di Grecia, Romania, Spagna e Francia. Puntiamo a chiedere il supporto di Media. Quanto al protagonista deve essere un pittore oltre che un attore: vedrei bene Dario Ballantini è famoso per essere l’imitatore di Striscia la notizia, ed è un fine artista”.

Si rifà a Shakespeare e all’escamotage della messa in scena che propone fatti reali, Il metodo Amleto in cui Marco Simon Puccioni racconta di Matteo, un adolescente figlio di una coppia gay che prova ad arginare la crisi dei suoi con la rappresentazione teatrale della loro storia d’amore. “Un modo per investigare le famiglie moderne e cosa significhi essere padre e figlio quando non ci sono legami di sangue” – ha spiegato Puccioni. Il fanatismo religioso delle nuove sette è l’argomento su cui il duo artistico Zapruder concentra il suo primo lungometraggio, Sosia. Affascinati dal documentario di Peter Adair, Holy Ghost People gli artisti hanno inventato la storia di un predicatore-life coach destinato a cambiare le vite di tre abitanti di un paesino di montagna. L’uomo sta promuovendo un nuovo libro e cercando nuovi adepti. Durante un rituale con dei serpenti velenosi, viene morso e in preda al delirio metterà i tre di fronte a delle scelte che potrebbero cambiare irrimediabilmente le loro vite. 

Valentina Neri
31 Ottobre 2014

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