L’amore ai tempi del conflitto

'Une promesse', Fuori Concorso e distribuito da Officine UBU a inizio 2014, è tratto da “Viaggio nel passato”, romanzo cupo e senza speranza dello scrittore austriaco Stefan Zweig


VENEZIA. Una storia di sentimenti ed emozioni trattenute non poteva non coinvolgere un regista come Patrice Leconte, dallo sguardo spesso poetico e delicato sulle relazioni umane. Il suo Une promesse, Fuori Concorso e distribuito da Officine UBU a inizio 2014, è tratto da “Viaggio nel passato”, romanzo cupo e senza speranza dello scrittore austriaco Stefan Zweig, ambientato nella Germania durante e dopo la Prima Guerra Mondiale.

La promessa è quella che Charlotte, una giovane donna bella e riservata (Rebecca Hall), moglie di un anziano industriale (Alan Rickman) gravemente ammalato e madre di un bambino, fa al valente segretario personale dell’industriale, Friedrich un giovane (Richard Madden) di umili origini che si è fatto strada per doti e qualità. All’uomo, prossimo alla partenza per il Messico dove l’attende un soggiorno di due anni, la donna promette che al suo ritorno il loro amore potrà esprimersi. Ora questa relazione è impossibile in presenza del marito malato. Ma lo scoppio della guerra separa per otto anni i due amanti che inutilmente tentano di comunicare via lettera. La loro passione inespressa, fatta solo di parole, sguardi e silenzi, sopravviverà alla lunga separazione, al trascorrere del tempo?

Leconte è stato fedele a questo tema centrale del libro di Zweig e l’unico ‘tradimento’ che si è concesso riguarda il finale pessimista. “Quello del film non è un happy end, ma un raggio di sole, un pezzo di azzurro in un cielo plumbeo”. Del resto Zweig non è lo scrittore preferito dal regista e a proporgli il libro è stato l’amico e co-sceneggiatore Jerome Tonnerre.  “C’è qualcosa di folle nel dichiarare il proprio amore con la promessa di viverlo solo successivamente e il film che realizzato è trattenuto, ma mai freddo”, afferma Leconte.

Une promesse, una co-produzione franco-belga, è stato girato in Belgio, in lingua inglese. All’inizio il cineasta pensava di girarlo in tedesco, ma è una lingua che non conosce; ha scartato poi l’ipotesi francese non ritenendola praticabile e ha optato infine per una lingua universale come l’inglese.
“Per la prima volta ho girato non in francese. Ho voluto assolutamente attori inglesi per conservare la sensibilità europea. Lavorare con loro è stato appagante per la precisione della loro recitazione. Abbiamo lavorato sugli sguardi, sui non detti , tutto è stato molto intuitivo e ci siamo comportati come funamboli”.

Rebecca Hall, che il regista aveva visto solo nel film di Woody Allen Vicky Cristina Barcelona, si è misurata con “un personaggio guidato da emozioni assolute e molto forti, ma incapace di esprimerle e la sfida è stata mostrarle con primi piani”. Analoga la contesa affrontata da Richard Madden, diventato famoso grazie alla serie Trono di spade, che ha trovato affascinante mettere in scena questi sentimenti trattenuti e repressi.
E ai due attori che parlano della fiducia mostrata nei suoi confronti, l’autore ricorda che quel che conta sul set è creare un’intimità, una prossimità con gli interpreti. Inoltre quando cerca una location per le riprese,si pone subito una domanda che è tipica dei pittori, ‘da dove viene la luce?’, e la risposta è fondamentale per definire la scenografia del set .

A chi gli chiede perché la tragedia del conflitto mondiale fa la sua comparsa solo in una sequenza, Il regista spiega di aver scelto che il conflitto non prenda il sopravvento sui sentimenti dei due innamorati: “I sentimenti che uniscono questi due personaggi si evolvono in una bolla emotiva che sembra anestetizzarli contro gli eventi esterni”.

In chiusura nessun cenno al nuovo progetto d’animazione Music!, che comunque non è stato per ora abbandonato: “E’ la prima volta dopo 40 anni che non so cosa farò nei prossimi mesi”.

Stefano Stefanutto Rosa
04 Settembre 2013

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