Ermanno Olmi rilegge il cardinal Martini per il Luce

ra i titoli presentati: Qualcosa di noi di Wilma Labate, Triangle di Costanza Quatriglio, Italian gangster di Renato De Maria, Giulio Andreotti – Il cinema visto da vicino di Tatti Sanguineti


Presentato al Torino Film Festival il listino Istituto Luce – Cinecittà relativo al primo gruppo di documentari che saranno distribuiti nel corso del prossimo anno. Man mano che, nel corso del 2014 il film documentario ha iniziato a strutturare stabilmente una propria presenza nel sistema audiovisivo italiano assumendo una funzione anche economica e di conseguenza uscendo dal pur dorato ghetto dei festival e degli addetti ai lavori, il Luce ha svolto una parte significativa nel processo, realizzando e diffondendo prodotti che spesso escono dai tradizionali riferimenti storici e d’archivio, con una risposta di pubblico sorprendente. Tuttavia il sistema delle sale cinematografiche non ha ancora “imparato” a valorizzare al massimo il prodotto e l’attenzione televisiva ai film documentari rimane ancora troppo scarsa e marginale, nonostante i riconoscimenti anche importanti nei festival italiani e internazionali.  

Molto dunque resta ancora da fare. Per il Luce l’appuntamento torinese, diventato ormai una felice abitudine, è l’occasione di presentare la propria proposta e riflettere, insieme agli operatori, su come realizzare alleanze e sostenere ulteriormente un prodotto che negli altri mercati europei ha conquistato da tempo una dignità e un’autonomia cui occorre aspirare. “Siamo qui a Torino – spiega il direttore dell’Archivio Enrico Bufalini – perché questo festival rappresenta il luogo ideale per parlare dei documentari di Luce Cinecittà, per la sua sensibilità a questo tipo di produzione, non a caso ne ospita tre nel suo programma”. Mentre Roberto Cicutto, ad e presidente del Luce, afferma: “Il nuovo listino conferma la nostra attenzione al cinema del reale, a cui l’anniversario per i 90 anni del Luce ha dato un ulteriore impulso. Il documentario resta al centro della nostra mission e siamo alla ricerca di forme innovative di distribuzione e circuitazione”. D’altra parte tutti i titoli della società di Via Tuscolana condividono due caratteristiche, come sottolinea ancora Bufalini: l’uso dei materiali dell’archivio e il forte carattere cinematografico che coinvolge sia registi giovani che autori affermatissimi come Ermanno Olmi nella rielaborazione di quei materiali. Il pubblico comincia ad apprezzare il nostro impegno”.

Tre i titoli presentati proprio qui a Torino: Qualcosa di noi di Wilma Labate, su un incontro singolare tra un gruppo di giovani aspiranti scrittori e una signora che fa la prostituta da undici anni. Un racconto spiazzante e delicato su lavoro, sesso, sentimenti; Triangle di Costanza Quatriglio, asse tra la New York del 1911 e la Barletta del 2011 con due cronache di lavoro nero e morti sul lavoro; e ancora La scuola d’estate di Jacopo Quadri in cui Luca Ronconi, insieme a un gruppo di giovani attori e attrici, ci avvicina all’arte da maestro di giocare come un bambino.

E ancora: L’uomo e gli uomini di Ermanno Olmi: un grande regista racconta un protagonista del Novecento, Carlo Maria Martini. Tra interviste e filmati d’archivio, il suo percorso pubblico e personale. L’ideale di giustizia e il comandamento fondamentale del diritto alla dignità di tutti gli uomini.     Italian gangster di Renato De Maria: cinquant’anni di storie violente consacrate dalla cronaca e dal cinema. Volti, testimonianze, filmati d’epoca, in un affresco corale e un tumultuoso racconto delle trasformazioni sociali che hanno attraversato il nostro Paese. Sicilia, ‘43 di Folco Quilici: lo sbarco americano in quella calda estate cambiò il corso della storia italiana. In un giorno i nemici diventarono alleati. E viceversa.  

Giulio Andreotti – Il cinema visto da vicino di Tatti Sanguineti raccoglie fatti e documenti di storia del cinema italiano raccontati dal più noto dei suoi registi non accreditati. Nessuno mi troverà di Egidio Eronico approfondisce il caso di Ettore Majorana, uno dei più grandi ricercatori di fisica del mondo, che scompare nel 1938 durante un viaggio in nave. Notari, la voce di un italiano di Enrico Menduni racconta di una delle voci radiofoniche più popolari del nostro paese. Il Paese perduto di Ernesto Galli della Loggia: un grande intellettuale e il suo giovane allievo seguono le tracce di Carlo Levi. Parlano dell’Italia in cui non riescono entrambi a riconoscersi più. Giulio Cesare – Compagni di scuola di Antonello Sarno, visto al Festival di Roma, narra ottant’anni di storia italiana racchiusi tra le pareti di un liceo. Conflitti di classe, scontri politici, memorie d’epoca, evocati dai ricordi di ex-studenti d’eccezione, canzoni, pagelle…  

La passione e l’utopia di Mario Canale e Paolo e Vittorio Taviani, 60 anni dove cinema e vita si sono sempre intrecciati. Un viaggio non metaforico ma reale attraverso luoghi, immagini e passioni che hanno contraddistinto la loro opera. L’orologio di Monaco di Mauro Caputo – sempre presente al Festival di Roma – è ispirato a un libro di Giorgio Pressburger: un uomo indaga sul proprio albero genealogico e si scopre imparentato a Karl Marx, il poeta Heine, il compositore Mendelssohn, il regista di Scarpette rosse… Chiudono la lista Che cos’è un Manrico di Antonio Morabito, su un trentenne distrofico, che muove soltanto la testa e una mano, ex giocatore della nazionale di hockey su sedia a rotelle, stonatissimo cantante. Manrico è sarcastico, incisivo, provocatorio, sessuato, arrabbiato, ironico, sorridente, ridanciano.

redazione
26 Novembre 2014

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