Togliatti (Grad), quando la Fiat sbarcò in Urss

Un documentario di Federico Schiavi e Gian Piero Palombini racconta la costruzione della gigantesca città fabbrica che mise insieme il colosso dell'automobile e il governo sovietico


TORINO – Un’epoca definitivamente archiviata, quella dell’Urss, e una Fiat che non c’è più, saldamente ancorata a Torino ma in espansione nel mondo, sono al centro del documentario di Federico Schiavi e Gian Piero Palombini, Togliatti (Grad), in programma al Torino Film Festival nella sezione Festa Mobile. “Mi sembrava importante riflettere su un’azienda così importante che oggi sembra aver concluso un ciclo – osserva Federico Schiavi – mantenendo comunque un’insolita e profonda capacità di trasformazione. Fin dai tempi dell’università ho pensato che la storia di Togliattigrad fosse una parabola della grandezza italiana e della storia politica industriale del secolo scorso e appena ho potuto ho cercato di farne un film. Siamo stati, io e Palombini, oltre due mesi in Russia e diverse settimane a Torino per raccogliere materiali e interviste. Abbiamo fatto oltre 250 ore di colloqui, poi tagliati al montaggio”. Tra le testimonianze raccolte quelle di interpreti russe e mogli di ingegneri emigrati, come Franco Bacchini, supervisore degli impianti elettrici, e Nina Savoretti, moglie di Piero Savoretti, imprenditore, capitano d’industria ed ex compagno di liceo di Giovanni Agnelli nonché protagonista dell’operazione Autovaz.

Il documentario si apre con un estratto del programma tv ‘Rassegna Sindacale’ in cui l’avvocato Agnelli risponde alle accuse, da parte missina, di un accordo segreto tra la Fiat e il Pci, che avrebbe ricevuto dei fondi per la fondazione della Autovaz, la grande fabbrica automobilistica con tecnologie e konow how italiani che doveva portare la Fiat 124 in Urss. Si era alla fine degli anni ‘60 e la costruzione della gigantesca città-fabbrica realizzata nel cuore della steppa russa in appena trentasei mesi e intitolata proprio al leader comunista italiano, che era morto nel ’64, avvicinava in un’ardita operazione economica congiunta il colosso capitalista e il governo sovietico. Con non pochi paradossi. Ad esempio, i tecnici e gli operai italiani non immaginavano che lo sciopero, tanto praticato nell’autunno caldo del ’69 nel nostro paese, fosse invece anticostituzionale per i sovietici e addirittura impensabile. Mentre le giovani donne che si innamoravano degli stranieri e volevano seguirli in Italia venivano sottoposte a interrogatori e umiliazioni come traditrici del popolo. 

Il film, con l’uso di materiali d’archivio delle Teche RAI e dell’Archivio Nazionale Cinema Impresa – CSC, ripercorre tutti gli aspetti della vita di Togliatti Grad, compresi appunto i molti matrimoni misti. Tutta la vicenda è percorsa da un senso palpabile di nostalgia, sulle note di Vincenzina e la fabbrica di Jannacci, per la fine di due visioni del mondo distanti ma per molti aspetti simili, in cui l’orgoglio operaio si coniugava a un’idea eroica dell’impresa. “Le due ideologie dominanti del XX secolo – spiegano ancora gli autori – sono rappresentate da una multinazionale dell’automobile, simbolo del capitalismo industriale, e dall’impero comunista sovietico nei suoi massimi vertici politici”. Oggi, come spiega uno dei testimoni di quella stagione, è possibile costruire una radiolina perfetta in Cina senza nessun apporto umano o competenza, solo con l’impiego della tecnologia. 

La nascita della Autovaz, nel clima della Guerra fredda, segna invece un momento storico cruciale e rappresenta una sfida comune: costruire dal nulla, nel paesaggio gelido e lunare della steppa russa, una fabbrica da 600mila automobili l’anno, prenotate in un batter d’occhio dai cittadini sovietici ansiosi di dotarsi di un’utilitaria, e una città per 400mila persone. All’ombra del gigantesco stabilimento sulle rive del Volga, sotto i messaggi della propaganda e i controlli del Kgb, una comunità internazionale dall’età media di 26 anni composta prevalentemente da italiani e russi riesce così incredibilmente a dare vita a un “territorio indipendente” all’interno dell’Unione Sovietica.

Prodotto da Nacne con Rai Cinema, il film è stato pensato in due versioni, una più lunga e una più corta per la programmazione in tv e in sala. 

Cristiana Paternò
27 Novembre 2014

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