Claudio Abbado e i ragazzi del “barrio” di Caracas


La musica come strumento per la rinascita sociale, come opportunità di affrancamento da situazioni disagiate, di povertà e di violenza. In nome di questo principio è nato, trent’anni fa, il progetto di José Antonio Abreu, musicista ed ex ministro della cultura venezuelano che ha voluto portare nel suo paese una scintilla di speranza con il Sistema Orchestrale Giovanile e Infantile Venezuelano. Un’organizzazione che ha fatto incontrare i più grandi musicisti e direttori d’orchestra del mondo con più di 240mila giovani provenienti da tutto il paese. Il documentario L’altra voce della musica – In viaggio con Claudio Abbado tra Caracas e L’Avana, di Helmut Failoni e Francesco Merini, è uno sguardo su questo progetto culturale che da alcuni anni vede impegnato in prima fila il maestro Claudio Abbado, che passa i suoi inverni “al caldo” ad insegnare musica ai giovani latinoamericani.

Il film – presentato agli Stati Generali del Documentario di Bologna sabato 23 settembre – è in uscita in questi giorni in un cofanetto che contiene il Dvd e un libro. A raccontarne la genesi è il regista Francesco Merini, che con Failoni ha passato diverse settimane tra Caracas e Cuba per testimoniare la sfida culturale che ha portato alcuni giovani dalle baraccopoli alle grandi orchestre europee – come Edicson Ruiz, formato nell’Orchestra Giovanile e diventato il primo contrabbasso della Berliner Philharmoniker – e che fa esprimere musicalmente disabili e sordomuti con il “Coro delle Mani Bianche”, tante mani guantate che si muovono al ritmo delle sette note. “Helmut che è giornalista e musicologo – spiega Merini – ha incontrato per lavoro Claudio Abbado, che circa due anni fa ha fondato a Bologna l’Orchestra Mozart e da tempo è impegnato in progetti che coinvolgono giovani musicisti. Il maestro gli ha chiesto di seguirlo nel progetto dell’Orchestra Giovanile in Venezuela, e dopo solo una settimana ci siamo ritrovati catapultati in una realtà estremamente affascinante”.

Se si arriva a Caracas di notte sembra di entrare in una città da sogno, con mille luci che si affacciano dalle colline. Ma di giorno la luce offre uno spettacolo impietoso: baracche accavallate una sull’altra in mezzo alla sporcizia. A descrivere questo scenario, l’unico universo conosciuto da tanti ragazzi, è nel film Alessio Allegrini, il primo corno di Santa Cecilia, che ha accompagnato i due registi nel viaggio fino a diventare quasi il terzo autore del film. Si è gettato a capofitto nel progetto dell’Orchestra latinoamericana e per i ragazzi è diventato un amico più che un maestro, con il suo modo di comunicare a metà tra il romano e lo spagnolo.

“La cosa più interessante – continua Merini – è sicuramente il contrasto tra due mondi: quello delle strade di Caracas, una città pericolosissima dove camminando per strada si rischia di essere accoltellati, e quello interno al teatro, dove i ragazzi fanno le prove, e suonando hanno accesso a un’altra dimensione. L’Orchestra Venezuelana costituisce un vero e proprio ponte, che permette ai giovani dei barrios di trovare una forma espressiva al di fuori della strada”.

Dopo aver realizzato Cavedagne, che nel 2005 è stato presentato al Festival di Annecy, e dopo l’esperienza musicale di L’altra voce della musica, Francesco Merini è ora impegnato in un ambizioso progetto sul mondo del fumetto: la realizzazione di un documentario in animazione senza interviste, dove gli stessi personaggi dei fumetti si raccontano attraverso i disegni.

Michela Greco
21 Settembre 2006

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