Il cinema si scopre ecologista

Alla XII edizione delle Giornate Europee del Cinema e dell’Audiovisivo, ospitate a Cagliari dalla Sardegna FC, illustrati i comportamenti che fanno abbattere le emissioni di CO2


CAGLIARI – Ecosostenibilità e pratiche green vanno molto di moda anche al cinema. Sono tanti i soggetti che stanno lavorando a pratiche virtuose e meno impattanti per l’ambiente negli ultimi 3 anni che ora vedono il loro operato inquadrarsi in una rete sempre più ramificata di realtà internazionali mosse da uno scopo comune: abbattere le emissioni di anidride carbonica grazie all’adozione di comportamenti responsabili. Se n’è parlato alla XII edizione delle Giornate Europee del Cinema e dell’Audiovisivo, ospitata quest’anno a Cagliari, dal 26 febbraio al 1° marzo, dalla Sardegna Film Commission e realizzate in collaborazione con MiBACT e Associazione F.E.R.T. – Filming with a European Regard in Turin. L’evento è green fin dall’ideazione, poiché parte integrante del progetto HEROES 20.20.20 che, sviluppato dalla Fondazione Sardegna Film Commission insieme al Servizio Energia dell’Assessorato all’Industria della Regione Sardegna e Sardegna Ricerche, mira a informare i cittadini sulle azioni di risparmio ed efficientamento energetico attive e disponibili in Sardegna attraverso l’investimento su nuove forme di comunicazione con originali prodotti audiovisivi destinati al grande pubblico. Inoltre, alla fine delle Giornate, le eco idee esposte ed analizzate diventeranno per la prima volta materiale didattico per i produttori internazionali che arriveranno sull’isola in aprile per il prossimo workshop Maia.

Se un’industria come quella hollywoodiana ha deciso di adottare pratiche green per produrre blockbuster, vuol dire che non ci guadagna solo l’ambiente, ma anche il comparto: far bene al pianeta spesso significa anche risparmiare. Un concetto difficile da credere per diversi produttori. Ma in Europa si cominciano a raggiungere importanti risultati. Il primo passo è informare, come prova a fare Green Film Shooting, il magazine per la sostenibilità nel mondo dell’audiovisivo fondato e diretto ad Amburgo da Brigit Heidsiek che scopre, intervista e racconta talent e membri del cast tecnico impegnati a dare il proprio contributo a favore dell’ambiente.

Come Emellie O’Brien che ha lavorato alla realizzazione di The Amazing Spider-Man 2 nel ruolo di Eco Supervisor, un esperto che letta la sceneggiatura di un film, affianca il produttore per chiarirgli quali comportamenti della troupe cambiare e in che modo. Riusando o ricilando materiali di scenografia, adottando sul set l’uso della raccolta differenziata e utilizzando piatti e bicchieri compostabili, la Eco Supervisor ha dimezzato la produzione di tonnellate di spazzatura dal set di The Amazing Spider-Man 2: 72 tonnellate di scarti di cibo e stoviglie compostabili sono stati differenziati e non gettati nei rifiuti indifferenziati, evitando di mandare in discarica 755 tonnellate di materiale, pari a 3 volte e mezzo la Statua della Libertà. Mentre altre 49 tonnellate di decorazioni da set e materiali da costruzione sono stati venduti o donati alla fine delle riprese.

Crede molto nel lavoro di coaching anche Siebe Dunom del fondo audiovisivo delle Fiandre che recentemente ha presentato alla Berlinale i dati della sua attività come consulente di sostenibilità del programma E-Mission, un fondo regionale che premia l’ecosostenibilità. Con un budget di circa 70mila euro per 2 anni ha progettato e portato avanti tenacemente un lavoro grazie al quale sono stati girati con pratiche ecologiche 22 film e 6 serie tv. Nel decalogo di Dunom per abbattere le emissioni di CO2: ridurre i trasporti scegliendo hotel vicini al set, utilizzare auto elettriche, biciclette e carpooling. In Francia credono talmente nelle opportunità economiche dietro l’ecosostenibilità che film fund, broadcaster, e agenzie ambientaliste hanno costituito un network, Ecoprod, che vede le pratiche green come volano per il settore audiovisivo. Un obiettivo ambizioso cui si potrebbe davvero arrivare da quando il CNC ha deciso di appoggiare la rete stanziando 6 milioni di euro per progetti con sostenibilità ecologica. Anche le televisioni si stanno attrezzando e hanno cominciato a sostituire le tradizionali lampadine con cui illuminano gli studi di registrazione con i LED: studi e provider di servizi tecnici che si avvalgano di criteri ecosostenibili possono ricevere un supporto finanziario tra il 40% e il 60% dei costi sostenuti per realizzare lavori ecofriendly.

L’Italia non sta ferma a guardare ma prova a cimentarsi sul tema grazie alla sensibilità di alcune film commission. E’ il caso della Toscana Film Commission che ha recentemente lavorato con la Fondazione Edison per sviluppare check list e case history da fruire gratuitamente per tutti. Dal 2010 Edison lavora sul cinema adottando la stessa ottica sposata per altri comparti: fare efficientamento all’interno di un’industria, perché la sostenibilità non è un vezzo ma un’opportunità. La Fondazione ha seguito i set de Il capitale umano, Torneranno i prati e Il povero, il ricco e il maggiordomo facendo risparmiare a queste produzioni tra i 70 e gli 80mila euro, spesso attraverso piccoli interventi pratici quali l’eliminazione dei gruppi elettrogeni, l’adozione dei boccioni da 18 litri di acqua preferiti alle bottiglie di plastica, che poi vanno smaltite, e l’allestimento di cucine da campo al posto del catering che permette al regista di gestire i tempi di pausa sul set in maniera più libera, perché non dettati dall’arrivo dei camion con il cibo, e riduce i costi di piatti sigillati.

Sul fronte festival il cammino invece è ben tracciato da anni: il Cinemambiente di Torino è il primo in Italia a essersi fregiato della definizione festival a emissioni 0 e fa parte del Green Film Network, 29 manifestazioni in tutto il mondo che sostengono promozione e nascita di festival cinematografici a tematiche ecologiche. Nato nel 1998, dura 6 giorni ed è organizzato dal Museo Nazionale del Cinema di Torino. Con un programma di un centinaio di film tra lungometraggi e corti internazionali, mostre, talk e mercatino equo e solidale, supporta la distribuzione delle opere che mette in cartellone, per una maggiore circuitazione delle stesse e lancia progetti partecipativi come quello contro lo spreco alimentare che ha visto il festival impegnato nella organizzazione di un grande pranzo fatto con gli avanzi per 5.000 persone, oltre ad aver dato vita ad una campagna didattica sul tema, grazie al film Just eat it! documentario canadese che dimostra come sia possibile sopravvivere per sei mesi spendendo solo 200 dollari e mangiando avanzi e prodotti scartati: un messaggio anti spreco che Cinemambiente ha portato in 3000 istituti italiani.

Valentina Neri
02 Marzo 2015

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