Audiard conquista la Palma… e ringrazia Michael Haneke

Cannes incorona il cinema francese con tre riconoscimenti. Commossi gli attori Vincent Lindon ed Emmanuelle Bercot


CANNES – Era pronto da impalmare già dalla vigilia di questo 68° Festival di Cannes Jacques Audiard, il cui nuovo film Dheepan era dato tra i favoriti sulla carta. Dodici giorni dopo, sul palco del Grand Théatre Lumière, ci arriva in effetti lui – che ebbe il Gran Premio Speciale della Giuria nel 2009 per Il profeta – per ringraziare di questa Palma d’Oro la giuria guidata dai fratelli Coen, nonché il suo collega Michael Haneke “per non aver girato film quest’anno”. Con Il nastro bianco prima e Amour (2012) poi, il cineasta austriaco ha vinto la Palma proprio nelle due precedenti occasioni in cui Audiard ha partecipato al concorso.

Il premio a Dheepan celebra il cinema francese tra qualche polemica – su twitter qualcuno ironizza, “ma sono i César o è il festival di Cannes?” – in un’edizione in cui i tanti titoli transalpini messi in concorso hanno fatto spesso storcere il naso alla critica per poi conquistare, alla fine, ben tre riconoscimenti sui sette disponibili, a tutto svantaggio del cinema italiano, che con Moretti, Garrone e Sorrentino aveva fatto una gran bella figura sulla Croisette ma è costretto a tornare a casa a bocca asciutta.

Oltre alla Palma di Audiard – che con Dheepan racconta l’odissea di un ex tigre Tamil (combattente separatista dello Sri Lanka) che cerca di costruirsi una nuova vita nella banlieue francese con una famiglia fittizia – la Francia si è aggiudicata il premio per la miglior interpretazione maschile, andato a Vincent Lindon per La loi du marché e quello per la miglior interpretazione femminile, ottenuto ex-aequo da Emmanuelle Bercot per Mon roi di Maïwenn e Rooney Mara per Carol. Accolto da un applauso lunghissimo e molto caloroso, Lindon si è lasciato scappare qualche lacrimuccia nel ricordare che è “La prima volta che ricevo un premio in vita mia”. Poi ha citato Faulkner, che “diceva di fare sogni immensi per non perderli di vista mentre li si inseguono” e sottolineato l’atto politico compiuto dal Festival nel mettere in concorso il dramma di Stéphane Brizé sul mondo del lavoro e il film di apertura di Emmanuelle Bercot La Tête Haute, “due film che parlano dei nostri contemporanei”. Infine l’attore ha dedicato il riconoscimento “a tutti quelli che non sono considerati all’altezza di cio che meritano”. Altrettanto commossa Emmanuelle Bercot, che tra le lacrime ha dichiarato: “E’ un premio troppo grande per me sola, ed è un onore dividerlo con un’altra attrice, anche se in questo momento non è qui”. A ritirare il premio per Rooney Mara, impegnata a New York, è stato infatti il suo regista Todd Haynes. L’attrice e regista francese ha poi ringraziato il suo co-protagonista Vincent Cassel e la sua regista Maïwenn: “Amo la sua audacia e il suo anticonformismo – dice – poteva avere le attrici più grandi e ha scelto una sconosciuta di 46 anni”.

Il Gran Premio (una sorta di Palma d’Argento) è andato all’ungherese Laszlo Nemes per il durissimo Son of Saul – Saul fia, un’opera prima tutta ambientata in un campo di concentramento che uscirà in sala con Teodora: “Sono grato a chi mi ha permesso di fare questo film che parla di cose molto gravi – ha detto il regista – E sono contento di averlo potuto fare in pellicola, la mia generazione ha ancora voglia di vivere l’anima e la magia della pellicola”. All’Oriente va invece la Palma per la Miglior Regia, conquistata da Hou Hsiao Hsien con The Assassin, primo film di arti marziali del regista taiwanese, mentre è il Messico ad aggiudicarsi il riconoscimento per la miglior sceneggiatura, andato a Michel Franco per Chronic, “un film nato a Cannes, quando fui premiato da Tim Roth, che qui è il mio protagonista”, sottolinea il regista. Per questa Palma molti davano per certo il greco Yorgos Lanthimos, che invece ha ottenuto il Premio della Giuria per The Lobster, dramma grottesco e originalissimo in cui Colin Farrell è un single costretto alla deportazione in un hotel dove trovare una compagnia entro 45 giorni, pena la trasformazione in un animale di sua scelta (l’aragosta, appunto).

In una cerimonia che ha lasciato abbondante spazio ai momenti di intrattenimento – la bella performance iniziale di danza a tema cinematografico; John C. Reilly che ha intonato “Just a Gigolò” con l’orchestrina e un omaggio musicale ai fratelli Coen e al loro Inside Llewin Davis – è stato un bel momento quello della Palma d’onore alla carriera per Agnès Varda (Cléo dalle 5 alle 7), prima donna a ricevere questo riconoscimento (dopo Woody Allen, Clint Eastwood e Bernardo Bertolucci) che infatti ha ricordato commossa: “Sono donna, sono francese e i miei film non hanno fatto soldi né li hanno fatti guadagnare, eppure sono qui”. La Camèra d’Or per il miglior esordio nelle varie sezioni è andata, infine, a La tierra y la sombra del colombiano César Augusto Acevedo, presentato alla Semaine de la Critique.

Michela Greco
24 Maggio 2015

Cannes 2015

Cannes 2015

Le Figaro riflette sulla delusione italiana a Cannes

Il quotidiano francese dedica un articolo al disappunto degli italiani per il mancato premio al festival: "Forse è mancata una lobby organizzata"

Cannes 2015

Italian Pavilion, dove il nostro cinema parlava (anche) straniero

"Dà l'idea di un Paese che funziona". "L'ulteriore dimostrazione che l'unione delle forze può veramente andare incontro alle esigenze di ogni categoria del cinema italiano".Sono solo alcuni dei commenti sul nuovo spazio del cinema italiano a Cannes, per la prima volta allestito nell'Hotel Majestic, con una terrazza che affacciava sulla Montée des Marches, due sale per le attività professionali e l'ormai famoso ingresso con il tunnel caleidoscopico. E' stato visitato da circa 3mila persone, di cui oltre il 50% stranieri. Sul finale, presente anche il ministro Franceschini."Tutto ciò è stato realizzato con una spesa leggermente superiore a quella che sostenevamo gli anni scorsi per avere il solo spazio sulla spiaggia nel Village International", spiega Giancarlo Di Gregorio

Cannes 2015

L’era Pierre Lescure al Festival di Cannes

Roberto Cicutto, amministratore delegato di Istituto Luce Cinecittà, commenta il contestato palmarès di questa edizione del festival. "Sulle decisioni delle giurie è inutile soffermarci. Si può condividerle o meno ma pretendere di sapere come dovrebbero comportarsi e' da ingenui. Dobbiamo essere soddisfatti che nell’edizione appena finita il cinema italiano e in generale l’industria audiovisiva si è presentata più compatta, con nuovi strumenti per la promozione e l’attrazione di investimenti e soprattutto con un’offerta di film pieni di talento e molto diversi tra loro. Vorrei però segnalare alcuni cambiamenti significativi nel DNA del Festival più importante del mondo"

Cannes 2015

I film italiani mai presi in considerazione per i premi

Rossy De Palma si lascia andare a qualche confidenza sul lavoro dei giurati: "Abbiamo pianto tutti con il film di Moretti, ma volevamo premiare la novità di linguaggio"


Ultimi aggiornamenti