Anime nere fa il pieno di David (nel segno di Tarantino)

Il regista americano è stato il nume tutelare della serata del premio, dominato a sorpresa dal film di Munzi, che ha vinto 9 statuette. Premi importanti anche per Il giovane favoloso e Mia madre


Quentin Tarantino, con il suo amore, da sempre dichiarato per il cinema italiano, e specialmente per il cinema di genere, è stato il nume tutelare di questa 59esima edizione del David di Donatello che ha incoronato, un po’ a sorpresa, Anime nere di Francesco Munzi vincitore di nove statuette (miglior film, regista, canzone originale, produttore, fonico di presa diretta, fotografia, montatore, sceneggiatura, musicista). Il piccolo mafia movie girato nella Locride, che aveva iniziato la sua corsa a Venezia (ma restando a bocca asciutta), ha superato concorrenti più blasonati come Il giovane favoloso di Mario Martone che oltre al premio allo straordinario Elio Germano, protagonista nei panni di Giacomo Leopardi, poeta storpio e pieno di rabbia, attualizzato nella narrazione del cinesta napoletano, ha conseguito tre premi tecnici: miglior truccatore, acconciatore, scenografo e costumista; come pure Mia madre di Nanni Moretti che ha riportato due riconoscimenti alle interpreti femminili, l’applauditissima Giulia Lazzarini come non protagonista e Margherita Buy nel ruolo di un alter ego del regista romano. 

Sul palco del Teatro Olimpico, a cerimonia dei David appena finita Munzi è incredulo e felice. ”Sono contento per il numero di premi perché è stato un vero lavoro collettivo”. E ricorda quanto sia stato difficile riuscire a partire con il progetto. ”Mi stavo scoraggiando, ma poi ho incontrato Gianni Amelio, un regista che con il suo cinema sociale è stato sempre un punto di riferimento: sono cresciuto con i suoi film, e lui mi ha dato un consiglio utilissimo. Mi ha detto che dovevo essere come una pallina da ping pong che rimbalza contro il muro, tornare a insistere e insistere fino a riuscire a fare il mio film. Ho seguito il suo consiglio e aveva ragione”. A sorprenderlo è stato soprattutto il David come miglior film: ”Tant’è che dopo quello come miglior regista mi ero rilassato, la battaglia era durissima in quella cinquina”. Munzi, nei ringraziamenti non ha dimenticato la Calabria, ambientazione e motore della storia: ”Oggi un quotidiano locale ha titolato ‘La Calabria vuole il podio… siamo lieti di averli accontentati”, dice sorridendo. “Continuare a parlare dell’influenza delle organizzazioni criminali sulla vita della gente, come ho fatto in Anime nere, è importante, e soprattutto se lo si fa in modo corretto. Io ho scelto le storie delle persone, perché così si sbaglia meno”. Il regista romano è molto contento anche del successo che sta riscuotendo all’estero: ”Il film è già stato venduto in 25 Paesi e sta uscendo anche in posti che non ti aspetti, come gli Stati Uniti. Ora mi godo un po’ questo successo ma non bisogna fare troppo le cicale, inizierò presto a pensare al prossimo progetto”.

Margherita Buy è al suo settimo David (il quinto come miglior attrice protagonista): ”Così sembra… – dice a chi glielo ricorda – ma per me è come fosse il primo. I premi sono sempre una bella iniezione di energia”. Gli altri David, l’attrice li ha vinti per La stazione, Fuori dal mondo, Caterina va in città, Manuale d’amore, Giorni e nuvole, Viaggio sola. ”Questo lo dedico a Nanni, che ha avuto in me tanta fiducia da affidarmi una storia così personale. Mi rende particolarmente felice che sia stata premiata per il film anche Giulia Lazzarini”. Ricorda il primo David vinto? ”Certo, era per La stazione nel 1991… allora non capivo niente, ero emozionatissima e Paolo Villaggio, che era seduto vicino a me, mi prendeva in giro”.

Outsider di classe è stata la commedia Noi e la Giulia di Edoardo De Leo con il meritatissimo premio al miglior attore non protagonista andato a Carlo Buccirosso, camorrista di mezza tacca e voltagabbana, e il David Giovani votato da 6000 ragazzi.

Cuore della serata, condotta da Tullio Solenghi nell’inusuale location del Teatro Olimpico, è stata di certo l’apparizione di Quentin Tarantino chiamato a ritirare i due premi vinti per Pulp Fiction (miglior film straniero 1995) e per Django Unchained (miglior film straniero 2013). ”Una combinazione malsana di violenza terribile, sangue e comicità. Ci vuole questo per essere davvero un film alla Tarantino. Io unisco queste due cose”. Abito nero d’ordinanza e nuova fidanzata al seguito (già tramontata la love story con Uma Thurman), il regista ha più volte fatto il segno di vittoria verso il pubblico mimando il balletto di John Travolta in Pulp Fiction. Il cineasta, dando sfoggio di cinefilia come al solito, ha citato Fernando De Leo “uno dei miei registi preferiti, specializzato in mafia movie, potrei seguirne le orme”. Ha poi aggiunto che essere premiato dal cinema italiano ha per lui un significato particolare, “italiani erano i primi film visti al cinema, gli spaghetti western, il primo in assoluto è stato Il buono, il brutto, il cattivo di Sergio Leone… E Mario Bava con I tre volti della paura è stato l’ispirazione di Pulp Fiction anche se in pochi se ne sono accorti”. Poi Solenghi l’ha stuzzicato a giocare al casting con le foto di alcuni personaggi della tv nostrana a lui certamente ignoti. E Quentin non si è sottratto: “Bruno Vespa potrebbe essere un mafioso, il boss dei boss, Mara Venier l’amante del padrino, Antonella Clerici un’assassina e Marzullo il contabile della mafia”. 

Non è mancato il momento di commozione: quello in cui sono apparse le dediche agli artisti scomparsi negli ultimi mesi. Virna Lisi anche candidata per la sua ultima interpretazione in Latin Lover, Manuel De Sica, Monica Scattini, Giorgio Faletti, Manrico Gammarota, Anita Ekberg, Claudio Caligari, Giacomo Furia, Francesco Rosi. E un ricordo c’è stato anche per il critico Callisto Cosulich. Giulia Lazzarini si è commossa nel ricevere il suo premio, mentre Nanni Moretti ha assistito con gli occhi lucidi al trionfo delle sue due attrici. Munzi ha ricordato uno degli sceneggiatori, Fabrizio Ruggirello scomparso durante le riprese e gli ha dedicato la sua statuetta per la miglior sceneggiatura.

Il maestro Ermanno Olmi ha mandato un videosaluto di un minuto e mezzo. “Ho un velo di malinconia per non poter essere lì con voi, ma queste tecnologie ci aiutano a ricordarci l’uno dell’altro. Però, se ci fosse qui mia nonna, chiamerebbe il prete per farci benedire”. Elio Germano con folta barba hipster ha dedicato il premio al Teatro Valle occupato, dove tra l’altro sono state girate alcune scene de Il giovane favoloso, “e a Nicola Rondolino che non c’è più”. 

Altri premi a Il ragazzo invisibile di Gabriele Salvatores (effetti speciali), a Se Dio vuole di Edoardo Falcone, miglior regista esordiente, a Belluscone, una storia siciliana di Franco Maresco, miglior documentario di lungometraggio, a Birdman di Alejandro Gonzales Inarritu miglior film straniero, a La teoria del tutto di James Marsch, miglior film dell’UE. 

Cristiana Paternò
12 Giugno 2015

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